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Germanwings. Cosa ci può insegnare per la sanità

di Ottavio Nicastro

Come sta avvenendo nel settore del trasporto aereo anche le organizzazioni sanitarie dovrebbero, contrastando la tentazione della bassa percezione del rischio, possedere sempre chiare politiche e procedure per gestire problemi di salute, di comportamento e di performance dei propri professionisti

07 APR - Sono oramai diversi anni che in relazione al miglioramento dei livelli di sicurezza si è consolidato un rapporto  tra aeronautica e sanità. Sono state infatti identificate numerose affinità esistenti tra il settore del trasporto aereo e quello sanitario, che si possono considerare entrambe organizzazioni di elevata complessità e ad alto livello di rischio.
 
Rispetto all’attenzione al tema della sicurezza e all’introduzione e all’implementazione di “buone pratiche”, l’aeronautica è stata considerata, anche nel confronto con il mondo sanitario, un esempio virtuoso da seguire e imitare. E tanti sono stati i richiami ai professionisti della sanità a guardare all’ambito aeronautico come riferimento per il miglioramento delle condizioni di sicurezza clinico-organizzativa.
Diversi sono stati anche gli strumenti prima sperimentati in aviazione e poi applicati, con una certa variabilità di successo, nelle organizzazioni sanitarie, dal sistema di incident reporting alle check list di sala operatoria.
 
Al di là dell’utilizzo di singoli strumenti, nell’approccio alla sicurezza vi è stata comunque una comune concezione del problema che vede il verificarsi dell’incidente come conseguenza di una serie di condizioni latenti nel sistema che, se non governate, generano uno stato permanente di pericolosità con la possibilità di esiti talvolta disastrosi.
Rispetto a tale approccio, sono stati quindi individuati vari ambiti e livelli da considerare e su cui operare: da quello appunto dell’organizzazione, con la sua cultura e i suoi sistemi di sicurezza, a quello del lavoro dei team, con gli aspetti correlati soprattutto alla comunicazione e alla capacità di interazione, senza però perdere di vista il ruolo (e le responsabilità) dei singoli individui.
 
Quello che pesa infatti nella performance del professionista e spesso nel determinismo degli incidenti è il fattore umano, che riguarda anche i limiti del singolo individuo, la sua capacità di acquisire ed elaborare informazioni, comunicare, prendere decisioni e, aspetto non secondario, gestire lo stress.
Un altro modus operandi virtuoso del mondo dell’aeronautica è quello dello studio sulla dinamica degli incidenti e delle cause ad essi sottostanti, con lo scopo di impedirne il nuovo accadimento, attraverso l’effettuazione di azioni di miglioramento e l’introduzione di “barriere” (procedurali o strutturali). Anche tale approccio è stato poi in parte mutuato in sanità con le attività previste conseguenti al verificarsi di eventi sentinella.
 
Proprio sulla base delle sopra citate esperienze, è di certo utile soffermarsi a riflettere, e per quanto possibile apprendere, da incidenti accaduti in organizzazioni che presentano elementi in comune con il mondo sanitario e dalle quali vi è appunto la possibilità di trasferire strumenti e tecnologie.
 
È di questi giorni il drammatico caso del volo Germanwings abbattutosi sulle Alpi francesi, nel quale lo schianto è stato causato volontariamente da uno dei piloti. Questo disastro ha inevitabilmente aperto una discussione pubblica sul sistema di controlli dello stato psico-fisico del personale del trasporto aereo ed in particolare di chi ha un elevato livello di responsabilità correlato alla guida degli aeromobili. In molti sulla stampa hanno messo l’accento sulla mancanza o sporadicità di valutazione degli aspetti correlati alla salute psichica e sul fatto che siano blandi i riscontri sull’eventuale uso e abuso di alcol e droghe.
Ora è del tutto evidente che quando si analizzano gli incidenti, tutti i fattori causali e contribuenti possano risultare nitidi e chiari, in una sorta di lucidità e razionalità ex post. È molto frequente invece che tale lucidità manchi ex ante e dalla stessa analisi risulta spesso evidente come nella organizzazioni fossero presenti tutta una serie di fattori antecedenti all’incidente stesso che non erano stati valutati con la necessaria attenzione e non considerati “segni di pericolo”.
 
È sulla base di queste considerazioni che possono esserci per il settore sanitario elementi di riflessione e apprendimento dal drammatico accadimento verificatosi in ambito aeronautico.
Nello specifico il tema è proprio quello di come le organizzazioni sanitarie affrontano e gestiscono l’eventuale presenza di professionisti che presentano disagio psichico o dipendenza da sostanze.
Non si tratta di andare alla ricerca dell’“elemento pericoloso” ma di considerare un aspetto di interesse del sistema di sicurezza aziendale la possibilità che professionisti che presentano problematiche di questo tipo possano determinare condizioni “latenti” di potenziale danno per il paziente.
 
In questo senso non si tratta probabilmente di valutare solo un rischio nell’ambito della sorveglianza sanitaria del lavoratore, ma di effettuare articolate azioni preventive che assicurino il miglioramento complessivo del livello delle sicurezze, dell’operatore e del paziente in una visione integrata.
 
Le organizzazioni sanitarie quindi, senza sottovalutare il fenomeno e contrastando la tentazione della bassa percezione del rischio, dovrebbero sempre possedere chiare politiche e procedure per gestire tali problemi di salute, di comportamento e di performance dei propri professionisti. Con la consapevolezza che portare avanti questa responsabile linea di azione può significare “rinunciare”, in periodi di carenza di risorse, al contributo di alcuni operatori.
Una responsabilità da esercitare comunque in modo collettivo e che dovrebbe vedere sensibile e coinvolta tutta la comunità professionale delle organizzazioni sanitarie attraverso l’esercizio di un controllo e un sostegno sociale, così come accade per la gestione di altre situazioni di pericolo.
 
Ottavio Nicastro
Esperto di gestione del rischio e sicurezza delle cure
Segretario Scientifico Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere (Anmdo), Emilia-Romagna

07 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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