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Contratto medici e dirigenti. Il punto di vista dei dirigenti delle professioni sanitarie

di Marcello Bozzi

25 LUG - Gentile Direttore,
anche l’Associazione Nazionale Dirigenti Professioni Sanitarie (Andrprosan) ha fatto parte parte della delegazione Cosmed al tavolo del negoziato per il contratto della dirigenza medica e sanitaria. Una importante esperienza e una percezione positiva, in linea con il pensiero delle sigle firmatarie il contratto. 
 
Di particolare interesse per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, per gli indispensabili adeguamenti legislativi:
- la dichiarazione congiunta n. 7 - con riferimento all’art. 89 (Indennità di esclusività), le parti auspicano che si concluda il percorso normativo atto a garantire la possibilità di opzione tra rapporto esclusivo o non esclusivo per la dirigenza delle professioni sanitarie di cui all’art.6 della Legge 251 del 10/8/2000;
- la dichiarazione congiunta n. 13 - le parti ritengono opportuno effettuare un approfondimento sulla possibilità di includere la retribuzione di posizione parte variabile nella base di calcolo utile ai fini dell’indennità premio di servizio;
- l’adeguamento normativo per l’accesso alle posizioni di SC per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie (in maniera identica alle altre Dirigenze Mediche, Veterinarie e Sanitarie).
 
Parallelamente ai tanti aspetti positivi Andropasan prende atto che alcune proposte di modifica non hanno trovato riscontro favorevole, in particolare l’art. 14 (caratteristiche del rapporto di lavoro dei dirigenti – mantenendo delle separazioni che oggi non hanno ragione di esistere), l’art. 18 (tipologia di incarico – con la “dimenticanza” della previsione della SC  anche per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, al pari delle Direzioni di Distretto e di Presidio Ospedaliero … come peraltro già esistente in molti casi).
 
Le istanze presentate avevano lo scopo di evidenziare che un sistema complicato e complesso come il SSN, multi-professionale e multi-disciplinare, ha bisogno del più alto livello possibile di integrazione, anche (soprattutto) attraverso una diversa considerazione rispetto al passato e, soprattutto, pari diritti e pari dignità tra i professionisti che operano per il raggiungimento degli stessi obiettivi.
 
L’impianto contrattuale non ha superato alcune rilevanti differenze (pur nella consapevolezza che non è nella potestà di un contratto modificare una norma di legge e prevedere finanziamenti specifici), con il forte rischio di aumentare le tensioni e le distanze tra famiglie professionali diverse che, con molta fatica, si stanno cercando di attenuare.
 
A titolo esemplificativo: alla Dirigenza Medica e veterinaria è riconosciuta l’indennità di esclusività e l’indennità di specificità medica; alla Dirigenza Sanitaria è riconosciuta l’indennità di esclusività; alla Dirigenza delle Professioni Sanitarie … nulla!
 
Probabilmente se ci fosse stata più solidarietà, una maggiore consapevolezza da parte del Comitato di Settore e un maggiore coraggio da parte di ARAN, alcuni punti avrebbero potuto trovare una attenzione e un riscontro diverso, con il giusto riconoscimento di pari diritti e pari dignità alla Dirigenza delle Professioni Sanitarie, cui afferiscono circa i 4/5 del totale dei dipendenti di un’Azienda.
 
Lavorare sui punti sopra citati richiederà sicuramente un grande sforzo e una maggiore adesione e compattezza tra i Dirigenti delle Professioni Sanitarie, tenendo conto che il contratto firmato è già scaduto il 31/12/2018, con la necessità di lavorare da subito alle rivisitazioni necessarie, anche legislative, con il coinvolgimento diretto degli attori del sistema.
 
Relativamente alla affermazione nella dichiarazione a verbale della Cimo, che sostanzialmente dice che l’arrivo della Dirigenza degli Infermieri ha sottratto una componente economica ai medici, vale la penna di ricordare che:
- I Dirigenti delle Professioni Sanitarie non arrivano “a mani nude” ma portano  rilevanti risorse, anche economiche.
 
- La numerosità e la tipologia di professionisti necessitanti per il funzionamento del sistema non deve fare riferimento alla “storicità” dei dati, ma alle modifiche che hanno riguardato il sistema (evoluzioni scientifiche, tecnologiche, metodologiche), i bisogni della popolazione (cambiamenti demografici, epidemiologici e socio-economici, aumento di cronicità / fragilità / disabilità), gli indirizzi normativi (es. decreto 70/2015, con precisi riferimenti agli standard min e max riguardanti le discipline attivabili in ogni ambito regionale e le casistiche di riferimento, a tutela e garanzia di utenti, professionisti ed aziende), le evoluzioni normative che hanno riguardato il sistema (es. Decreto 24/2017, accreditamento delle strutture, etc.) e la formazione dei professionisti.  Guardare all’innovazione senza interventi paralleli sull’organizzazione, anche con ripensamenti condivisi dei modelli organizzativi e dei sistemi di cura e assistenza, oltre che non rispondere ai principi del management moderno, non consente né il miglioramento dei servizi all’utenza, né l’utilizzo corretto e razionale delle risorse.
 
- E’ indispensabile trovare superamento delle criticità esistenti, a livello culturale e professionale, coniugando al meglio i saperi caratterizzanti di ognuno con la prevalenza delle condizioni clinico / assistenziali / riabilitative dei malati, dall’operatività quotidiana alla responsabilità apicale, con chiara definizione di ruoli e responsabilità per ogni livello delle articolazioni organizzative, con il più alto livello possibile di integrazione  (nessuno può farcela da solo!).
 
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN
 

25 luglio 2019
© Riproduzione riservata

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