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Pronto Soccorso al collasso. Come ogni anno

di Cesare Fassari

Ci risiamo. Quest’anno è stata la foto dei pazienti a terra a Nola a scatenare il tam tam mediatico e politico sul sovraffollamento dei pronto soccorso. Ma solo due anni fa le stesse immagini le avevamo viste al San Camillo di Roma. Da allora non è cambiato nulla e c’è un perché. Anzi "tre" perché

17 GEN - L’ultima, in ordine di tempo, è la Sicilia che ha indetto una riunione straordinaria per giovedì prossimo con tutti i DG palermitani per affrontare l’afflusso straordinario di pazienti ai Pronto Soccorso del capoluogo siculo.
 
Ma di incontri del genere ne stanno avvenendo in queste ore un po’ in tutto il Paese. Del resto l’ultima ispezione a tappeto dei Nas in 200 nosocomi della penisola, tra il 15 dicembre e la fine delle festività di fine anno, ha rilevato un dato comune: pronto soccorso intasati quasi ovunque, soprattutto nelle grandi città.
 
Anche quest’anno la colpa è stata data soprattutto all’influenza e alle complicazioni che essa comporta, soprattutto per gli anziani.
 
Ma è proprio così? Che d’inverno si rilevi un picco di patologie influenzali e ad esse afferenti è lapalissiano ma, a meno di non nasconderci dietro un paravento, è indubbio che nei grandi ospedali cittadini la norma è che i pronto soccorso siano quasi sempre pieni. Anche a primavera.
 
I motivi sono noti. La tanto attesa riforma del sistema di emergenza territoriale che dovrebbe filtrare i casi non gravi non è mai partita, salvo rare eccezioni. E poi a forza di ridurre i letti nei reparti, e questo sempre in previsione di un’alternativa territoriale che non c’è, ormai l’Italia ha ospedali sottodimensionati per capienza rispetto ai bisogni reali. Soprattutto nelle città. E infine sempre meno personale, soprattutto nelle regioni più in difficoltà con i Piani di rientro.
 
Questa è la realtà di ogni giorno dell’anno. Poi nelle settimane invernali questa programmazione strabica (tagli ai letti e nessuna alternativa territoriale) acuisce i suoi effetti perversi.
 
E si arriva agli estremi di Nola. Ma pochi ricordano che scene simili con pazienti curati a terra perché mancavano anche le barelle, le avevamo già viste al grande ospedale romano di San Camillo un paio d’anni fa.
 
Mancanza di letti nei reparti che impedisce di svuotare rapidamente i pronto soccorso, mancanza di un’alternativa valida per cui chi sta male non può far altro che intasare gli ospedali, mancanza di personale che rende chiaramente più difficile visitare tutti e in tempi brevi.
 
Un tridente diabolico dal quale sembra proprio che non si riesca a uscire.
 
Cesare Fassari

17 gennaio 2017
© Riproduzione riservata


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