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Medici in rivolta contro il "comma 566". Dopo l’Anaao, la condanna di “Alleanza per la professione medica”: "Sulle nuove competenze si applichi Patto Salute. Niente scorciatoie"


Si compatta il muro di opposizone medica alle nuove competenze professionali. Riccardo Cassi, portavoce di APM: “Per rispondere a spinte corporative non si è voluto attendere la delega, prevista dall’articolo 22 del Patto della Salute, che deve ridefinire in modo organico la gestione delle professioni nel SSN”.

09 GEN - Il comma 566 della legge di stabilità, che mira a sbloccare definitivamente la questione delle nuove competenze per le professioni sanitarie, rischia di trovarsi davanti il muro dell’opposizione medica. L'altro ieri il duro intervento dell’Anaao. Oggi la ferma presa di posizione della nuova aggregazione sindacale che unisce nell’Alleanza per la Professione Medica diverse sigle (Aaroi Emac  - Andi - Cimo - Cimop - Fesmed - Fimmg - Fimp – Sumai) e che in una nota sottolinea come lecompetenze professionali  “non possono essere affrontate con poche righe, senza ulteriori approfondimenti sui ruoli di tutte le professioni sanitarie”. Per APM non resta quindi che condannare “questa fuga unilaterale in avanti” e chiedere “che si arrivi rapidamente alla definizione delle competenze delle singole professioni sanitarie, riaffermando concretamente il ruolo centrale del medico quale garante della salute dei cittadini”.
 
“Oggi, con il comma 566 si è voluto dare una copertura legislativa alle sperimentazioni regionali avviate in questi anni -dichiara Riccardo Cassi, portavoce di Alleanza per la professione medica -. Per rispondere a spinte corporative non si è voluto attendere la delega, prevista dall’articolo 22 del Patto della Salute, che deve ridefinire in modo organico la gestione delle professioni nel SSN”.
 
“La norma che viene fuori dal comma 566,non è chiara – continua Cassi - si fa riferimento alla competenza del medico in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, trascurando il fatto che la prevenzione, la diagnosi, la cura e la terapia sono per loro natura attività non riconducibili ad un unico singolo atto”.
 
APM nel suo manifesto aveva del resto già ribadito che “è in capo al medico la responsabilità di tutte le decisioni relative alla salute del paziente, superando un’artificiosa separazione tra attività assistenziale ed attività diagnostica terapeutica”.

09 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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