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Madre dopo il cancro. Una pubblicazione dell'Aimac

di Elisabetta Iannelli

04 DIC - Gentile direttore
che si parli della preservazione della fertilità per i malati di cancro è, indubbiamente, un segno dei tempi e, soprattutto, un messaggio di forte speranza. Progettare la vita dopo il cancro aiuta a combattere la malattia ed è anche per questa ragione che l'Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici - AIMaC Onlus (di cui mi onoro di essere vicepresidente da oltre due lustri) che fornisce informazioni e sostegno psicologico su tutto il territorio nazionale, ha pubblicato un libretto dal titolo "Madre dopo il cancro e preservazione della fertilità" presentato in occasione della giornata nazionale del malato oncologico nel maggio 2013.
La pubblicazione di AIMaC  realizzata allo scopo di fornire informazioni chiare e scientificamente fondate è il frutto della collaborazione tra i massimi esperti in materia afferenti a ISS, AIMaC, HSR-San Raffaele di Milano, CRO Aviano, IFO Roma, IEO Milano, IST Genova, Osp.Civ. Macerata e Università Magna Grecia Catanzaro ed è scaricabile dal sito AIMaC  e ISS.
 
Il desiderio di maternità è di per sé vita, è guardare oltre la malattia sperando in un ritorno alla normalità dopo le cure.
 
Le richieste di aiuto e di informazione sulla possibilità di  preservare la fertilità arrivano ad AIMaC sempre più numerose, sia per l’aumento delle diagnosi di tumore in età giovanile sia per i migliori risultati delle terapie. Questa pubblicazione porta un messaggio di conforto e speranza a tutte le donne che si sono ammalate, ma che vogliono vincere la vita progettando di diventare madri dopo il cancro.
 
Il libretto, che può essere richiesto gratuitamente ad AIMaC, è un valido sussidio informativo per gli operatori sanitari e per orientare le giovani donne che si ammalano sul tema della preservazione della fertilità e della genitorialità dopo il cancro.
 
La pubblicazione, oltre a presentare le principali strategie di preservazione della fertilità (soppressione ovarica con analogo LH-RH, criopreservazione degli ovociti, criopreservazione embrionaria, crioconservazione del tessuto ovarico), affronta il tema della genitorialità adottiva e della gravidanza dopo il cancro. A quest’ultimo proposito, infatti, sono ancora vive le preoccupazioni sui possibili effetti nocivi dei pregressi trattamenti sulla gravidanza e sullo sviluppo del bambino, eppure i pochi dati disponibili non dimostrano un aumento del rischio di difetti genetici o di altro tipo nei nati da donne precedentemente sottoposte a terapie antineoplastiche, ma si osserva un tasso di aborto relativamente più alto (20-44%) rispetto a quello della popolazione non trattata. E’ consigliabile comunque un monitoraggio più attento della gravidanza, dal momento che è stata osservata un’aumentata incidenza di complicazioni da parto, tagli cesarei, nascite pre-termine o neonati con un basso peso alla nascita nella donne trattate rispetto ai controlli. Altro timore diffuso è che la gravidanza possa influire su una eventuale ripresa di malattia nella madre. Tuttavia, i dati clinici attualmente disponibili suggeriscono che le donne che hanno avuto una gravidanza dopo la diagnosi di tumore mammario non hanno una prognosi peggiore rispetto alle donne che non l’hanno avuta.
 
E’ comunque consuetudine diffusa suggerire di attendere almeno due anni dalla fine dei trattamenti, anche se è più ragionevole, nella pratica clinica, tener conto della possibilità di suggerire tempi diversi di attesa, in rapporto alla prognosi della malattia e all’età della paziente. In questo campo molto delicato, è necessaria una corretta comunicazione, fra l’oncologo, il paziente e il medico specialista in riproduzione umana per definire una corretta programmazione della gravidanza che tenga conto del rischio di recidiva e della prognosi oncologica.
 
Elisabetta Iannelli
 
Vice Presidente AIMaC

04 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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