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Medici specializzandi e rimborsi: un Ddl propone “compromesso” da 800 mln di euro


Il contenzioso che potrebbe derivare dalla recente pronuncia della Cassazione che ha confermato il diritto dei medici a chiedere il rimborso delle spese sostenute tra il 1982 e il 1991 per il periodo di specializzazione, rischia di costare allo Stato una cifra vicina ai 12 miliardi di euro. Dal senatore Stefano De Lillo (PdL) una proposta: riconoscere a chi ne abbia diritto un compenso forfettario di 20 mila euro per ogni anno di specializzazione. In questo modo la spesa per le casse pubbliche scenderebbe intorno agli 800 milioni di euro.
 

06 SET - Secondo i dati forniti dall’Associazione Consulcesi Health e Ricerca (che ha rappresentato vittoriosamente dinanzi alla Cassazione gli interessi di 800 medici che avevano conseguito la specializzazione tra il 1982 e il 1991), ad avere diritto al rimborso delle spese per gli anni di specializzazione, sarebbero circa 120 mila medici e il loro credito assommerebbe a quasi 100 mila euro ciascuno. In totale un esborso di circa 12 miliardi di euro, insopportabile per le esauste casse dello Stato. Come viene ricordato nella nota congiunta che l’Associazione ha emesso insieme al senatore Stefano De Lillo (PdL), si tratterebbe di un costo “insostenibile” tale da “mettere in ginocchio le casse dello Stato”.
Per risolvere il problema il senatore ha avanzato una proposta, riprendendo i contenuti del ddl n. 2786/2011, da lui stesso presentato prima dell’estate, “per giungere alla soluzione definitiva di questa annosa questione”, magari anche attraverso un inserimento delle nuove disposizioni nella Finanziaria 2011-2014.
La proposta prevede una sorta di compromesso tra il Governo e l’esercito dei ricorrenti, assegnando un importo forfettario di 20.000 euro ciascuno, per ogni anno di corso, in favore dei medici che si sono rivolti alla legge per ottenere un diritto loro dovuto secondo le norme dell’Unione Europea (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE, in seguito coordinate dalla direttiva 93/16/CEE).
L’accoglimento della proposta e il suo eventuale inserimento nella manovra all’esame dell’Aula del Senato, si sottolinea nella nota, “Potrebbe chiudere il decennale contenzioso tra lo Stato e i medici”. Una buona proposta secondo il presidente dell’Associazione Consulcesi Health e Ricerca, Massimo Tortorella, che sostiene legalmente le ragioni di oltre 25.000 medici associati: “Qualora fosse accolta, la proposta andrà incontro alle richieste di coloro che stanno attendendo da anni l’esito del ricorso, riconoscendo loro parte della borsa di studio non erogata. Lo Stato ne avrà un significativo risparmio, da 12 miliardi a 800 milioni di euro, risultanti dal solo rimborso dell’ammontare della borsa di studio (circa 11 mila euro per ogni anno di specializzazione), senza gli interessi e la rivalutazione delle somme che sono dovuti in base agli orientamenti più recenti della Corte di Cassazione e di quella di Appello. Inoltre dilazionerà la spesa prevista in tre anni, tra il 2011 e il 2014, di cui il 50% da rimborsare sotto forma di sconti sulle ritenute d’acconto. Mi sembra quindi una buona proposta, che comunque riguarderà chi non vuole andare avanti nei giudizi dei tribunali, che in Italia durano troppo, rinunciando a ottenere gli interessi e la rivalutazione che farebbero triplicare la cifra proposta dal Senatore”.
“Il vantaggio per il medico – conclude De Lillo – sarebbe quello di non dover più attendere i cinque o dieci – a volte – anni di giudizio necessari per veder riconosciuto il suo diritto al rimborso, dato che lo potrebbe ricevere subito”.
Come si ricorderà la questione riguarda i medici iscritti ai corsi di specialità tra gli anni 1982 e 1991, che non hanno ricevuto le borse di studio previste dalle direttive europee. Tali norme furono recepite dall’Italia solo con il decreto legislativo 257 del 1991 con il quale il legislatore nazionale stabilì in favore degli specializzandi una borsa di studio annuale di lire 21.500.000, applicando però tale disposizione solamente ai medici ammessi alle scuole di specializzazione a decorrere dall'anno accademico 1991-1992. Gli iscritti agli anni precedenti, quindi, non ricevettero alcuna remunerazione nonostante che il termine ultimo per recepire le indicazioni europee fosse di gran lunga più “vecchio” – il 31 dicembre 1982 – e queste ultime richiedessero l’applicazione a tutti coloro che avessero frequentato le scuole di specialità a partire dall’anno accademico 1982-1983.
Da qui, nel corso degli anni, l’’imponente massa di controversie in Tribunale nei confronti dello Stato, promosse da decine di migliaia di medici, per ottenere il risarcimento dei danni subiti per effetto della mancata attuazione delle direttive. Moltissime cause sono state vinte, e la Presidenza del Consiglio dei ministri, insieme al ministero dell'Economia e delle Finanze, sono stati più volte condannati al pagamento degli indennizzi, fino a oltre centomila euro per medico in alcuni casi presentati dall’associazione Consulcesi.

06 settembre 2011
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