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La questione è più complessa di come sintetizzato da Cavicchi

di Grazia Labate 

31 OTT -

Gentile direttore,
ricorro volentieri al poeta Giusti e alla sua bella poesia Sant’Ambrogio: “Che fa il nesci, Eccellenza? o non l’ha letto? Ah, intendo; il suo cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato”, per rispondere all’articolo di Cavicchi a partire da una sana ironia perché comprendo che Cavicchi ha chiuso i circuiti dell’ascolto dell’altro per cui valgono in assoluto i suoi pensieri.

No, la questione è molto più complicata di come la semplifica nella sua quarta riforma e nel ripescaggio della teoria della compossibilità. Concetto utilizzato da Leibniz in chiave logico-metafisica e rielaborato in chiave etica da Vito Fazio-Allmayer. Che cosa è la compossibilità? Non è certo la semplice constatazione della possibilità di una contemporanea coesistenza. È piuttosto apertura alla possibilità dell’altro e riconoscimento che la nostra stessa possibilità dipende dal confronto con l’altro. È riconoscimento della dignità della irripetibile singolarità dell’altro e del fatto che le nostre irripetibili singolarità sono divenienti e si costruiscono nel dialogo.


Questo vale per tutti i campi della conoscenza umana compresa l’economia. E evidente che non va confusa con sostenibilità “Soddisfare i bisogni presenti senza compromettere gli equilibri esistenti.

E’ evidente come negli ulimi 30 anni siano cambiati i bisogni di salute della popolazione che invecchia sempre di ed è altrettanto evidente che occorra ridefinire per la sanità il paradigma quanti-qualitativo di costo- investimento, senno non c’è propspettiva di sviluppo futuro. Questo a sua volta implica una visione comune e politiche comumi ed unitarie sugli aspetti portanti di sistema in tutta Europa.

Ma non ho più parole per esprimere il fatto che la politica sanitaria oggi è diventata qualcosa, che da soli gli stati , quelli ricchi e i meno ricchi non sono più in grado di risolvere da soli, se vogliono corrispondere l’universalità del diritto e noi siamo messi peggio di altri nostri partner europei, abbiamo bisogno di aprire un Fronte sanità come investimento e non come costo e dunque andare in Europa perché qui ed ora, si ottengano regole di bilancio perché la crisi pandemica, quella energetica, l’inflazione e le guerre in corso richiedono di mettersi insieme e fare bilanci in grado di riparare bisogmi e traumi postpandemici, costi delle maggiori spese vaccinali per i più fragili, riorganizzazione a livello territoriale di un modo di concepire e proporre la risposta sanitaria di base perché l’invecchiamento lo richiede, come fatto oggettivo con cui fare i conti ed infine tanta, tanta prevenzione per evitare malattie e loro cronicizzazioni future.

Questo propongo, ma prima di me la stessa Ocse che Cavicchi cita e le stesse conclusioni a cui arriva l’analisi indipendente di Gimbe, lo affermano. Salute= Investimento. Non rinnego la mia storia politica ed istituzionale Pci, PDS, DS ma non sono mai stata Pd e la storia mi da ragione: la sinistra si è persa in una subulternità culturale impietosa., che le impedisce di riconoscere e di farsi riconoscere come tale. Io sono fiera delle battaglie che ho condotto ed anche vinto. A partire dal via i comitati di gestione e di potere nella sanità. Occhetto mi ascoltò e fu il primo firmatario in tal senso di una proposta di legge di eliminazione dei famigerati comitati di gestione. Quando fui al governo con Veronesi togliemmo il superticket sui farmaci, imtroducemmo gli screening tumorali gratuiti su seno, utero e colon, aumentammo le risorse per la sanità. Combattemmo in Europa con determinazione “Mucca Pazza” ottenendo maggiori risorse per intensificare controlli a tappeto con i nostri gloriosi veterinari, nonostante l’ostruzionismo in aula della lega.

Della 229 non ho condiviso l’intramoenia talmente allargata che fin dal suo esordio è diventata sanità di serie A e B per chi può e chi non può. Così del fatto che Sono riuscita a fare tutti i decreti attuativi della legge 42 sulle professioni sanitarie non mediche, lavorando giorno e notte, mi è testimone Saverio Proia, tranne che per gli odontotecnici e gli ottici optometristi, grazie al blocco da parte delle rispettive categorie mediche. Il profilo di odontotecnico tutt’ora è fermo al 1928 e il troppo abusivismo nella professione svolto da soggetti non abilitati alla fabbricazione delle protesi si è manifestato con forza in molte realtà del paese. Cosi per gli ottici optemetristi che hanno necessità di veder riconosciuta la professione come nel resto d’Europa.

Sui fondi sanitari Cavicchi mi attribuisce scelte che non ho fatto che facevano parte dell’ordinamento in vigore, ma che tutti facevano finta di non vedere, lasciandoli a proliferare senza regole nè controlli.

Abbiamo tentato con Livia Turco di attuare una regolamentazione di una realtà a cui nessun ministro aveva messo mano chiedendoci quale ricaduta sul SSN e sui cittadini avevano i fondi sanitari esistenti che nel 2006 avevano raggiunto una consistenza rilevante con detrazioni fiscali altrettanto rilevanti, senza che nessuno avesse messo le mani dentro, per vedere e controllare la ricaduta in termini di migliori o peggiori politiche per la salute.

Li abbiamo regolamentati abbiamo costruito un anagrafe con depositati statuti, bilanci prestazioni erogate ed abbiamo introdotto una gradualità in termini di copertura delle prestazioni spostando le prestazioni verso gli anziani e le cure odontoiatriche, ambiti di intervento sui quali i Lea erano avari e sparuti. Almeno il 20% delle prestazioni dovevano riguardare questi aspetti e poi ci eravamo ripromesse di andare entro 2 anni dalla costruzione dell’anagrafe ad un 40% delle prestazioni per denti, assistenza domiciliare e ADI, cotruendo un osservatorio in grado di relazionare al Parlamento di anno in anno sull’andamento del fenomeno, vista l’esplosione che stavano avendo nella contrattazione e visto il risorgere di SMS, società di mutuo soccorso, per affermare il bisogmo di prestazioni socio sanitarie sul territorio.

I sindacati hanno fatto crescere una contrattazione con un welfare aziendale corposo, per mettersi al riparo dalle crisi finanziarie del 2008, da un paese che non cresceva e non cresce a sufficienza per garantire un welfare degno di questo nome, compresi i gloriosi metalmeccanici di Landini, che hanno un cospicuo fondo sanitario. E secondo Cavicchi cosa si doveva fare? continuare senza regole facendo andare avanti un sistema binario di copertura senza regole, per cui nel mondo del lavoro ognuno con il suo fondo senza ritorno sui veri fabbisogni sanitari?

E già, ma questa per Cavicchi è cucina antiriformatrice di basso livello e scarso pensiero. E perché nessuno ha mai sollevato, secondo Cavicchi, il problema della previdenza complementare? che ha il doppio della defiscalizzazione dei fondi sanitari nel nostro ordinamento. Senza la quale il futuro pensionistico di moltissimi lavoratori e non voglio parlare dei giovani sono a totale rischio nel nostro paese? Perché tutto dovrebbe essere risolto da palingenetiche riforme. Peraltro anche la sua datata 2016. E’ cambiato il mondo in questi ultimi 7 anni.

La verità è che se questo paese non cresce, non si da una regola di equità redistributiva degna di questo nome, non tutela pienamente i propri giovani e nel contempo la piena salute della propria popolazione e si affida di volta in volta ai giochetti di distrazione di massa, come ha fatto col tentativo degli extraprofitti delle banche e con il palliativo della miserande aliquote Irpef, caro dott. Cavicchi non c’è trippa per gatti.

Quando si tenta di fare un ragionamento a largo raggio vedendo a che punto di complessità siamo arrivati, per trovare soluzioni congrue, il problema non è “sentirsi inondati da fiumi di parole". Proviamo a pensare che c’è stato uno sconvolgimento da quando Cavicchi ha scritto la sua quarta riforma, compresa una pandemia e 2 guerre, altro che più poteri ai comuni invece che alle Regioni, che nuovi modelli organizzativi e nuove autonomie e responsabilità. Ci vuole una inversione dei paradigmi per trovare soluzioni efficaci.

Infine vorrei ricordare che Cavicchi scrive valanghe di articoli anche a più puntate su questo giornale che ci ospita da anni con pazienza e benevolenza, ma nessuno si è mai permesso di criticare per la lunghezza degli elaborati o per contenuti che non condivideva, si è riconosciuto e tuttora si riconosce a tutti, come è giusto che sia, la libertà di pensiero, salvo il diritto della redazione di decidere in tutta libertà, di rifiutarne la pubblicazione se lo ritiene. Infallibilità, mancanza di autocritica, sono caratteristiche che non mi appartengono, non fanno parte della mia formazione, non soffro di delirio di onnipotenza e nemmeno di narcisismo esasperato. Sulle cose che penso elaboro, scrivo, ci metto sempre la faccia ed anche coerenza dei comportamenti istituzionali, dei voti parlamentari, anche molte volte in dissenso dal mio gruppo.

Vedo anche io il rischio grosso che stiamo correndo e mi auguro per questo nostro paese e per il nostro diritto alla salute, che si possa invertire la rotta, cambiando regole economiche e finanziarie, rafforzando la nostra grande risorsa umana in sanità, medici e tutto il personale sanitario, dandoci un programma d’azione, dal territorio alla ricerca, che ponga al centro il cittadino e la sua salute, i suoi diritti ma anche la responsabilità di conservarli, in un contesto dove economia , salute e ambiente siano capaci di rifondarsi per il bene comune. In amicizia buon vento e buona salute a tutti.

Grazia Labate



31 ottobre 2023
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