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Speciale. Il Patto per la sanità digitale: costruire un nuovo modello di governance


L'obiettivo è innescare un circolo virtuoso che, se correttamente canalizzato e governato, può autoalimentare un sempre più significativo trasferimento da “soldi spesi male” a “efficientamento e potenziamento del Ssn”. Speciale a cura di Teresa Bonacci

24 LUG - L’intuizione alla base del “Patto per la Sanità Digitale” è semplice, come lo sono tutte le idee potenzialmente capaci di introdurre forti e positivi elementi di discontinuità all’interno di scenari consolidati: “proviamo a mettere insieme idee, energie e risorse finalizzate a supportare un modello di Ssn. universale, equo e sostenibile”. Costruendo un nuovo modello di governance dell’innovazione in sanità, capace di coinvolgere imprenditori e capitali privati in un disegno complessivo (“di sistema”, per usare un’espressione trendy) finalizzato a condividere onori e oneri, costi e benefici, rischi e vantaggi.

L’obiettivo a tendere è ambizioso ma realizzabile: 7 miliardi l’anno di “cattiva spesa” recuperati e messi a disposizione di nuovi investimenti finalizzati a incrementare quantità e qualità di prestazioni rese agli assistiti. Un circolo virtuoso che, se correttamente canalizzato e governato, può autoalimentare un sempre più significativo trasferimento da “soldi spesi male” a “efficientamento e potenziamento del Ssn”.

L’innesco del circuito viene reso possibile attraverso il conferimento di risorse pubbliche e private: fondi strutturali, statali, regionali; capitali privati (iniziative di project financing) e investimenti anticipati da operatori ICT a fronte di iniziative di “performance based contracting”.

Netics, nei mesi scorsi, ha prodotto uno studio il cui risultato principale è la determinazione del fabbisogno ottimale di risorse atte a garantire l’attuazione di un “master plan” focalizzato sull’innovazione di processo in ambiti ritenuti prioritari e coerenti con gli obiettivi generali del SSN.
Innovazione di processo da attuarsi anche (soprattutto) attraverso il ricorso intensivo alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni.
Occorrono fra i 3,5 e i 4 miliardi di Euro in tre anni: una cifra non impossibile da raggiungere, se mettiamo insieme il pubblico e il privato.
Entro 30 giorni dalla stipula del Patto per la Salute, Stato e Regioni dovranno siglare l’intesa specifica sul Patto per la Sanità Digitale. L’obiettivo di partenza è quello di poter avviare già a inizio autunno una prima serie di consultazioni con tutti gli stakeholder e giungere alla definizione del “Master Plan”, in modo da avviare i primi progetti già a inizio 2015.

I tempi sono stretti, ma ce la si può fare. Anche questo è e deve essere un segnale di forte discontinuità: la fine dei tempi lunghi di gestazione e dell’eccesso di “barocco” sui tavoli di confronto. La posta in gioco è rilevante: la sanità digitale può essere uno dei driver capaci di coniugare sostenibilità e universalità del SSN. A tutti gli stakeholder, pubblici e privati, il compito e la responsabilità di alimentare il Patto con idee, proposte, risorse.
 
Paolo Colli Franzone

24 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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