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Scienze motorie e fisioterapia. Senza equipollenze è meglio

di Gianni Melotti

10 APR - Gentile Direttore,
sono passati quasi due anni dall'approvazione della legge n° 63 del 21 aprile 2011. Una ricorrenza importante per noi fisioterapisti perché, con quella norma, fu abrogato il discusso articolo 1 septies che prevedeva l'equipollenza della Laurea in Scienze Motorie con quella in Fisioterapia. Mi piace ricordare l'avvenimento con una dichiarazione fatta a caldo da Mauro Gugliucciello, cui era stata affidata la delega sulla materia: "Finalmente, dopo cinque anni, giustizia è fatta”. E, a seguire, “Un'operazione difficile e complessa che è andata in porto solo grazie al fatto di avere affrontato ogni passaggio con lucidità e determinazione, nonché di aver promosso l'iniziativa del Manifesto "No all'equipollenza", concludendo che “La più "sconcertante" aggressione che una Professione intellettuale abbia mai dovuto subire nel nostro paese è stata respinta".

Che sia stata veramente eliminata un’anomalia, lo rende evidente anche il circolo virtuoso che si è creato successivamente con la pubblicazione, anche sulla sua testata, del recente documento finale elaborato dal tavolo tecnico ministeriale tra laureati in Fisioterapia e in Scienze Motorie. Tavolo, questo, insediato per stabilire le rispettive competenze. In realtà si è trattato di focalizzare quelle del laureato in SM perché, quelle del Laureato in Ft, sono definite, sotto ogni aspetto, da precise ed inequivocabili norme primarie che, nel testo, non vengono nemmeno citate, perchè date per scontate.

Quello che invece emerge con forza è che, finalmente, si è riusciti a fare chiarezza sulla linea di confine tra trattamenti terapeutico- riabilitativi, comprensivi di riacutizzazioni e aggravamenti, propri delle professioni sanitarie e l'attività fisica in fase di stabilizzazione.
Per capire la portata di quanto sto affermando, basti dire che nel testo si legge: ” Appare evidente che i programmi regionali di attività fisica adattata non possano comprendere le seguenti categorie di problemi:
-esiti di ictus cerebri entro l'anno dall'esordio
-malattia di Parkinson e parkinsonismi “instabili”; andranno utilizzati appositi strumenti di autonomia e specifici per il problema (FIM, Barthel, UPDRS) che costituiscano un cut-off specifico come criterio di esclusione
-malattie demienilizzanti
-esiti recenti (entro l'anno dall'intervento) di sostituzioni protesiche articolari (la specifica è necessaria al fine della gestione del rischio clinico)
-Esiti recenti ( entro 3 mesi dall'intervento) di qualsiasi intervento chirurgico, nel rispetto dei tempi biologici di riparazione dei tessuti, come da Linee guida scientifiche.

Certo non è stato facile arrivare a questi importanti risultati. Per capirlo dobbiamo ripercorrere, con la memoria, questi ultimi 10 anni.
E' passato un decennio dal primo convegno sulla materia tenutosi ad Udine, con il patrocinio dell'Università, nel dicembre 2003, ed intitolato:” Una scelta di campo tra comuni interessi”. I principi emersi allora sono diventati un importante punto di riferimento culturale, citati più volte anche nei documenti parlamentari che hanno portato proprio all'abrogazione dell'articolo 1 septies. Già allora vennero chiarite le competenze, i limiti e le eventuali collaborazioni tra i due professionisti e, la cosiddetta “Carta di Udine”, i cui contenuti sono sovrapponibili a quelli appena sottoscritti, è stata confermata, nei fatti, dal lavoro del tavolo ministeriale. Lavoro, questo, condiviso dalle istituzioni e dalle professioni interessate.

Avendo avuto modo di confrontarmi, per l'occasione con Gugliucciello, uno dei promotori del convegno di Udine ed ideatore del “Manifesto no all'equipollenza”, condiviso dalle Professioni Sanitarie, dai sindacati e dalle maggiori organizzazioni a tutela del cittadino, mi venivano confermate le difficoltà di questi due lustri nei quali abbiamo assistito all'estremo tentativo di far saltare tutte le regole. In primis provando ad inserire nella legge 43-06 il L. in S.M. tra le professioni sanitarie. Tentativo, questo, respinto all'unanimità da tutte le forze politiche. Successivamente con l'approvazione della famigerata equipollenza fra le due professioni ed ora abrogata.

Anche per Gugliucciello, vera memoria storica di questi anni, quanto emerse nel convegno del 2003 è diventato la premessa per poter giungere all'accordo odierno, siglato al tavolo ministeriale, che nulla toglie al laureato in Scienze Motorie perchè, dando a Cesare quello che è di Cesare, garantisce qualità all'attività fisica oggi alla mercé di molti operatori improvvisati, ma, nel contempo, lo esclude da qualsiasi attività sanitaria propriamente detta.

Gianni Melotti 

10 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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