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Insinna e il paradigma delle donne in sanità

di Lorenza Cervellin

06 GIU - Gentile direttore,
l' infermiera che si è messa sulla strada di Insinna, che ha osato far rispettare le regole, obbligatorie nelle sale rianimazione, ha avuto una colpa originaria che ha dato seguito a una serie di colpe: il suo corpo non rispondeva al modello corporeo televisivo: è nana, brutta, fa passi corti, vorrebbe essere più alta, più bella...
Poi era troppo professionale e ha osato chiedere alla famiglia Insinna di non entrare in troppi nella stanza di degenza e fatto ancora più grave non è ricca e si è pagata la macchinina nuova con dieci comode rate"; soprattutto...non ha rispetto per una persona della Rai e va in giro" con i regolamenti nel culo"...

Tutte le pagine del capitolo del libro di Insinna intitolato “L'infermiera stronza” sono permeate da una violenza giustificabile solo con l'aggressività scatenata dalla misoginia, il maschilismo, l'odio di genere e una debolezza virile che non sa trovare soluzione perchè prigioniera del modello virile patriarcale che considera la donna un essere moralmente inferiore.
Il corpo dell' “infermiera” non si è trasformato per mascherare lo stress e per rispondere ai processi di sessualizzazione ed erotizzazione forzata che il modello le impone ma ha osato ribadire una regola che, se non rispettata, si traduce in stress per gli operatori in quanto, le persone fisiche, aumentano il rischio igienico e relazionale di ambienti, le sale rianimazione, che devono essere come una campana di vetro. Il corpo non è diventato rappresentazione, non si è spettacolarizzato per rendere più produttiva la relazione e la comunicazione, non ha negato la propria soggettività per rendersi disponibile per il cliente ma soprattutto non era un corpo bello e stereotipato secondo il modello televisivo.

Spesso le donne che lavorano nella sanità devono compensare, con la loro disponibilità corporea, il taglio di servizi, per cui, il cosiddetto plus-valore da mettere in campo, è finalizzato a compensare la carenza di servizi veri. Alle donne, al lavoro, oltre che a essere sensuali ed ammiccanti, si chiede anche di portare pazienza e di prendersi cura dei colleghi maschi, di ascoltarli, di sostenerli, di svolgere ancora una volta lavoro di cura, quel compito che da sempre viene loro richiesto nel privato e in alcuni settori di lavoro.
Insinna è un prodotto della televisione per cui si sente titolare del "potere magico" dato dalla televisione un potere che si basa sulla credenza che apparire significa essere, esserci e avere valore. Per questo è l' espressione più evidente di un rinnovato maschilismo, misoginia e ignoranza di genere a cui si può solo rispondere con la cultura.

Lorenza Cervellin
Esperto di politiche di Pari opportunità, cittadinanza di genere e integrazione sociale

Blog: http://opportunitapari.blogspot.com

06 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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