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Caso Tafida. Siamo sicuri di aver fatto il bene della piccola?

di Mario Riccio

10 GEN - Gentile Direttore,
la notizia delle dimissioni dalla rianimazione dell'ospedale Gaslini di Genova di Tafida Raqeed dimostrerebbe che i giudici inglesi avevano torto ad indicare che il miglior interesse della piccola paziente era un percorso di desistenza terapeutica che l’avrebbe accompagnata a morte. Tafida è in una condizione, stando alle poche notizie cliniche certe, di stato vegetativo o al massimo minima coscienza secondario alla rottura di una malformazione vascolare cerebrale.
 
Come hanno riferito gli stessi curanti, al momento è stato solo possibile: supportare le funzioni vitali di Tafida, renderle più confortevoli affinché sia possibile la cura a casa della bambina da parte dei genitori, ossia rendere possibile la ventilazione meccanica e la nutrizione a domicilio.
 
E’ evidente che sarebbe stato possibile raggiungere tale obbiettivo anche nel prestigioso ospedale londinese ove era ricoverata. Ma la questione che si sono posti i giudici ed i medici inglesi era un'altra. E’ questo il “best interest” della piccola? Sicuramente per i genitori veder continuare la vita, almeno quella biologica, della loro figlia è motivo di consolazione, almeno stando alle loro dichiarazioni. Ma siamo certi che questo è sufficiente a giustificare l’invasività dei trattamenti, tracheotomia e gastrostomia percutanea, a cui è stata sottoposta? L’idea di contrapporre i buoni- cioè il Gaslini, contro i cattivi, i medici e il sistema giudiziario inglese, è del tutto fuorviante. Necessiterebbe invece una seria riflessione sul valore della vita.
 
Tafida non può e mai potrà partecipare a questa riflessione, rimane soggetto passivo condannata in una condizione artificialmente sostenuta, senza reale possibilità di un ritorno ad una vita attiva. L’unica consolazione è che non può soffrire, né fisicamente né psicologicamente- della sua stessa condizione.
 
Dott. Mario Riccio
Medico anestesista di Piergiorgio Welby
Consigliere Generale Associazione Luca Coscioni

10 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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