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Blocco contratti. Alcune riflessioni sui contributi di Cavicchi, Proia e Troise

di Andrea Bottega

06 OTT - Gentile direttore,
nonostante il malessere che serpeggia nelle corsie degli ospedali vedo che ancora pochi sono aperti a un dibattito pubblico sul come uscire da questo pantano in cui dal 2010 ci troviamo. Noto che sono pochi i rappresentanti dei lavoratori della sanità che sono disponibili ad avanzare idee e proposte da offrire alla politica e da perorare magari tutti assieme. Qualche rara eccezione c’è e Nursind con loro si vuole confrontare. Partirei dunque dalle tre mosse proposte del segretario dell’Anaao, Costantino Troise, per sbloccare lo stallo della contrattazione.

1. Fare il CCNQ sui comparti e le relative aree contrattuali. Su questo punto di non poco conto si tratta di applicare la riduzione a 4 comparti e relative aree dirigenziali previste dal nuovo art. 40 comma 2 del dlgs 165/2001. In tale situazione il Comitato di settore ha proposto di far confluire in un unico comparto i dipendenti del SSN e quelli delle Regioni e di costituire la relativa area dirigenziale (SSN+Regioni) magari con diverse sezioni contrattuali. In questo caso però scomparirebbero le OO.SS. di rappresentanza dei dirigenti regionali con non pochi problemi per le Regioni. Interessante e degna di essere presa in considerazione mi sembra invece la proposta avanzata tempo fa dal dott. Proia proprio su questo quotidiano che prevede “una sede negoziale unica e unificante” per tutte le professioni sanitarie (del comparto, dell’area III e IV e della medicina convenzionata) per poter meglio organizzare e valorizzare il lavoro dei professionisti della salute. Devo dire che la proposta sarebbe da noi condivisa proprio per le motivazioni espresse nell’articolo ma dubito che altri siano disponibili a tanto. Ad un contratto unico, quindi, penso sia dura arrivarci ma vorrei lanciare una proposta di modifica legislativa, come mediazione, che potrebbe andare nella direzione auspicata dal dirigente del ministero. Mantenendo l’impianto della riforma Brunetta chiederei di istituire un quinto comparto e relativa area dirigenziale a cui affluiscano tutti i professionisti sanitari dell’attuale comparto e dirigenza. Penso questa possa essere una battaglia comune verso la realizzazione degli obiettivi già indicati dal dott. Proia e che giustamente raccoglierebbe in un unico sistema contrattuale quella peculiarità che la sanità porta rispetto a tutto l’impianto amministrativo della Stato e delle Regioni.

2. Eliminare il blocco ai tetti stipendiali. Penso sia un compromesso che in prima battuta possa essere condiviso e che permetterebbe di far ripartire la contrattazione almeno di secondo livello. Un primo passo per salvare la contrattazione e il senso del sindacato.

3. Il reperimento delle risorse economiche per la contrattazione decentrata. In diversi e da diverso tempo andiamo dicendo che la spesa improduttiva è considerevole ed è principalmente allocata nel malaffare. Settimanalmente se non quotidianamente veniamo a conoscenza di queste situazioni, ultima in ordine di tempo la truffa di 17 milioni di euro dell’Ospedale Israelitico. I costi della medicina difensiva (13 miliardi) e dei contratti capestro del projet financing (contratti di concessione) sono altri esempi.


Cadute nel vento sembrano anche le 10 domande che il prof. Ivan Cavicchi ha rivolto ai sindacati della cui voce ormai si ascolta solo l’eco. Nursind prova a rispondere:
1. rivendicare il diritto alla contrattazione per un’equa retribuzione è un dovere che le rappresentanze dei lavoratori non possono declassare in base a strategie collaterali. La contrattazione, anche a risorse ridotte, va richiesta a gran voce e, mi dispiace, non è accettabile il ricatto morale da parte della politica che indica i dipendenti pubblici come dei “fortunati dal posto garantito”. Il sacrificio legato al lavoro e le responsabilità ce le portiamo sulle spalle ogni giorno. Ci dispiace per chi il lavoro lo perde o no lo trova e a loro diamo la nostra solidarietà e disponibilità a lottare perché anch’essi ne abbiano uno ma non siamo disposti a calare le brache perché dovremmo sentirci in colpa.
2. Sulle risorse economiche abbiamo già concordato che ci sono all’interno del sistema e si trovano nel malaffare e nella corruzione. Già questi basterebbero per una contrattazione non a costo zero.
3. Per la giovane età del sindacato Nursind il consociativismo non è conosciuto. Anzi, il consociativismo (sindacato-azienda) in molte aziende ha bloccato la volontà di rinnovamento e riorganizzazione portata da Nursind. Nursind ha una peculiarità che alcuni altri non hanno: è un sindacato di professionisti cioè accanto alla rappresentanza dei lavoratori, esprime delle posizioni dettate dalla profonda conoscenza dell’esercizio professionale perché lo pratica quotidianamente. Forse dall’ascoltare la voce di questi professionisti ai tavoli negoziali potrebbe giungere qualche proposta non ideologica ma veramente risolutiva dei problemi organizzativi del lavoro. Se non ci è data questa possibilità come fare a cambiare in meglio il sistema?
4. Concordiamo nel ribadire che lo sblocco del turn over e la disoccupazione infermieristica sono danni non solo per la categoria ma anche per i cittadini. Più volte abbiamo criticato anche soluzioni normative che puntavano a scaricare il peso e costo dell’assistenza sulle famiglie e dequalificavano un diritto fondamentale. Inoltre, il centro studi Nursind si è attivato per indagare e quantificare il fenomeno della disoccupazione infermieristica con uno studio fresco di pubblicazione.
5. Certamente l’attuale forma massima di protesta, lo sciopero, è uno strumento che riteniamo, per come è stato depotenziato nei servizi pubblici, sia divenuto inadeguato per manifestare il disagio dei lavoratori. Per ora è l’unico. La disobbedienza potrebbe essere una nuova frontiera di lotta. Compensare quotidianamente significa acconsentire alla propria de-capitalizzazione.
6. Qualcosa dobbiamo inventarci per far passare il messaggio che il disagio dei lavoratori si ripercuote nella qualità dei servizi ai cittadini. Ciò che è difficile, è far capire a tutti questa correlazione, renderla evidente. La verità è che il sistema regge perché è basato sulla compensazione (non nota al cittadino) che ciascuno di noi fa allungando il proprio orario di lavoro per finire le visite, l’intervento, le urgenze, per garantire sempre e comunque una risposta anche se non c’è chi dovrebbe darla.
7. Rivediamo la deontologia nell’ottica di limitare la compensazione e vediamo che scusa accamperanno per far saltare i riposi e richiamarci in servizio. Se limitata la prestazione lavorativa al contratto la questione sarebbe prettamente sindacale ma spesso gli ordini di servizio ci ricordano che siamo deontologicamente vincolati…
8. Il lavoro è spesa pubblica nella misura in cui è lavoro inutile cioè improduttivo. Ora, siamo convinti che lavoro improduttivo o poco produttivo ci sia in sanità ma siamo nell’impossibilità di riorganizzarlo assieme attraverso lo strumento del contratto perché c’è il timore che aumenti la spesa. La spesa, se è un investimento ben ponderato, produce ricchezza. Questo lavoro noi volgiamo premiare pagandocelo con quello improduttivo.
9. Sostenibilità, come ben ci insegna lei prof. Cavicchi, ha in sua origine un legame stretto con lo sviluppo più che con il contenimento economico. Uno sviluppo sostenibile cioè reso compatibile con una salute di sistema, salute che nasce anche e prima di tutto evitando ciò che è male, marcio nel sistema.
10. La proposta che potremmo fare al governo è di dotarsi assieme di strumenti che concretamente indichino la spesa improduttiva e lo spreco e la loro trasformazione in fondo di produttività a disposizione dei dipendenti.

Sono solo 10 risposte che non hanno la presunzione di essere 10 comandamenti o la ricetta per uscire dallo stallo. Sono un contributo alla discussione nella speranza che più contributi ci aiutino a costruire qualcosa di buono per i lavoratori che rappresentiamo e i cittadini che fruiscono della nostra professionalità.
Il nostro datore di lavoro resterà insensibile a queste riflessioni?
Per rendere ulteriormente evidente che questa è la strada che vogliamo percorre, il 3 novembre Nursind ha indetto lo sciopero del comparto sanità perché la contrattazione sia ancora un momento qualificante per la valorizzazione della nostra opera.
 
Dr. Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind 

06 ottobre 2014
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