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Riforma sanità territoriale. Parlamento non venga ignorato

di Silvana Nappi

01 GIU -

Gentile direttore,
il mese di giugno sarà cruciale per la definizione della riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. Si tratta di un incontro a cui non possiamo mancare nè commettere errori: la pianificazione deve partire da un’analisi attenta dei bisogni da soddisfare e le proposte del PNRR devono garantire maggiore efficacia e migliori servizi, economicamente sostenibili nel tempo sia dal punto di vista strutturale che delle risorse umane.

La dolorosa esperienza del Covid, che ha visto il nostro Servizio sanitario pur con mille difficoltà reggere l’urto dell’ondata pandemica, ha messo in luce le gravi carenze della medicina territoriale. Oggi è ormai patrimonio comune la necessità di  adottare modelli organizzativi che si basano su team multidisciplinari, in cui operano più figure professionali sanitarie e non, e che garantiscano una capillare distribuzione dei servizi sull’intero territorio. Condividendo la professionalità tra tutti gli attori coinvolti nell’assistenza nei diversi setting e seguendo il percorso di cura dell’assistito, anche attraverso strumenti innovativi di telemonitoraggio e telemedicina, sarà più facile garantire servizi di alto livello per diagnosi, terapia e follow up  anche dei pazienti cronici.

Il lavoro di equipe era già stato proposto nel DM70 con le UCCP e le AFT senza determinare in questi anni  alcun risultato migliorativo in termini di benessere dei cittadini perché i medici hanno continuato a lavorare ognuno nei propri studi senza nessun valore aggiunto al servizio sanitario se non un beneficio economico di chi ne fa parte.

A queste esigenze non più differibili, si è provato a rispondere con il cosiddetto DM71 che descrive gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture dedicate all'assistenza territoriale e al sistema di prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, standard che le regioni e province autonome saranno tenute a garantire, in coerenza con la Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Oggi, tutti parlano del dato strutturale: grande attenzione viene riposta sulla dislocazione delle 1350 Case della Comunità (CdC), dei 400 Ospedali di Comunità (OdC) e delle 600 Centrali Operative Territoriali (COT) previsti dalla Missione 6 del PNRR.

Esistono già strutture idonee che possono essere utilizzate con semplice riqualificazione e laddove  non sussistano tali premesse sarà necessario costruirne di nuove tenendo presente che  senza cambiare il modello organizzativo di cui abbiamo conosciuto i grossi limiti in questi due anni, non si vedranno cambiamenti. È mancato, e continua a mancare ancora oggi, un adeguato filtro sul territorio che impedisca ai Pronto soccorso di essere presi d’assalto, così come un sistema integrato che renda più semplice l’assistenza dei pazienti senza accedere alle prestazioni con liste di attesa insostenibili

“Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo” diceva Albert Einstein. Occorre dunque che tutti gli attori in campo, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, professionisti della sanità, dirigenti delle Asl e anche la politica sappiano mettersi in discussione e dare il giusto contributo per il miglioramento reale dell’assistenza territoriale.

Non è possibile, come avvenuto sinora, che il Parlamento, deputato a legiferare in materia, venga escluso ed altresì che gli attuali protagonisti della medicina territoriale si arrocchino tra le mura degli ambulatori pretendendo di continuare a lavorare allo stesso modo pur lamentando burn out lavorativo.

La riforma tocca un bene primario, la salute, garantita dall’articolo 32 della Costituzione. L’assistenza territoriale è la cura di prossimità, la prima risposta al bisogno dei cittadini, qualcosa che va ad incidere profondamente sulla vita delle persone. La stella polare dev’essere la legge 833 del 1978 che ha sancito il concetto di salute inteso come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e su questo deve muoversi la riforma.

Per tutti questi motivi, è importante che il Parlamento non venga ignorato. Come MoVimento 5 stelle abbiamo già da tempo presentato una mozione che aveva in sé un indirizzo innovativo di cui ci auguriamo che il Ministro Roberto Speranza possa tenerne conto nell’attuazione della riforma.

La mozione, che dovrebbe essere discussa a breve, è stata condivisa da tutte le forze politiche che hanno partecipato con richieste integrative ma che non hanno interferito con il progetto originario che tengo a condividere con voi.

La mozione propone un modello organizzativo in cui il fulcro siano sempre il medico di famiglia ed il pediatra di libera scelta che si collocano al centro delle attività territoriali, come filtro della domanda, con orario lavorativo definito come accade in tutte le altre professioni sanitarie che operano presso strutture e con la garanzia per gli assistiti di avere sempre un punto di riferimento certo trovando sempre una vera e propria struttura di servizi; tale riorganizzazione corrisponde ad un’organizzazione di servizi sanitari integrati, che  nella progettualità del PNRR coincide con una casa della comunità e che sia in grado di semplificare, in modo radicale, il sistema organizzativo sanitario territoriale e offrire adeguate risposte ai bisogni effettivi di assistenza territoriale al cittadino.

Per responsabilizzare tutti gli operatori abbiamo proposto questo modello di società di servizi sanitari integrati capace di gestire un budget specifico e ben definito sulla base della popolazione assistita, dei servizi offerti e dei risultati attesi, in grado di farsi carico di tutte le esigenze preventive, cliniche, mediche, infermieristiche, riabilitative, amministrative, socio sanitarie del proprio gruppo di assistiti.

La possibilità di disporre di tecnologie di base come  Ecg-spirometro-pulsiossimetro-ecografo-punto prelievi e altro darà una risposta tempestiva e più coerente con le esigenze richieste diminuendo gli accessi di codici bianchi e verdi nei pronto soccorso degli ospedali.

Anche sulla remunerazione proponiamo un cambiamento: per consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più idoneo al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria, definita dal numero di pazienti al mese iscritti al medico, dovrebbe esserci anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni virtuose e promozionali del risultato atteso. Il sistema di remunerazione per risultato applicato alle prestazioni mediche o sanitarie, denominato pay-for-performance – P4P, ha esperienze già realizzate in altri Paesi, come ad esempio in Germania, ed anche in Italia, vi sono state esperienze in questa direzione.

Per far funzionare la riforma occorre favorire economicamente i medici che svolgono a tempo pieno la loro attività presso la casa di comunità quale luogo di primo accesso integrato per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria e adottare le iniziative di competenza per agevolare l'integrazione tra i servizi sanitari e socio-assistenziali da parte dell'équipe multidisciplinare.

Parliamo dunque di una struttura complessa difficile da sintetizzare in poche righe ma di facile comprensione approfondendo l’argomento con il testo della Mozione e la sua bibliografia.

Il nostro è stato dunque un impegno volto alla semplificazione, organizzazione e facilitazione di questo complesso sistema sanitario da cui emerge chiaramente che nuove assunzioni sarebbero inutili se prima non lavorassimo per una riorganizzazione sanitaria e socio-sanitaria e per garantire risposte assistenziali appropriate ed efficaci. 

Abbiamo una grande opportunità per rendere la sanità più efficiente e più vicina alle esigenze dei cittadini.

Non dobbiamo sprecare questa occasione 

Rimandiamo dunque al testo della Mozione per prendere visione di tutte le richieste d’impegno fatte al Governo.

On. Silvana Nappi (M5S)

Commissione Affari Sociali, Camera

Bibliografia:
La casa per le Salute Dott. Imbalzano

Proposte per la sanità del futuro Dott. Imbalzano

Nuovi modelli organizzativi Dott. Imbalzano

Sistema premiante Dott. Imbalzano



01 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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