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Eppur ci sono medici non disposti a “calarsi le brache”

di R.C.Rossi, U.Trucco, G.Pizza (Omceo Milano, Savona e Bologna)

14 GIU - Gentile Direttore,
l’interessante presa di posizione di Ivan Cavicchi su quanto replicato dal Dott. Panti alle considerazioni ed al dibattito scaturito dalle colonne di Quotidiano Sanità e nelle aule della convention di Rimini, ci spinge ad alcune considerazioni.
Certo non manca chiarezza al sociologo e Collega (laurea honoris causa in medicina) Cavicchi e desideriamo confortarlo nella sua interpretazione del mondo medico e della rappresentanza ordinistica: noi non ci identifichiamo in ciò che intravvede nel Collega Panti come descritto nell'articolo sopra citato. Noi crediamo ancora che, per usare la metafora del filosofo capitolino, il condottiero della nave possa rappresentare la differenza tra arrendersi all’ineludibile bufera della medicina amministrata e calare le scialuppe (rectius calare le brache) e cercare (con profitto) di far approdare la nave in una terra promessa in cui medici e pazienti possano ricominciare da capo. E i “diversi” da “Panti” in FNOMCeO non sono pochi! Anche nella stessa Toscana dove, infatti, la federazione regionale si è addirittura spaccata in tre parti.
 
Del resto, quanto siamo interessati alla salvaguardia della professione medica partendo dal e pretendendo il rispetto dell’autonomia professionale del Medico e dell’Odontoiatra crediamo sia evidente: non a caso la reazione dei nostri tre Ordini (Milano, Bologna, Savona) al decreto “appropriatezza” è stata quella di impugnarlo al Tar! Non sarà mai un amministratore e/o un politico a dirci come curare un malato, quali esami richiedere e con quale cadenza e quali farmaci di brand o similari somministrare: qui non si passa! L’appropriatezza non si fa a colpi di decreto, ma creando consenso tra pari, così come accade in tutto il resto del mondo civile. 
 
Desideriamo inoltre confermare al prof. Cavicchi che molti sono i medici pronti a rivalutare il loro paradigma operativo e ad affrontare quelle sfide di ripensamento della nostra professione ormai immersa in uno scenario di forte complessità: dalla capillare diffusione delle informazioni tecniche (anche se non sempre correttamente divulgate e veritiere) alla capacità di interlocuzione del paziente. Molti medici e molti Ordini sono su questa lunghezza d’onda sulla quale non troviamo, però, né politici né amministratori pronti al dialogo. Questi ultimi al dialogo preferiscono delibere e decreti autoreferenziali.
 
Chiarisca il Governo, una volta per tutte, se la salvaguardia della salute del cittadino e, dunque, del SSN siano un peso o una risorsa! Non siamo così lontani dal ritenere necessario dimostrare la congruità della nostra attività professionale in termini di risultato clinico, appunto clinico, cioè mantenimento e miglioramento delle condizioni di salute del cittadino e a seguire del territorio, dei luoghi di lavoro, dell’ambiente come abbiamo statuito nel nostro Codice di Deontologia. Se si accompagnerà anche ad un risultato di valenza economicistica ben venga, ma quest’ultimo non potrà mai essere il parametro di riferimento che avrebbe in sé il germe del sacrificio del diritto alla salute del paziente.
 
Si aprano dunque tavoli di discussione a tutto campo: dalle scelte cliniche a quelle economiche. Si confrontino i pareri, si adottino parametri volti a selezionare medici sul merito, si adottino parametri volti a selezionare amministratori in grado di confrontarsi con le scelte dei medici, dei cittadini e che non esordiscano con le solite affermazioni di “rendere compatibili” le scelte con il SSN.
 
Ciò detto, non ci pare proprio che all’orizzonte il tempo migliori. Ad esempio la bozza SISAC per la trattativa sul nuovo ACN non fa pensare ad una concezione nuova della medicina del territorio, ma ad una triste sbobba riscaldata e un po’ rancida. In altri termini, noi continuiamo a dirigere la goletta, nonostante la bufera, ma ci dovrebbe anche ogni tanto essere qualche schiarita determinata dal fatto che la classe politica dovrebbe fare, una volta tanto, un minimo sforzo per considerare Medici e Odontoiatri come co-autori del processo di diagnosi e cura e non come dei piccoli Oliver Twist da reprimere nel momento in cui reclamano il loro ruolo. Altrimenti, il rischio è che la ciurma se la fili, lasciando il valoroso capitano solo sulla tolda!
 
Roberto Carlo Rossi
Presidente OMCEO Milano
 
Ugo Trucco 
Presidente OMCEO Savona
 
Giancarlo Pizza 
Presidente OMCeO Bologna


14 giugno 2016
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