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Ricerca: Usa è leader. Crescono i Paesi emergenti. Italia in coda, ma stabile


Tra il 2002 e il 2007 gli investimenti in ricerca sono cresciuti da 790 miliardi di dollari a 1.145. Gli Stati Uniti conservano il primato sia per investimenti, che per pubblicazioni e i brevetti registrati. Ma nel mondo scientifico si fa sempre più numerosa la presenza dei Paesi emergenti, prima tra tutti la Cina. L’Italia cresce lentamente, conservando una posizione stabile ma pur sempre bassa nel confronto con gli altri Paesi. Sono i dati pubblicati nel rapporto Knowledge, Networks and Nations del Royal Society, l'accademia nazionale inglese delle scienze.

18 APR - La ricerca scientifica continua a crescere. Tanto che dall’inizio del XXI Secondo la spesa globale in ricerca e sviluppo è quasi raddoppiata, le pubblicazioni scientifiche sono cresciute di un terzo e anche il numero di ricercatori e di brevetti è in continua crescita. È quanto avviene negli Stati Uniti, in Europa, Giappone e Australia. Ma nell’ultimo decennio anche i Paesi emergenti, come la Cina, l’India e il Brasile, hanno più che raddoppiato la loro spesa in ricerca e sviluppo, facendo crescere il loro contributo sul totale degli investimenti mondiali di 7 punti percentuali, cioè dal 17% al 24%.
È quanto emerge dal rapporto Knowledge, Networks and Nations del Royal Society, l'accademia nazionale inglese delle scienze. Che sottolinea come a fare la parte da leone siano sempre gli Stati Uniti, che produtono da soli il 21% delle pubblicazioni scientifiche dominando, così, il mondo accademico. Sono loro, inoltre, ad investire di più in sviluppo e ricerca, con 400 miliardi di dollari spesi ogni anno per la ricerca sia pubblica che privata. Forte anche il contributo di Gran Bretagna, Giappone, Germania e Francia, che insieme agli Usa raccolgono ben il 59% degli investimenti mondiali in scienza.
Nel frattempo, però, recuperano terreno anche i cosiddetti Paesi emergenti. O forse si dovrebbe dire ex Paesi emergenti, già che la Cina, ad esempio, ha superato in molti casi i Paesi occidentali. Per quanto riguarda le pubblicazioni, ad esempio, con il 10% è seconda solo agli Stati Uniti (che firmano il 21% delle pubblicazioni scientifiche mondiali aggiudicandosi il 1° posto della top ten mondiale). Segue la Gran Bretagna con il 7%, il Giappone e la Germania con il 6%, la Francia e il Canada con il 4% e solo dopo arriva l’Italia, con il 3%, come la Spagna.
Tuttavia, se il resto dei Paesi occidentali hanno visto diminuire il loro peso percentuale sulle pubblicazioni mondiali negli ultimi 5 anni, la Royal Society sottolinea come l’Italia abbia mantenuto una posizione stabile. E che per riuscirci ha dovuto in realtà aumentare del 32% il numero dei suoi articoli.
Entra nella top ten l’India (2%), che fino al 2003 era fuori da ogni classifica.
 
Ma non basta studiare e fare teoria. Occorre anche applicare. Ed è per questo che il Royal Society si concentra anche sulla registrazione dei brevetti. Per farlo, si concentra sul numero di registrazioni effettuate presso l’US Patent and Trademarket Office, dove circa il 50% dei brevetti provengono da Paesi stranieri.
L’analisi permette così di evidenziare come, anche in questo caso, il ruolo della Cina sia cresciuto negli anni. Nel 1989, infatti, il volume dei brevetti registrati dalla Cina-Taipei erano 591, ma nel 2009 hanno raggiunto quota 6.642, a cui si aggiungono altri 1.655 provenienti dalla Cina.
Al top, insieme agli  Usa, compare il Giappone, con 35.501 brevetti nel 2009. L’Italia maglia nera della classifica, con soli 1.346 brevetti registrati contro, ad esempio, i 3.140 della Francia, i 3.175 della Gran Bretagna, i 6.472 della Spagna e i 9.000 della Germania.
 

18 aprile 2011
© Riproduzione riservata


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