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Oncologia. La conferenza ARTOI-ISS: "Il futuro sta nell'integrazione delle terapie"


Le terapie oncologiche integrate sono frutto dell'applicazione combinata di una serie di metodiche interventistiche (chirurgia, radioterapia, ipertermia), farmacologiche (chemioterapia, immunoterapia), dietetiche e psicologiche. Ce le spiega Massimo Fioranelli, direttore Scientifico dell'Artoi alla vigilia della prima conferenza congiunta con l'Iss.

05 NOV - Parte domani e durerà per due giorni il convegno internazionale tenuto da Istituto Superiore di Sanità ed ARTOI nella sede dell'Iss di Viale Regina Elena a Roma: per l'evento esperti da tutto il mondo si confronteranno sui temi più controversi dell'oncologia integrata, nell'ottica di migliorare il trattamento di una delle patologie più devastanti della nostra società. Ma cosa vuol dire “integrazione” oggi e perché è così importante? Ce lo ha spiegato Massimo Fioranelli, direttore scientifico ARTOI.
 
“La medicina contemporanea trova nella specializzazione e nella tecnologia la sua forza propulsiva. Ma la scienza e la tecnologia come sempre, nel momento stesso in cui offrono nuove opportunità, creano nuove problematiche. La forza della settorializzazione specialistica può rappresentare, al contempo, la sua estrema debolezza”, ci ha spiegato. “L'Oncologia moderna non si sottrae a questo limite: il ricorso a protocolli rigidi di trattamento offre da un lato la possibilità' di uniformare trattamenti che abbiano un efficacia dimostrata, e, dall'altro, limita inevitabilmente la possibilità di modulare una cura in base alla variabilità biologica di ogni singolo soggetto. Ma credo che oggi l'aspetto più limitante sia quello di considerare esaurita la competenza dell'oncologo al solo rispetto del protocollo farmacologico”. 
 
Nei vari settori, spiega Fioranelli, oggi la scienza ci offre nuove opportunità che non possono essere disconosciute, soprattutto, dalle menti più aperte. “Mi riferisco all'aspetto traslazionale delle scoperte”, ha specificato. “Acquisizioni di conoscenze in ambiti non strettamente specialistici possono utilmente essere trasportate nel proprio campo di applicazione pratica. Questo costituisce la base dell'integrazione, termine nuovo, nella sua accezione, che può applicarsi, oggi, a vari campi della medicina, ed in modo particolare, all'oncologia. Le terapie oncologiche integrate sono essenzialmente rappresentate dall'applicazione combinata di una serie di metodiche siano esse interventistiche (chirurgia, radioterapia, ipertermia), farmacologiche (chemioterapia, immunoterapia), dietetiche, psicologiche. Nel bagaglio culturale dell'oncologo moderno deve esserci tutto quello che abbia dimostrato di migliorare la qualità della vita del paziente ed il suo stato psicofisico”.

L'integrazione, oltre che aumentare il tasso di successo delle terapie oncologiche, offre una ulteriore opportunità: rende queste terapie economicamente sostenibili. “Gli effetti collaterali dei trattamenti oncologici possono, a volte, essere più gravi della malattia che viene curata”, ha aggiunto. “La cardiotossicità di alcuni trattamenti chemioterapici, se non oculatamente utilizzati, possono trasformare una malattia mortale in un altra. Gli effetti avversi delle chemioterapie possono essere trattati con sostanze naturali, riducendo i tassi di ricovero e la spesa sanitaria”.
Infine, al convegno si parlerà anche di alimentazione. “L'alimentazione riveste un ruolo particolarmente importante nel malato neoplastico. Sappiamo oggi che alcuni alimenti possono modulare la proliferazione cellulare sia in senso positivo che negativo”, ha spiegato ancora il direttore scientifico ARTOI. Concludendo poi: “La riduzione dal livello plasmatico dell'insulina, indotta da strategie sia dietetiche che farmacologiche, limita la proliferazione cellulare; il digiuno prima di una chemioterapia favorisce l'apoptosi (la morte) delle cellule neoplastiche”.

05 novembre 2013
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