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Liberalizzazioni farmacie. Mandelli a Brunetti: “Non è solo questione di convenienza economica"

di Andrea Mandelli

Il presidente Fofi risponde all'articolo del segretario dell'Anpi. "I titolari di parafarmacia non sempre sono farmacisti e così la loro valutazione sulle liberalizzazioni si basa solo in un’ottica imprenditoriale”. Ma quello delle farmacie è un servizio "inserito nell’assistenza sanitaria e questo comporta considerazioni ulteriori rispetto alla sola convenienza economica”

07 GEN - E’ sempre stimolante leggere quanto scrive il dottor Brunetti, perché, non essendo un farmacista, offre sempre una visione differente delle questioni con cui la professione ha a che fare quotidianamente (ormai da anni). Però, per quanto utile e stimolante, questa visione taglia inevitabilmente fuori alcuni aspetti che, per il professionista della salute, sono fondamentali e credo sia anche per questo che spesso si ha l’impressione di una contrapposizione più forte di quanto in effetti non sia. Anche in questo caso mi sembra si riproponga la stessa situazione.

Comincio dalla critica diretta che viene fatta alla Federazione, cioè di aver agito in modo che oggi il servizio farmaceutico si trovi ad affrontare non uno ma due pericoli: la liberalizzazione di tutti i farmaci non rimborsati (la fascia C) e il concorso straordinario. Capisco che dal punto di vista dell’imprenditore, come quello che assume Brunetti che non è un collega farmacista e quindi può valutare la realtà solo in un’ottica imprenditoriale, il ragionamento è semplice: soppesare le conseguenze economiche dell’una e dell’altra ipotesi e scegliere la via meno onerosa per la propria attività. Il fatto è che la professione, la Federazione, gli Ordini sono guidati nelle loro scelte dalla necessità di considerare il servizio farmaceutico come inserito nell’assistenza sanitaria nel suo complesso, e questo comporta necessariamente considerazioni ulteriori rispetto alla sola convenienza economica per le farmacie.

D’altra parte questo è il senso delle proposte riformatrici che sosteniamo ormai dal 2006: un servizio farmaceutico in cui si aprono le farmacie dove servono, cercando di dare vita a presidi che possano reggersi economicamente e possano dare le prestazioni di cui c’è bisogno sul territorio; una forma di remunerazione che ci affranchi per quanto possibile dalle dinamiche commerciali e aiuti a potenziare il ruolo del farmacista nel processo di cura (è quello che auspica l’Europa nei suoi documenti ufficiali) sul territorio e nell’ospedale e tutte le altre che l’amico Brunetti conosce. E riteniamo che per perseguire questi obiettivi, più che liberalizzare, serva razionalizzare: ricognizioni reali dei bisogni, eliminazione degli sprechi e innovazione. Il mero calcolo economico potrebbe anche autorizzare la scelta di chiedere, in cambio dell’uscita della Fascia C, la possibilità di vendere – che so – le ricariche telefoniche, ma allora sì che si verrebbe meno ai doveri e agli ideali della professione.

Andrea Mandelli
Presidente Fofi - Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani
 

07 gennaio 2013
© Riproduzione riservata

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