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Giornata Mondiale Aids. È allarme in Europa: negli ultimi 10 anni +80% di diagnosi di HIV. Quasi tutte nei Paesi dell'Est europeo

di Viola Rita

Si è passati dalle 76 mila diagnosi del 2004 alle 136mila del 2013. Il dato nell'ultimo Rapporto europeo dell’ECDC e dell’OMS. Il 77% dei nuovi casi nell’Europa orientale. Raccomandato l’uso degli antiretrovirali in caso di sieropositività anche a coppie in cui solo uno dei due partner è sieropositivo. Resta poi il grande obiettivo più generale di colmare il gap tra paesi ricchi e paesi poveri. IL RAPPORTO

01 DIC - Aumentano dell’80%, in Europa, dal 2004 ad oggi, le nuove diagnosi di infezione da HIV: se nel 2004 circa 76 mila persone in Europa e nell’Asia centrale avevano scoperto di aver contratto il virus, nel 2013 ben 136mila persone hanno ricevuto tale diagnosi: dunque, le cifre sono cresciute quasi di ottanta punti percentuali. Sono alcuni dei dati del Rapporto realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) HIV/AIDS surveillance in Europe 2013, presentati in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids 2014.
(Per l'Italia in particolare vedi altro servizio).
 
L’aumento è stato concentrato soprattutto nei paesi dell’Europa Orientale e dell’Asia Centrale (105mila diagnosi nel 2013) e in misura minore nell’Unione Europea e nell’Area Economica Europea (EEA).  
“Nell’Europa Orientale, dove sono state segnalate il 77% di tutte le nuove infezioni, due terzi dei casi tra tossicodipendenti sono stati rilevati in ritardo”, ha sottolineato Zsuzsanna Jakab, Direttore Regionale OMS per l’Europa. “Ciò significa che aumenta la loro probabilità di trasmettere il virus e di morire e il loro trattamento è più costoso. Nuove Linee guida dell’OMS sono disponibili per i paesi affinchè si concentrino su quelli a più alto rischio di infezione da HIV; esse forniscono un forte appoggio a provati interventi di riduzione dei danni per chi si inietta droghe. Mediante un’azione mirata, possiamo ancora invertire la tendenza”.
 
“Guardando i nostri dati, si vede chiaramente che in Europa le popolazioni più a rischio di infezione da HIV non vengono raggiunte in maniera abbastanza efficace, in particolare gli uomini che hanno rapporti sessuali con partner maschili”, spiega Marc Sprenger, Direttore dell’ECDC. “Nella UE/EEA, i contatti sessuali tra uomini rappresentano ancora la modalità predominante con cui avviene la trasmissione dell'HIV, che determina il 42% delle nuove diagnosi di infezioni da HIV”. Sprenger aggiunge: nel 2013, "il numero di diagnosi di HIV in questo gruppo è aumentato del 33% rispetto al 2004 […] Ecco perché la prevenzione e il controllo del virus tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini deve essere una pietra miliare dei programmi nazionali sull’HIV in Europa”.
 
Nella lotta contro l’HIV alcuni importanti risultati sono stati raggiunti in Europa, grazie agli sforzi collettivi: tra questi la quasi completa eliminazione della trasmissione del virus da madre a figlio, ha spiegato Vytenis Andriukaitis, Commissario Europeo DGSANCO (Direzione Generale per la Salute e i Consumatori), che, durante la Conferenza Ministeriale, presso il Ministero della Salute, sul tema HIV/AIDS per il semestre italiano di Presidenza Europea, illustra come in Europa il numero di infezioni da HIV sia elevato e sia aumentato in alcuni gruppi di rischio.
 
Nel 2013 in Italia circa 3600 persone hanno scoperto di aver contratto il virus dell’HIV. Lo ha riferito il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante la stessa Conferenza. Nell’84% dei casi l’infezione è causata da rapporti sessuali non protetti. Inoltre, sempre nel nostro paese 800 bambini sono sieropositivi. Anche in Italia, dunque, il problema non è affatto esaurito, come ha spigato il Ministro, invitando tutti a “non abbassare la guardia”.
 
HIV/AIDS: le raccomandazioni OMS
Il World Aids day 2014 è una manifestazione globale che rappresenta un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che continua ad essere una delle principali sfide al mondo per la salute dell’uomo e far sì che finalmente si possa ‘colmare il gap’ – che è anche lo slogan della campagna informativa di oggi - nell’accesso alla prevenzione e al trattamento dell’HIV per tutti.
 
Globalmente, circa 35 milioni di persone sono sieropositive e nel 2013 sono state registrate oltre 2 milioni di nuove infezioni da HIV (virus dell’immunodeficienza umana). Sono i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che, in occasione della Giornata Mondiale pubblica un Supplemento alle Linee guida del 2013, relative al trattamento con farmaci antiretrovirali (ARV). 
Il Supplemento, intitolato ‘Linee guida sulla profilassi per l’HIV dopo l’esposizione ed uso di cotrimoxazolo nella profilassi per infezioni correlate ad HIV negli adulti, adolescenti e bambini’, riporta importanti avanzamenti nell’uso degli ARV ed ha l’obiettivo di fornire una semplificazione nell’approccio alla profilassi una volta avvenuta l’esposizione al virus e nell’uso del cotrimaxolo per prevenire infezioni e malaria.   
Nel 2013, l’OMS includeva nelle raccomandazioni l’indicazione di fornire il trattamento, in caso di sieropositività, a tutti i bambini con meno di cinque anni, alle donne in gravidanza e in allattamento, a tutti i pazienti sieropositivi con tubercolosi o epatite B, e a tutte le coppie in cui anche uno solo dei due partner abbia l’HIV; inoltre nel luglio 2014, l’OMS raccomandava di “prendere in considerazione l’assunzione di farmaci antiretrovirali come ulteriore metodo di prevenire l’infezione da HIV (profilassi pre-esposizione), affiancata all’uso del condom”.
 
Gli obiettivi globali
Porre fine alla pandemia entro il 2030. È l’obiettivo di UNAIDS, il programma congiunto delle Nazioni Unite per l’HIV/Aids, che potrà essere realizzato solo se entro il 2020 si intensificheranno significativamente le attuali risposte all'epidemia. Lo riferisce la LILA, Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, che dal 1987 è impegnata nel combattere la malattia. L’obiettivo internazionale, entro il 2020, è quello di raggiungere la quota del 90% nel numero delle diagnosi complessive, il 90% di pazienti in trattamento e nell’abbattimento del 90% della carica virale delle persone che assumono farmaci antiretrovirali: per questo l’obiettivo è denominato 90x90x90.
 
Viola Rita

01 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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