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Rispetto e attenzione per le professioni sanitarie di osteopata e chiropratico

di Luciano Doniaquio

25 GIU - Gentile Direttore,
quanto affermano i fisioterapisti Gugliucciello e Melotti nel merito della condizione attuale delle professioni di osteopata e chiropratico trova in parte la nostra condivisione. Né potrebbe essere altrimenti in riferimento alla preliminare individuazione delle nuove professioni sanitarie ex lege n.3/2018, essendo queste ancora in attesa delle rispettive discipline a indicazione delle mansioni professionali e del corso di studi.

Viceversa, trovo alquanto strumentale e fuori contesto la citazione delle parole del neo-Ministro, come da essi pretestuosamente riportate a sostegno della solita, pregiudiziale e non circostanziata ostilità verso l’indipendenza delle due nuove professioni sanitarie.

Infatti, affermare che la politica in tema di vaccini obbligatori debba prendere atto delle evidenze scientifiche, come giustamente riferito dal Ministro Grillo, nulla ha a che vedere con le scelte compiute dalla politica per l’identificazione delle nuove professioni sanitarie la cui istituzione preveda il parere preliminare dell’Istituto Superiore di Sanità e degli Organi competenti. Parere di cui il Ministro è certamente edotto, considerato per altro il suo contributo favorevole in Commissione parlamentare durante la precedente legislatura.

L’ostinazione mostrata contro osteopati e chiropratici potrebbe essere letta come fragilità professionale oltre che probabile immaturità deontologica. Per tale ragione, in qualità di ex fisioterapista e attuale osteopata, vorrei consigliare ai "colleghi" di evolvere dal proprio metro di giudizio e prendere atto che nessun osteopata o chiropratico abbia mai inteso sottrarsi a pareri tecnico-scientifici terzi, malgrado le prassi del passato con cui sono state più agevolmente identificate altre professioni sanitarie come quella del fisioterapista. Professione quest’ultima che, grazie alla politica, ha recentemente beneficiato anche di specifico Albo professionale senza necessità di alcun pronunciamento di commissioni tecniche.

Gli osteopati e i chiropratici, consci dell’esistenza dei presupposti giuridici, scientifici e internazionali delle proprie rispettive attività, confidano nella rigorosa definizione di norme che possano mettere ordine in materia e tutelare la salute. Gli osteopati, in particolare, hanno rappresentato con spirito di servizio la contestabilità dei corsi di studi nella loro disciplina, qualora erogati senza autorizzazione e controllo delle Autorità competenti (cfr.: Norma europea CEN-Deviazione di tipo A per l’Italia in allegato).

Anziché combattere battaglie di retroguardia, i fisioterapisti più attenti alla legalità potrebbero unirsi a quegli osteopati che, nelle more delle decretazioni attuative,  chiedono l’immediata sospensione di corsi e corsetti autoreferenziali in osteopatia, dei master non professionalizzanti aperti a questi o quei professionisti, dei corsi di studi non controllati né autorizzati che formino operatori senza alcuna sicurezza verso sé stessi e verso gli altri. Perché non formalizzare con coerenza anche questa richiesta? Non sarà per caso che alcuni fisioterapisti preferiscano l’assenza di regolamentazione per promuovere alcuni redditizi corsi privati in cui l’osteopatia possa rappresentare oggetto di specifico aggiornamento? In questo caso, tuttavia, la scienza perderebbe il proprio primato non solo rispetto alla politica ma soprattutto nei confronti dell’interesse particolare.

Luciano Doniaquio
Fondatore e Socio dell’Associazione Professionale degli Osteopati


25 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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