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Parafarmacie. Ecco perché Lpi abbandona il tavolo Fofi

di Ivan Giuseppe Ruggiero

29 OTT - Gentile Direttore,
in relazione al tavolo tra la Fofi e alcune Sigle di Parafarmacie, compresa Lpi, lascio il tavolo, deluso, ma con tanto entusiasmo per come stanno evolvendo le dinamiche Politiche. Dopo le dichiarazioni del Presidente Mandelli e Vice Presidente D'Ambrosio Lettieri, a FarmacistaPiù, mi sono subito reso conto, che non ci sono aperture da parte della Fofi alle Parafarmacie. Mi spiego: Il doppio canale Parafarmacia-Farmacia, non è accettato. Non è una questione di soluzioni, ma di non condividere un percorso di evoluzione della Parafarmacia.

La Fofi, vede la possibile risoluzione del problema, non nell’accesso alla professione liberamente, ma ancora attraverso un sistema protezionistico, a favore di posizioni dominanti, non formato più dalla lobby delle farmacie, ma dal Capitale. Questo purtroppo sfugge a molti colleghi, che come una sorta di “memory loss”, hanno dimenticato, che la legge 124 del 4 Agosto 2017, con un provvedimento di "liberalizzazioni spinte”, attraverso il ddl Concorrenza, ha dato la possibilità a chiunque, senza titolo e senza abilitazione alla professione, di entrare in un settore protetto come le Farmacie.

Quindi la farmacia è del Capitale e seppur quelle indipendenti cercheranno di resistere ai gruppi più forti, che come oligopoli si formeranno su tutto il territorio Nazionale, sarà difficile essere fuori dal sistema da soli. Le condizioni commerciali dei gruppi grossi, metteranno in crisi le farmacie indipendenti e le più piccole, costringendole a chiudere, vendere o unirsi.
 
Mi sarebbe piaciuto collaborare per proteggere la nostra categoria dai capitali, cercando di riportare il Farmacista come fulcro del sistema farmaceutico, ma mi sono reso subito conto che c’è una “falla” nei ragionamenti. Non si limita il capitale, bloccando misure per il riconoscimento della figura professionale del Farmacista Titolare di parafarmacia, giustificandosi che potrebbero far crescere il capitale. Il Capitale si limita con proposte emendative atte a produrre paletti. Proposte che al momento non sono state formulate da nessuno della Fofi o anche da Federfarma stessa.

La fascia C, come la Farmacia non convenzionata è un provvedimento che vediamo come un riconoscimento al farmacista, non come un regalo al capitale, poiché il capitale ha la farmacia e gli sono stati concessi tutti i farmaci.

Mi spiace, ma questo discorso è stato difficilmente compreso e forse limitato a una piccola fetta di capitale rappresentato dalla grande distribuzione, come Conad. Il Capitale è anche Walgreens Boots Alliance e analoghi e dire non liberalizziamo perché regaliamo una fetta di mercato a questi colossi è una “falla” senza precedenti, perché, il regalo più grande gli è stato concesso dal Ddl Concorrenza, appunto la Farmacia.

Forse se avessimo fermato la legge 124 e liberalizzato le Parafarmacie, il sistema farmaceutico sarebbe stato gestito unicamente dal Farmacista. Il bene del Paziente sarebbe rimasto come fulcro della logica della Farmacia e del farmacista rispetto a quella del Prezzo.
Si parla di Parafarmacie, ma il vero problema è il capitale. Bisogna ristabilire la “centralità” del farmacista, rafforzando il suo ruolo.
 
Questo non si può fare attraverso i concorsi, basta pensare ai danni che ha creato il concorso straordinario di Monti e al fatto che i capitali li ha bypassati, non lo risolve il riassorbimento e qualsiasi soluzione che prevede una graduatoria per i farmacisti Titolari di Parafarmacia, assegnando fantomatiche sedi, lasciate dal vecchio concorso, di nessuna valenza, e magari senza deroga alla pianta organica e obbligando i colleghi a spostarsi chissà dove.
 
Bisogna creare un sistema nuovo di accesso alla professione, con la consapevolezza, che il Decreto Bersani non può essere toccato e che non possono essere chiusi i codici univoci.

Bisogna pensare di dare futuro anche ai giovani laureati e dargli la possibilità di sbocchi professionali e anche qui le belle parole di creare canali alternativi, come il farmacista nelle cliniche, case di cura, carceri, strutture ospedaliere e assimilabili, navi da crociera, treni a lunga percorrenza, dispensari farmaceutici presso aeroporti, stazioni ferroviarie, aree di servizio della rete autostradale, ecc. ne ho solo sentito parlare, ma poi? Perché la Parafarmacia non potrebbe essere un nuovo canale lavorativo?

Insomma non si può pensare di limitare la professione, quando abbiamo bisogno di creare lavoro. Abbiamo una responsabilità enorme nei confronti di questi colleghi che hanno investito nelle loro attività. Sono passati più di 11 anni, oramai il sistema parafarmacia esiste e v'invito a guardarlo non come un esercizio commerciale, nemico delle farmacie, ma come luogo professionale di lavoro del Farmacista e per questo va tutelato.

Non possiamo essere Farmacisti solo per pagare, Enpaf, Ordine dei Farmacisti, Fofi e tutte le tasse, in egual valore ai farmacisti Titolari di Farmacia. V’invito a Pensare alla Parafarmacia come nuovo canale di lavoro per tanti giovani laureati, in egual modo a quelli evidenziati in quel famoso ddl mai portato a termine.

Allora sarò presente di nuovo al tavolo per difendere il farmacista e lottare insieme a voi per difendere il lavoro più bello del mondo.

Questi i motivi che mi hanno portato ad allontanarmi dal tavolo, accelerando le soluzioni emendative che porterò al governo in questi giorni.

Non esiste il Farmacista di serie A o di serie B, esiste il Farmacista.
 
Dr. Ivan Giuseppe Ruggiero
Presidente Libere Parafarmacie Italiane

29 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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