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Manovra sanità. Simg: “Risparmi ottenuti con tagli ciechi saranno dilapidati perché i cittadini godranno di una salute peggiore”


Il presidente Società di medicina generale Claudio Cricelli: “La sanità italiana è attenta a far rispettare questi vincoli ma non considera le reali esigenze dei pazienti”. Atella CEIS Tor Vergata: “Esistono gli strumenti per garantire qualità dei servizi, sostenibilità del sistema e risultati clinici”.

28 LUG - “I risparmi ottenuti tagliando ciecamente risorse alla sanità verranno dilapidati nei prossimi anni perché i cittadini godranno di una salute peggiore. L’attuale criterio che ispira la spending review in sanità non farà altro che lasciare soli i professionisti e gli amministratori sanitari nel risolvere i conflitti a livello locale. Siamo di fronte a una deriva macroeconomica del sistema che impone di ragionare principalmente per vincoli di spesa. In realtà esistono gli strumenti per risolvere l’annoso problema del governo della sanità italiana, da sempre attenta a far rispettare i tetti di spesa senza considerare le reali esigenze di salute di ciascuna persona”.  È quanto sottolinea in una nota Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), che lancia un appello ai decisori politici perché la revisione della spesa non guardi solo alla quantità di prestazioni, beni e servizi erogati ma anche alla salute “prodotta”. “In passato l’autorità politica economica e quella sanitaria – afferma Cricelli - hanno mostrato un profondo malcelato sospetto, mancanza di fiducia, scetticismo e disinteresse nei confronti degli strumenti di governance microeconomica del sistema ideati e realizzati da terze parti, trascurando il loro crescente sviluppo e diffusione tra i medici e la loro verificabile efficacia. Oggi molti medici hanno deciso, a proprie spese, di dotarsi di questi strumenti con i quali stanno costruendo percorsi virtuosi alla ricerca di un esercizio della professione che unisca le evidenze scientifiche, il rispetto per la salute dei cittadini e le esigenze di sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e del Paese”.
 
“La sostanziale incomprensione tra decisori politici (macro) e la logica e la prassi della decisione clinica (micro) – sottolinea Vincenzo Atella, Professore Associato di Economia e Direttore CEIS Tor Vergata, Università Tor Vergata - ha generato nel tempo una totale sfiducia nei confronti della collaborazione programmatoria con i medici e le strutture cliniche. Il risultato più nefasto di tale incomprensione è rappresentato dalla sostanziale convinzione che l’unico strumento percorribile per il contenimento della spesa sia quello di definire tetti di prestazioni, di costo delle prestazioni, liste di preferenza delle prestazioni a minor costo, e, a conti fatti, di spostare i consumi dal Servizio Sanitario Nazionale al privato”. “Con il semplice controllo dei tetti di spesa sul farmaco – continua il dott. Cricelli - si finisce col premiare i bassi prescrittori, considerandoli virtuosi indipendentemente dai risultati clinici ottenuti. Paradossalmente, si tende quindi a ritenere i medici virtuosi per la loro capacità di non prescrivere farmaci, esami, visite specialistiche e ricoveri, piuttosto che per i risultati e i miglioramenti clinici che scaturiscono dalle loro decisioni. Non avrebbe quindi importanza verificare che ogni singolo farmaco per l’ipertensione, la cura dei rischi cardiovascolari, il trattamento delle patologie respiratorie e così via, raggiunga il risultato atteso di diminuire la mortalità, le complicanze, gli eventi prevenibili attesi e di modificare il profilo di rischio del paziente. L’unica cosa importante sarebbe il contenimento della spesa”.
 
“Riteniamo – concludono il dott. Cricelli e il prof. Atella - sia ormai inderogabile la decisione di adottare strumenti che già esistono. In questo modo, partendo dal bisogno del singolo paziente, è possibile individuare gli interventi più appropriati e virtuosi e indirizzare i professionisti verso scelte efficaci in termini di risultati clinici a breve e medio termine. Ciò avrebbe anche l’ulteriore vantaggio di riuscire a valutare implicitamente l’efficacia del professionista e la qualità delle cure erogate, portando così il sistema verso soluzioni di ‘payment for performance’, che premino in maniera differenziata i singoli professionisti non sul risparmio astratto e indeterminato della spesa, ma sulla reale capacità di rimodulare i costi in rapporto all’efficacia clinica degli interventi”.

28 luglio 2015
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