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Pubblico e Privato: analisi serie o solo preconcetti ideologici? 

di Alessandro Giustini

22 GEN -

Gentile Direttore,
oramai da alcuni mesi si sono lette molteplici opinioni su questo tema; confronto senza dubbio utilissimo per approfondire da punti di vista differenti la centrale importanza di questo tema che sempre più chiaramente appare esser il nodo cruciale per una riforma del SSN (se mai la politica riuscirà a partorirla ).

Purtroppo negli ultimi tempi sono prevalsi contributi che con tutta chiarezza manifestano una posizione di forte preconcetto verso il Privato. Viene descritto come un “peccato” di una fascia di popolazione che , disponendo di risorse economiche proprie, accede a prestazioni evitando le attese o le impossibilità di cure degli altri cittadini. Se questo accade gran parte della colpa va addebitato appunto ai ritardi della struttura pubblica che non riesce quasi mai a rispondere con efficienza ad uno dei parametri fondamentali della “buona medicina” che è la tempestività degli accertamenti e delle cure rispetto ai bisogni dei cittadini.

Poi il preconcetto spesso si ammanta di ideologia e trasferisce sul Privato anche concetti socio-politici che sembrano uscire da antiche posizioni vetero-comuniste .Senza dubbio esiste il tema della mancanza di adeguato finanziamento governativo verso il Pubblico che è causa rilevante di questa inefficienza: inadeguato finanziamento che dura da molti anni, che ha coinvolto tutti i Governi e che ha la sua origine nel forte e crescente debito pubblico nazionale che si incrocia con le regole finanziarie Europee che hanno generato ad es. il blocco delle assunzioni e del turn-over del personale.

È però necessario accettare che per il nostro Paese ma anche per molti altri, la situazione finanziaria generale oggi ed ancor più nel futuro, non consente di puntare su un sistema tutto , solo e sempre pubblico.

Ed adesso che ragiona con preconcetto ed ideologia continua a non considerare questo problema molto reale pretendendo che si possano trovare risorse chissà dove e come! E di solito sono rappresentanti dei tantissimi politici ed amministratori che quelle risorse le hanno mal-governate, dirigenti che nel sistema pubblico avrebbero dovuto dimostrare le loro reali capacità professionali.

E questa posizione preconcetta ed ideologica cerca anche di mascherare con il Privato quella che è un’altra causa evidentissima della attuale crisi del Pubblico : la inefficienza organizzativa e gestionale di molte Regioni e Aziende: Direttori Generali e funzionari che troppo spesso sono sempre gli stessi ,“migranti” tra posizioni diverse nei vertici della struttura del Servizio Sanitario quasi sempre per meriti politici e non certo per qualità dei risultati raggiunti. Peraltro avendo perfino perduto il preteso valore “elettorale” di parte dato che i cittadini hanno imparato a riconoscere i “soliti noti” responsabili delle inefficienze.

Non certo che il Privato non abbia le sue inefficienze e le sue responsabilità ma è incontrovertibile che applica la prassi di verificare se i compiti assegnati a dirigenti o professionisti siano stati raggiunti prima di promuoverli , premiarli o anche solo mantenerli. Chiaramente i compiti sono correlati al mandato “privato” che sia profit o no-profit , che però dovrebbe esser stato contrattualizzato e verificato dal Pubblico che ha su di se la responsabilità di governo complessivo.

Come giustamente scrivono Bancheri e Vannucci il Pubblico è l’unico che può e deve elaborare una “policy” di medicina di comunità , di prossimità, di continuità allineando gli interessi del Privato all’interno del sistema Sanitario Nazionale su obiettivi di Salute generali , dato che è l’unico a disporre della visione di insieme complessiva e stratificata dei bisogni e della loro evoluzione. Ed in questo compito è compreso anche il coinvolgimento del Privato come integrazione, sussidiarietà e cooperazione . Questo oltre che evitare gran parte della negativa concorrenzialità tra Pubblico e Privato può far confluire in vari modi ulteriori risorse scientifiche, professionali ed anche finanziarie nel complessivo sistema di tutela della Salute per i cittadini.

Ma il Pubblico ai vari livelli ha svolto come necessario questo compito negli ultimi decenni ? I risultati dicono senza dubbio di NO.

Ed allora la strada maestra per rimettere in carreggiata il nostro SSN evitando (non solo a parole) la deriva neo-liberista di mercato è che chi viene messo a gestire il Pubblico a tutti i livelli svolga questo compito e sia finalmente verificato sui risultati. Con le risorse date si può fare molto meglio e molto di più e quando le condizioni di finanza nazionale lo consentiranno la Sanità dovrà esser il primo impegno per ulteriori finanziamenti.

Se non si ridà efficienza, fiducia e credibilità al Pubblico si favorisce nei fatti la deriva verso il mercato liberalizzato che oggettivamente penalizza i Diritti di molti cittadini.

Come del resto altri importanti contributi comparsi su QS nelle settimane scorse , recentemente le analisi di Bancheri e Vannucci danno un indirizzo molto chiaro e solido, articolato e completo a questa esigenza di riordino complessivo del SSN che è sempre più urgente!

Alessandro Giustini



22 gennaio 2024
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