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Ridare dignità alla formazione post laurea dei medici

di Davide Boarato

23 DIC -

Gentile Direttore,
sono un Medico in formazione specialistica in anestesia-rianimazione, terapia intensiva e del dolore. È ormai tre anni che leggiamo e sentiamo in tutte le salse trite e ritrite che esiste un enorme problema di carenza di personale medico, sia esso dipendente che convenzionato, e che si fatica a mantenere aperti i servizi essenziali per garantire i LEA previsti dalla legge.

Ecco, in questo scenario, molti giovani specializzandi oggi vivono in un terribile limbo. Infatti, tutti noi medici siamo chiamati negli anni della specializzazione a sacrificare quasi ogni forma di attività lavorativa extra per la sola formazione grazie alle innumerevoli incompatibilità anacronistiche regolate da una legge del 1999 (DLGS 368/99) che cita:

"Per la durata del la formazione a tempo pieno al medico è inibito l'esercizio di attività libero professionale all'esterno delle strutture assistenziali in cui si effettua la formazione ed ogni rapporto convenzionale o precario con il servizio sanitario nazionale o enti e istituzioni pubbliche e private. L'impegno richiesto per la formazione specialistica è pari a quello previsto per il personale medico del Servizio sanitario nazionale a tempo pieno, assicurando la facoltà dell'esercizio della libera professione intramuraria."


Attualmente viviamo in questa 'terza dimensione' in cui non siamo né carne, né pesce; siamo infatti considerati degli studenti quando fa comodo per pagare le tasse alle Università ma allo stesso tempo siamo manovalanza a basso costo (percepiamo una piccola borsa di studio con contributi previdenziali ridotti all'osso) quando si tratta di andare a tamponare le carenze organiche del personale strutturato ospedaliero senza ovviamente avere tutti quei diritti che tipicamente spetta a un medico dipendente o anche a un convenzionato.

C'è da dire che solo recentemente, con l'introduzione del DL Calabria del 2019 e con le varie deroghe emergenziali che ci sono state nel periodo covid, è iniziato un lento cambiamento che hanno dato la possibilità a noi specializzandi di lavorare nel Servizio Sanitario Nazionale con contratti libero professionali, cococo, in convenzione e in alcuni casi di partecipare ai concorsi per la dirigenza medica.

È proprio grazie a questo decreto che i servizi essenziali sono andati avanti e i cittadini hanno continuato a ricevere assistenza, perché ognuno di noi si è reso disponibile ad aiutare il sistema laddove fosse in difficoltà (vedi ad esempio la possibilità di avere incarichi nella medicina di famiglia, nel 1 18, nei pronto soccorso, nei reparti di medicina interna, nei reparti covid, ecc).

Con questo si è dimostrata (finalmente!) la fattibilità di avere un percorso che sia formativo da un lato e lavorativo dall'altro, sia congiunto che disgiunto, con la possibilità di renderci anche maggiormente indipendenti da un punto di vista economico, nota non ultima specialmente adesso che l'inflazione e la crisi economica iniziano a pesare più che mai sulle famiglie italiane.

Poteva rimanere tutto così e normare ciò a tempo indefinito? Ovviamente no.

È sotto l'occhio di tutti che un sistema formato da borse di studio non può andare avanti e, visto le attuali difficoltà, sinceramente ci saremmo aspettati il mantenimento delle promesse di una revisione della figura dello specializzando rendendolo un pol più libero, magari per assumere incarichi part time stabili nell'ambito della medicina generale ( medico di famiglia, 1 1 8, medicina penitenziaria) oppure di vedere il proprio contratto trasformarsi in una vera formazione-lavoro, avendo un contratto dignitoso con un giusto inquadramento giuridico economico, esattamente come avviene in tutti gli stati del mondo.

Peccato che nulla di tutto questo sia avvenuto e sembra che non ci sia una reale volontà di cambiamento neppure nel breve termine. Ci rimangono come sempre tante belle parole di retorica spicciola.

Capiamo che qualcuno, soprattutto a livello universitario non voglia contribuire a ridisegnare la figura dello specializzando portandolo ad essere un Professionista libero e indipendente in forza al Servizio Sanitario Nazionale con il rischio di perdere manovalanza che esegue gli ordini come il migliore dei soldati.

Pretendere di applicare le incompatibilità lavorative tipiche della dipendenza del pubblico impiego a medici che non sono dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, impedendogli di assumere incarichi di lavoro stabile ( e quindi non precario come avviene ora) per conto dello stesso Servizio Sanitario Nazionale al di fuori dell'orario formativo è del tutto fuori logica in un momento come questo.

Assistiamo a Pronto Soccorso che chiudono, medici di famiglia che mancano, turni di 1 18 e medicina penitenziaria scoperti, è etico bloccare la possibilità di chi sarebbe disponibile ad aiutare?

Dobbiamo immaginarci un futuro in cui la carenza e la fuga dei medici sono state volute per far spazio ad altre figure? Dobbiamo continuare a sentirci medici di serie B rispetto ai corrispettivi europei che possono operare liberi da insulsi e vetusti divieti? E soprattutto, perché un turno di guardia medica si puol fare mentre un turno in pronto soccorso no? Oppure perché una sostituzione MMG si e un'assistenza a una partita di calcio no? Perché non possiamo (tranne in qualche rara realtà italiana) prendere incarichi con il 1 1 8 per chi è formato a farlo, durante la specialità?

lo stesso, così come molti miei colleghi, darebbero volentieri una mano in pronto soccorso o sul 1 18 se ci venisse dato il permesso di lavorarci e invece NO, perché finito il periodo covid è ritornata la legge che inibisce la possibilità di svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa oltre l'orario formativo previsto pur in assenza di reali conflitti.

La formazione part time prevista dalla Direttiva Europea di fatto viene attuata solo per i medici DL Calabria.

Le deroghe sono state fatte solo dal DL Calabria per l’Assunzione degli specializzandi e per le convenzioni di medicina generale ai corsisti MMG. E intanto i servizi chiudono o vengono demandati ad altri.

Intanto il tempo passa e tutte le proposte avanzate in questi ultimi anni per cercare di ottenere un miglioramento del sistema che giovi a tutti, soprattutto ai cittadini continuano a rimanere castelli tra le nuvole con enormi rischi per la tenuta della Sanità nazionale stessa.

Riteniamo sia arrivato il momento per le Istituzioni di compiere i dovuti passi per ridare dignità alla formazione post laurea dei medici e nei confronti dei Cittadini consentendo a noi specializzandi di essere parte integrante del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Dott. Davide Boarato
Medico in formazione specialistica



23 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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