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I cervelli in coma e l’autodeterminazione

di Manlio Converti

29 APR - Gentile direttore,
è arrivata anche in Italia la notizia di ben 200 cervelli di maiali, tenuti in coma profondo dopo la morte e separazione dal corpo. Il tema è intrigante e complesso, il gioco di parole, nel paragone uomo/maiale, ricorrente nei commenti. Tuttavia esistono questioni di Bioetica e di Business da considerare
 
Nenad Sestan su Nature è il promotore di questa discussione, che parte dagli "organoidi" già realizzabili in vitro fino a quelli post mortem di maiali, per porre una domanda chiara: quando il tessuto cerebrale umano diventa vivo e quindi degno di protezione e diritti civili?
 
Né gli attuali organoidi, né i cervelli di maiale, mantenuti in coma profondo fuori dal corpo, pongono lontanamente il problema. I primi perché troppo limitati. Gli altri perché non umani, ma soprattutto perché in coma irreversibile.
 
In Italia, per la seconda volta, abbiamo concesso la possibilità di cittadinanza ad un neonato inglese praticamente decerebrato, ad esempio, ma non siamo ancora riusciti a darla con lo Ius Soli a figli vivi dei migranti o protezione civile adeguata ai bambini che arrivano da soli attraverso il canale di Sicilia.
 
I cervelli di maiale in coma non spostano affatto il concetto di morte scientificamente intesa, oggi, ma se un giorno riuscissimo grazie agli studi su questi stessi cervelli ad invertire il coma o a curare patologie psichiatriche e neurologiche degenerative? 
 
Neanche in questo caso ancora futuribile cambierebbe nulla, perché il limite resterebbe la reversibilità del coma esattamente come oggi.
Cambia invece e subito l'aspetto del business, perché gli organoidi sono ancora costosissimi e in via di sviluppo, mentre ovviamente i cervelli di maiale sono low cost e già pronti all'uso. 
 
Porre limiti serve allora ad avvantaggiare il business più esoso degli organoidi? 
 
Tuttavia anche questo è un problema di bioetica se pensiamo alla possibilità di fare ricerca su cervelli in coma profondo di esseri umani. 
 
Io sono già disponibile, dopo una vita lunga e piacevole, a donare il mio corpo per trapianti o per ricerche scientifiche, per cui mi offro da subito per questo tipo di lavoro scientifico (ovviamente dopo la mia morte cerebrale o coma profondo).
 
Questo sarebbe un problema di Autodeterminazione che andrebbe regolamentato, col rischio di limitazioni ideologiche, oppure possiamo imparare a fare a meno della giurisprudenza quando si parla appunto di autodeterminazione? 
 
L'esempio delle adozioni per le coppie Lgbt o GPA, ma anche del testamento biologico o della eutanasia, da una parte e quello delle limitazioni dei diritti civili, del processo a Marco Cappato, come della legge 40 o sull'obiezione di coscienza, ci insegnano che forse noi italiani dovremmo imparare a discutere prima e ad essere più tolleranti sempre. 
 
Manlio Converti 
Psichiatra 
Presidente AMIGAY 

29 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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