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Hiv. Più di 14 milioni di persone nel mondo non sanno di essere sieropositivi. Vale a dire 4 su 10. E l’OMS promuove il test “fai da te”


Con l’auto-test per l’Hiv molte più persone potrebbero avere una diagnosi precoce ed accedere alle cure necessarie, evitando di trasmettere il virus ad altri individui. Nel mondo meno della metà delle persone sieropositive sa di esserlo. E’ questo il bilancio tracciato dall’OMS in vista della Giornata Mondiale della lotta all’Aids. LE LINEE GUIDA OMS SULL'AUTO TEST HIV
 

29 NOV - Meno di una persona su due sa di essere affetta da Hiv. E senza una diagnosi precoce non può essere evitato che la malattia peggiori, né che venga trasmessa ad altri. Il dato è stato sottolineato dall’OMS che ha analizzato il fenomeno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids, in programma per il prossimo primo dicembre.
 
Il rapporto rivela che più di 18 milioni di persone con HIV seguono attualmente un percorso di cura. Ma altrettanti non riescono ad accedervi e la maggior parte di questi (più di 14 milioni di persone, pari al 40% del totale dei sieropositivi) non sa neanche di aver contratto il virus.
 
"Milioni di persone con HIV ancora non hanno accesso ai trattamenti  salva-vita  - ha detto Margaret Chan, direttore generale dell'OMS – e per questo non si può evitare che questi stessi individui trasmettano il virus ad altri. Un auto-test dell’HIV permetterebbe a molte persone di conoscere il loro status e soprattutto di curarsi in modo tempestivo ed adeguato".
 
Quando si parla di test fai da te ci si riferisce ad un particolare tipo di test che permette un’auto-diagnosi attraverso un’analisi di saliva o di qualche goccia di sangue prelevata dalla puntura di un dito. I risultati sono pronti in circa 20 minuti. Chi dovesse riscontare un risultato positivo, poi, dovrà cercare un’ulteriore conferma attraverso le analisi classiche, da effettuare presso centri specializzati.
 
In dieci anni, nel mondo,  tra il 2005 e il 2015,  le persone consapevoli di essere malati di HIV  sono aumentate di 48 punti percentuali, passando dal 12 al 60%. Un incremento notevole  che ha permesso di trattare l’80% dei casi con i percorsi terapeutici previsti dalle linee guida.
 
Ma qual è l’identikit di chi effettua questo tipo di test? Sono più  donne che uomini: il sesso maschile  rappresenta solo il 30% del totale. Ne consegue che i maschi hanno meno probabilità di diagnosi e di essere sottoposti a trattamento antiretrovirale. Il test rimane poco diffuso tra gli omosessuali, in carcere o in ambienti in cui si ricorre alla prostituzione e all’utilizzo di sostanze stupefacenti. Un problema da non trascurare se si considera che queste stesse persone rappresentano circa il 44% dei nuovi adulti che contraggono, ogni anno, infezioni da HIV. Tradotto in numeri si tratta di circa 1,9 milioni di individui.
 
"Con l’auto-test -  ha detto Gottfried Hirnschall, direttore del dipartimento di HIV dell'OMS - siamo in grado di incoraggiare anche i partner di persone malate a fare il test”. Un impegno non da poco visto che il 70% di coloro che hanno un compagno con HIV è risultato sieropositivo. Attualmente 23  paesi hanno adottato politiche nazionali che sostengono l'auto-test dell’HIV e molti altri stanno per farlo. Nonostante ciò l’utilizzo su vasta scala rimane limitata. Per questo, l’OMS è a lavoro per ridurre ulteriormente i costi del kit del test fai da te, così da aumentarne le possibilità di accesso.
 
LìOms punta molto sull'auto test tanto da considerarlo fondamentale “come modo innovativo per raggiungere più persone con HIV e contribuire a realizzare l'obiettivo mondiale, lanciato nel 2014, di rendere consapevole del loro stato il 90% di tutte le persone con HIV entro il 2020”.

29 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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