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Bianco, Silvestro e Mandelli in Parlamento. Doppio ruolo alimenterebbe antipolitica

di Roberto Polillo

E' ora di dire basta al proliferare dei doppi e tripli incarichi delle persone arrivate al top. Una scelta di responsabilità verso il mandato elettorale per dare fiducia a una politica asfittica, troppo vicina alle corporazioni e ancora distante dai cittadini. Per questo i tre presidenti di Ordine eletti dovrebbero lasciare l'incarico

28 FEB - Il 12 febbraio il Professor D’Alimonte, il principale studioso italiano di sistemi politici e flussi elettorali registrava sul Sole 24 ore in tono “allarmato” il progressivo calo di consensi della coalizione di Centro sinistra (PD e SEL) e ne poneva in modo dubitativo la stessa affermazione come primo partito alla Camera, fino ad allora data per assolutamente certa.
 
D’Alimonte attribuiva tale caduta ad un certa fiacchezza della campagna elettorale di Bersani e in un certo senso riteneva un grande errore non avere fatto una battaglia per la riduzione di costi della politica, unica riforma possibile perché a costi zero (anzi a risparmio) e che invece avrebbe potuto mobilitare le proprie truppe e contenere l’emorragia di voti verso il Movimento 5 stelle, costantemente in ascesa.
Le previsioni si sono dimostrate assolutamente veritiere e la stragrande maggioranza degli elettori indecisi o che in precedenza avevano votato PD (senza troppa convinzione) si sono rivolti a questa forza che aveva posto al primo posto la moralizzazione della vita pubblica e che su tale parole d’ordine riempiva le piazze e diventava ogni giorno di più intergenerazionale.
Ora, il dato su cui riflettere e su cui ha cominciato a riflettere anche la parte più sensibile della CGIL (uno dei bersagli preferiti di Grillo) è che la sottovalutazione del Movimento 5 stelle e delle istanze di pulizia morale che ne è l’asset più significativo è stato un errore strategico dalle conseguenze imprevedibili non solo per l’immediato, ma anche per il prossimo futuro
 
Ho già avuto modo di citare De Martino per definire la situazione attuale, quella di un apocalisse culturale e morale senza escathon. Una condizione di grande sofferenza morale e soprattutto di prospettiva che ha interessato la stragrande maggioranza della popolazione, ma che ha lasciato indenne (finora) parte significativa del ceto politico e di quella classe imprenditoriale che fa affari (drogando le regole della concorrenza e del libero mercato) con la politica spesso in modo trasversale agli schieramenti.
Una fine del mondo da cui i partiti tradizionali non hanno saputo indicare non dico la via d’uscita (sicuramente impervia) ma nemmeno una prospettiva di miglioramento a breve termine. E questo è un altro degli elementi alla base della sfiducia dell’elettorato verso i partiti tradizionali e del successo del Movimento 5 stelle che addita (sicuramente troppo semplicisticamente ma con una dose di verità) come corresponsabili del disastro quanti nell’ultimo ventennio hanno gestito (senza moralizzare nulla) la politica del paese.
 
In questa difficile condizione la coalizione che è arrivata prima, senza vincere le elezioni, deve mostrare la propria assoluta determinazione nel rimuovere quei macigni, in primis il conflitto di interessi, che fanno della nostra una democrazia difettiva. E qui si annida un altro problema. Sono stati eletti deputati due illustri esponenti del mondo delle professioni, il Dottor Amedeo Bianco, Presidente della Fnomceo e la Dottoressa Anna Lisa Silvestro, Presidente del’IPASVI, che dalle loro dichiarazioni non sarebbero dell’idea di abbandonare le loro cariche extraparlamentari perché non giudicate incompatibili con il mandato. Ebbene proprio per dare un segnale di svolta, di cambiamento, io ritengo invece che Bersani dovrebbe chiedere loro di dimettersi dagli organi di rappresentanza professionale. La politica, se vuole essere altro da quello che spesso è stata, non può essere fatta a part time. Non può essere svolta, mi si lasci l’espressione, nei ritagli di tempo, ma richiede impegno esclusivo e assoluta indipendenza dai corpi intermedi. Qualunque essi siano dai sindacati agli ordini professionali. Non si può fare una battaglia di liberalizzazione sui taxi (giusta si badi bene) e derogare su altre incompatibilità (perché tali sono anche se non di natura economica) e di ben altro spessore, solo perché ricoperte da esponenti del proprio schieramento politico. Un gesto di novità che si fa carico delle sofferenze del paese, anche mettendo fine al proliferare dei doppi e tripli incarichi delle persone arrivate al top. Una scelta di responsabilità verso il mandato elettorale che contribuirebbe a dare fiducia a una politica asfittica, troppo vicina alle corporazioni e ancora distante dai cittadini.
PS. In questo articolo, trattando soprattutto delle ricadute del dopo voto nel centro sinistra, non ho citato il terzo presidente di ordine eletto in Parlamento, il dottor Andrea Mandelli, presidente dei farmacisti italiani ed eletto al Senato tra le fila del Pdl. Penso che, mutatis mutandis, quanto appena scritto per Bianco e Silvestro valga parimenti per Mandelli.

Roberto Polillo

28 febbraio 2013
© Riproduzione riservata


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