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European Cancer Congress/9. Tumore al seno: trattamento neoadiuvante riduce del 40% il rischio di recidiva nel tipo HER-2 positivo

di M.L.

Il Comitato per i Medicinali di uso Umano (CHMP) ha raccomandato agli enti regolatori l’approvazione di pertuzumab in combinazione con trastuzumab e chemioterapia per il trattamento neodiuvante delle pazienti adulte con carcinoma mammario HER-2 positivo

30 SET - Il futuro terapeutico della forma più aggressiva di carcinoma mammario, l’HER-2 positivo, sembra orientarsi sempre più verso il trattamento neoadiuvante, e in particolare nella combinazione di tre molecole:  trastuzumab, pertuzumab e docetaxel, un farmaco chemioterapico.

Il trattamento neoadìuvante viene effettuato in vista dell’intervento chirurgico di rimozione del tumore, allo scopo di prevenire o diminuire il rischio di recidiva.

Lo studio Neosphere, i cui risultati di fase II sono stati presentati all’European Cancer Congress di Vienna, ha espresso un dato interessante: circa il 40% delle pazienti sottoposte al trattamento neoadiuvante con trastuzumab, pertuzumab e docetaxel non ha presentato evidenze tumorali al momento dell’intervento chirurgico.

Il Comitato per i Medicinali di uso Umano (CHMP) ha quindi raccomandato agli enti regolatori l’approvazione di pertuzumab in combinazione con trastuzumab e docetaxel per il trattamento neoadiuvante delle pazienti adulte con carcinoma mammario HER-2 positivo.

Ogni anno in Europa vengono diagnosticati circa 100 mila casi di carcinoma mammario HER-2 positivo. In Italia, invece, sono  50 mila i nuovi casi annuali di tumore al seno, di cui circa il 20% presenta il recettore HER-2 positivo.

“Si tratta di risultati molto confortanti – commenta Giacomo Allegrini, Direttore U.O. di Oncologia Medica USL 5 di Pisa – perché confermano l’efficacia della terapia neoadiuvante nel carcinoma mammario. Da più di trenta anni sappiamo che la chirurgia da sola non basta. Prima la radio e chemioterapia, somministrate in fase adiuvante, ovvero dopo l’intervento chirurgico, hanno recato benefici a molte pazienti, soprattutto in termini di riduzione del volume del tumore. Da circa 10 anni, la disponibilità di trastuzumab ha reso possibile l’effettuazione del trattamento neoadiuvante, con l’obiettivo terapeutico primario di ridurre il rischio di recidiva nelle pazienti con un tumore localmente avanzato”.

“Sulla scia dei buoni risultati del trastuzumab - continua Allegrini – nello studio Neosphere a questo anticorpo monoclonale è stato associato il pertuzumab, che ha una specifica indicazione nel setting metastatico. La combinazione dei due anticorpi ha ulteriormente migliorato la sopravvivenza e diminuito il rischio di recidiva”.

Pertuzumab è un anticorpo monoclonale messo a punto dalla ricerca Roche.

 
Marco Landucci

30 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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