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23° congresso Anaao Assomed. La sfida di Troise al Governo e alle Regioni: “Senza i medici nessun Patto salverà il Ssn”


“Senza un nuovo compromesso sociale tra Stato e Medici la sanità pubblica continuerà a rincorrere di manovra in manovra, di patto in patto, le ragioni della propria sopravvivenza acuendo il disagio dei cittadini”. “Contratto subito, legge sulla responsabilità professionale, giovani, lotta al precariato e cambio di paradigma del sistema formativo e valorizzazione del lavoro”, queste le nuove parole d’ordine. LA RELAZIONE DI TROISE.

18 GIU - “Sono passati 4 anni, e 3 Ministri della Salute si sono avvicendati, ma nessuno dei problemi aperti della sanità si è risolto. Anzi. Sono stati ulteriormente prorogati i blocchi contrattuali al 2014, e poi a tempo indeterminato, continua l’abuso incontrollato di contratti atipici per i quali un decreto propagandato come risolutivo si è rivelato un flop, la crisi della formazione medica è assurta a vera emergenza nazionale, avanzano, sotto la spinta di Governo e Regioni, nuove professioni sanitarie all’insegna di mirabolanti risparmi, e più certi ritorni elettorali, si susseguono allarmanti avvisaglie di una strategia complessiva di ridimensionamento dell’intervento pubblico. E siamo alle prese con una riforma della pubblica amministrazione che ci porta il taglio lineare della agibilità sindacale, la mobilità coatta, a guisa di pacchi postali pronti alla partenza, la rottamazione generalizzata, a prescindere dalla età anagrafica, vale a dire incarichi e carriere a disposizione della politica. Ed anche questa estate si preannuncia calda”.
 
Inizia così la relazione di Costantino Troise al 23° congresso nazionale dell’Anaao Assomed che ha preso il via oggi a Padova.
 
Un congresso importante che dovrà indicare la via da seguire nei prossimi anni per i quali, sottolinea Troise, “abbiamo bisogno di parole d’ordine e bandiere dietro le quali marciare: contratto subito, legge sulla responsabilità professionale, giovani, lotta al precariato e cambio di paradigma del sistema formativo, valorizzazione del lavoro calate in una nuova sceneggiatura per vecchi e nuovi interpreti”.
 
Perché, ricorda ancora il segretario dell’Anaao, “il sindacato medico e della dirigenza del SSN non è morto, il che non è poco di questi tempi, e vuole farsi carico della difesa di un sistema sanitario pubblico e nazionale, provando, ancora una volta, a tenere insieme legittimi interessi delle categorie e diritti dei cittadini. Diritto alla cura e diritto a curare in autonomia e responsabilità si salvano insieme o insieme periranno”.
 
Il Patto per la salute senza medici non funzionerà
In questo scenario il “Patto della salute in corso di firma – ribadisce ancora oggi Troise - rischia di rappresentare una occasione perduta. Se Stato e Regioni non aprono linee di confronto e di credito con i professionisti, i risultati saranno prevedibilmente limitati ad un progetto contabile e rivendicativo di quanto le manovre hanno ingiustamente sottratto al sistema sanitario, chiuso in una visione fideistica dell’attuale modello di governance, magari con il risanamento dei debiti delle aziende a carico delle tasche dei cittadini”.
 
“Né l’agenda del Patto – sottolinea ancora il segretario dell’Anaao - può affrontare le problematiche del personale, che del SSN rappresenta la principale, e più costosa risorsa, nel vuoto di uno spazio contrattuale che sia strumento di cambiamento e di riconciliazione della dimensione organizzativa con quella del lavoro”.
 
“Senza un nuovo compromesso sociale tra Stato e Medici – è la tesi di Troise -  la sanità pubblica continuerà a rincorrere di manovra in manovra, di patto in patto, le ragioni della propria sopravvivenza acuendo il disagio dei cittadini”
 
Il disagio della categoria
E i medici come stanno vivendo tutto questo? Per Troise “si trovano nel punto, forse, di maggiore crisi professionale ed identitaria della loro storia. Non più assolutizzati, come fino agli inizi del secolo scorso, sospesi tra una formazione infinita ed una sempre più incerta collocazione, non godono come categoria di buona salute, tra immagini caricaturali, divisioni interne, ed atteggiamenti da nobiltà decaduta in una realtà cambiata a passi da gigante”.
 
E per uscire dall’impasse, secondo Troise, non c’è che una strada: ripartire dal lavoro. Considerando che il lavoro dei medici “reclama un diverso valore, anche salariale, come contropartita di un cambiamento, diverse collocazioni giuridiche e diversi modelli organizzativi che riportino i medici, e non chi governa il sistema, a decidere sulle necessità del malato”.
 
E la ridefinizione dello stato giuridico è un tassello fondamentale di questa prospettiva. Perché i medici oggi si sentono stretti nei ranghi del pubblico impiego “che penalizza i medici ed i dirigenti sanitari e non è coerente con la loro natura professionale, la specificità e la delicatezza dell’attività che essi svolgono all’interno delle strutture sanitarie. In un vicolo cieco, senza prospettive ed uscita di sicurezza”.
 
Serve la "dirigenza speciale"
Come uscirne? Per Troise la soluzione non appare facile, “non esistono scorciatoie” ha detto. Né sembra troppo convinto della vecchia ipotesi della “categoria speciale” stile magistrati che fu una bandiera delle lotte sindacali di una ventina d’anni fa. Né quella di prendere in prestito il modello della convenzione tra Ssn e professionisti sanitari, perché anche qui, come per la categoria speciale, – sottolinea Troise – “c’è un problema di numeri ma soprattutto di come conciliare uno status di libero professionista con l’affidamento di risorse umane, tecnologiche, economiche anche ingenti”.
 
E allora? “Una soluzione più realistica – spiega Troise - potrebbe essere insistere e rivisitare, su presupposti diversi e più coerenti con la natura peculiare del sistema di tutela della salute dei cittadini, il carattere di “dirigenza speciale” delineato dall’art.15 del vituperato Dlgs 229/99. Si tratta allora di rivedere ed accentuare fortemente il carattere “speciale” della dirigenza del S.S.N., rafforzandone in termini certi l’autonomia sia nel profilo professionale che gestionale che rendono peculiare la “funzione” sanitaria, dando contenuti e riconoscimenti alle singole posizioni e certezza alle azioni professionali specifiche, anche attraverso il supporto di modifiche legislative”.
 
Le Asl sono ormai dei veri e propri OGM malati geneticamente
Ma per Troise occorre intervenire anche nella governance delle aziende sanitarie. Che per il segretario dell’Anaao sono ormai dei veri e propri “OGM” perché la “malattia di cui soffrono è genetica”. E per risolvere il problema "non basterà certo un albo nazionale dei manager", come quello previsto dal decreto approvato venerdì scorso dal Governo.
“Il management – spiega infatti Troise - per allineare le prestazioni alle risorse sempre più limitate, interpreta e governa i processi clinico-assistenziali secondo l'unica cultura di cui dispone, quella dell'ottimizzazione dei costi diretti ed indiretti dei fattori di produzione”. Un OGM che “programma le attività in ragione dei minori costi preventivabili, riconduce i processi clinico assistenziali ad una sequenza di atti e procedure, nei quali i professionisti vengono assunti quali meri fattori produttivi; orienta la valutazione degli esiti prioritariamente sulla misura del consumo delle risorse, rendendo flessibili e trasferibili funzioni e competenze, delimita gli ambiti di autonomia e discrezionalità nelle scelte dei professionisti”.
 
E questa logica “poggia su una visione della governance delle organizzazioni sanitarie in cui le Regioni, strette da vincoli economici, non intendono modificare la catena di comando delle decisioni, comprese quelle che entrano nel core delle pratiche professionali e della selezione del merito e delle competenze”.
 
Per uscirne non c’è che una via: quella del governo clinico. Per Troise infatti, “il riconoscimento e il rispetto di una sfera decisionale fondata su sostanziale autonomia tecnico professionale (ndr. dei dirigenti medici e sanitari) deve tradursi nella individuazione di organismi professionali che orientino e supportino il management aziendale nelle scelte tecniche, e di procedure di selezione e verifica delle carriere meno discrezionali ed autoritarie, alleggerendo l’insopportabile deriva burocratica verso la quale è oggi sospinta la pratica dell’ appropriatezza clinica”.
 
Ma per arrivare a tutto ciò, - sottolinea Troise – “rimane per noi evidente lanecessitàdiunsostanziale cambiodiparadigmaculturale, politicoesocialeche, agaranzia di unservizio sanitario universalistico, equo, efficaceesolidale, definisca un nuovo Patto con la Professione Medica in una nuova cornice culturale, giuridica, amministrativa, civile e sociale”.
 
Leggi la relazione integrale.

18 giugno 2014
© Riproduzione riservata

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