Farmaci antiaggreganti. Simeu: “Peggiorano la prognosi nei pazienti con trauma cranico”
È quanto emerge dal primo studio multicentrico promosso dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza e pubblicato sulla rivista scientifica “Critical Care”. Coinvolti 1.558 pazienti adulti con trauma cranico lieve, moderato o severo, in trenta centri ospedalieri italiani.
22 MAG - La terapia di prevenzione per patologie cardiovascolari condotta con la somministrazione di farmaci antiaggreganti contribuisce negativamente sulla prognosi dei pazienti con trauma cranico.
È quanto emergerebbe dai risultati del primo
studio multicentrico promosso da Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale dell’area dell’emergenza “Critical Care”.
La ricerca “Effetti della terapia con farmaci antiaggreganti sui pazienti con trauma cranico” ha coinvolto un campione di 1.558 pazienti adulti con diagnosi di pronto soccorso di trauma cranico lieve, moderato o severo, in trenta centri ospedalieri su tutto il territorio nazionale e specialisti della medicina d’emergenza-urgenza e della neurochirurgia.
“Lo studio – evidenzia la Simeu – fornisce per la prima volta evidenza scientifica di una consapevolezza diffusa in emergenza, ma mai provata fino a oggi. Assume particolare rilevanza in considerazione dell’aumentato impiego dei farmaci antiaggreganti a scopo di prevenzione del rischio cardiovascolare nella popolazione generale, e del fatto che, probabilmente come conseguenza dell’impatto sui giovani delle campagne di prevenzione contro gli incidenti stradali, l’età media delle vittime di traumi per incidente si è progressivamente alzata. Nel Nord Italia, ad esempio, il 5% della popolazione assume antiaggreganti, e il 30% di questo campione ha più di 65 anni. Dalla ricerca condotta dal gruppo di studio si evince che i soggetti traumatizzati che assumono antiaggreganti hanno più complicanze a breve termine, e un esito più sfavorevole a lungo termine”.
Referenti e coordinatori dello studio sono stati Andrea Fabbri, direttore del Dipartimento di emergenza, del Presidio Ospedaliero Morgagni-Pierantoni, dell’Azienda Usl di Forlì, e Franco Servadei, direttore della struttura complessa di Neurochirurgia-Neurotraumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
L’articolo è disponibile gratuitamente on line sul sito internet della rivista Critical Care, (http://ccforum.com/content/17/2/R53), e su PubMed, la principale banca dati biomedica accessibile anche questa gratuitamente on line.
22 maggio 2013
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