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Usa. Bufera sui prezzi delle prestazioni mediche. Variano anche del 300% nella stessa città

di Laura Berardi

Per rimpiazzare una protesi all’anca servono 5000 dollari in Oklahoma e fino a 220 mila in California, ma i prezzi variano anche nella stessa città. Sotto richiesta dell’amministrazione Obama le assicurazioni Medicare e Medicaid hanno pubblicato i costi delle 100 procedure mediche più comuni, scatenando enormi polemiche.

11 MAG - La questione del costo delle siringhe, che su territorio nazionale varia in maniera impressionante da regione a regione e da ospedale a ospedale, è ormai un paradigma di uso comune in Italia per indicare gli sprechi e la necessità di ottimizzare la spesa. Ma il problema dei prezzi in ambito clinico non è solo italiano. Il quadro che emerge da un nuovo report del governo statunitense, richiesto dall’amministrazione Obama ai Centers for Medicare & Medicaid Services che si occupano dell’assicurazione sanitaria di anziani e poveri, ricorda infatti un po’ quello che emergeva dalle indagini italiane sui prezzi dei dispositivi medici, con la differenza che stavolta sul banco degli accusati ci sono i costi delle prestazioni: i dati ufficiali  che derivano da circa 3300 ospedali e che riguardano 100 tra i più comuni interventi mostrano differenze anche molto ampie nelle parcelle presentate alle società assicurative pubbliche, con prezzi ampiamente variabili non solo tra regioni diverse, ma anche tra cliniche che si trovano nella stessa città o area.
 
Per arrivare da Saint Augustine in Florida, dalla vicina Orange Park, ci vogliono tre quarti d’ora. Eppure se fare una colecistectomia nella prima costa 40 mila dollari, nella seconda se ne spendono 91 mila. Simile la situazione nel New Jersey, proprio vicino New York City: 35 minuti di distanza in auto tra Livingstone e Rahway, oltre 30 mila dollari di differenza per l’impianto di un pacemaker. Ugualmente, all’interno della stessa New York due ospedali a una distanza di 63 isolati l’uno dall’altro fanno pagare per complicazioni legate ad asma e bronchite il primo 8.159 dollari, il secondo 34.310, il 321% in più. 
Se siete a Dallas e vi viene una broncopolmonite, sperate (si fa per dire) di essere ricoverati in uno degli ospedali meno costosi, che vi farà pagare circa 15 mila dollari, al contrario di altri che arrivano quasi a 40 mila, per lo stesso trattamento. Ma ancor di più, se avete bisogno di rimpiazzare la protesi all’anca, sperate di trovarvi in Oklahoma e non in California, visto che se nel primo caso in alcuni ospedali bastano appena 5300 dollari, in una clinica della seconda la parcella sale vertiginosamente, fino addirittura a 223 mila “verdoni”.
O almeno, questi sono i prezzi che gli ospedali chiedono alle assicurazioni pubbliche Medicaid eMedicare per le prestazioni sanitarie, talvolta anche 20 o 30 volte maggiori di quanto stimato, e soprattutto di quanto dovrebbero pagare se non concordassero  con le cliniche dei prezzi calmierati per ogni tipo di intervento.
 
Il meccanismo dei rimborsi medici in Usa, infatti, funziona in questo modo: Medicare non corrisponde ai centri il conto completo, ma usa un sistema di pagamenti standard per “risarcire” gli ospedali per ogni cura specifica; allo stesso modo, anche la maggior parte delle compagnie assicurative private maggiori negoziano il pagamento con i singoli ospedali, e finiscono per non pagare tutto la salatissima parcella. Diverso il discorso se non si ha assicurazione: “Se non si ha assicurazione ti chiedono di pagare tutto”, spiegano gli esperti, e per questo ad essere colpiti maggiormente dal problema sono dunque tutti quei cittadini che non hanno lavoro o che dispongono di coperture sanitarie molto limitate. E a cui talvolta, dunque, viene chiesto di pagare dei prezzi decisamente troppo alti rispetto alla gravità condizione trattata.
Una situazione tanto difficile che era stata oggetto di acceso dibattito anche in campagna elettorale, tanto all’epoca Obama aveva fatto proprio della sua riforma del sistema sanitario uno dei suoi cavalli di battaglia.
 
Si tratta di un’accusa, quella dei prezzi troppo alti, da cui alcuni nosocomi hanno tentato di difendersi negli ultimi giorni, soprattutto nel caso di ospedali universitari. “Le cliniche universitarie hanno costi strutturali più alti e talvolta hanno pazienti con malattie in fase più acuta, che possono soffrire di maggiori complicazioni, più costose”, hanno spiegato ad esempio i dirigenti del Keck Hospital della University of Southern California.
“Ma queste giustificazioni non spiegano a pieno come le differenze possano arrivare ad essere tanto spiccate”, ha ribattuto Jonathan Blum, direttore del Center for Medicare. “Ci saremmo aspettati oscillazioni di due o tre volte sul prezzo, non variazioni così profonde. In più abbiamo ricevuto in media  parcelle che erano più alte dalle tre alle cinque volte rispetto a quanto ci aspettassimo”.
La spiegazione, secondo l’American Hospital Association è che ospedali e assicurazioni giocano al gatto e al topo: come farebbero dei venditori disonesti, pronti ad alzare i prezzi durante i saldi per mostrare uno sconto maggiore, alcune cliniche cercherebbero di coprire gli “sconti” troppo ingenti richiesti dalle società assicurative gonfiando i prezzi.
 
Qualunque sia il motivo, comunque, secondo Blum rendere disponibili questo tipo di informazioni potrebbe avere ripercussioni positive sulle politiche sui costi messe in atto dagli ospedali meno economici. “Costi più alti non sempre riflettono assistenza migliore, e questo non ha alcun senso”, ha spiegato.
Della stessa idea anche Suzanne Delbanco, direttore esecutivo di Catalyst for Payment Reform, associazione di lavoratori di San Francisco che cerca di fare pressione su una maggiore trasparenza nel sistema sanitario. “Tutti sono preoccupatissimi di cosa succederebbe se tutte le informazioni sui prezzi venissero fuori e fossero disponibili per i consumatori”, ha detto. “Ma il messaggio di Medicare è chiaro: è ora che gli utenti della sanità statunitense abbiano la possibilità di sapere cos’è che influisce veramente sui costi della salute”.
 
Laura Berardi

11 maggio 2013
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