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Influenza. Negli over 35 aumenta il rischio di infarto. I ricercatori: “Un motivo in più per vaccinarsi”

di Gene Emery

L’influenza aumenta lo stato infiammatorio, accelera il battito e attiva le piastrine; condizioni che possono rappresentare i presupposti per un attacco cardiaco. Alcuni ricercatori canadesi hanno scoperto che, nei sette giorni successivi alla diagnosi  di influenza, i numero dei pazienti infartuati aumentava di sei volte rispetto alle altre settimane dell’anno. Il 69% non era vaccinato.

25 GEN - (Reuters Health) – L’influenza aumenterebbe di sei volte il rischio di andare incontro a infarto del miocardio, nei primi sette giorni di malattia. È quanto emerge da uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine e coordinato da Jeffrey Kwong, dell’Institute for Clinical Evaluative Sciences di Toronto.

Lo studio
I ricercatori hanno analizzato 364 pazienti con infarto tra il 2008 e il 2015, residenti nella provincia dell’Ontario e di età superiore a 35 anni. Per infarto sono state ricoverate 20 persone nei sette giorni successivi alla diagnosi di influenza, rispetto a una media di 3,3 a settimana nelle 52 settimane prima e nelle 51 settimane successive alla finestra di sette giorni della malattia infettiva. Il rischio di infarto, inoltre, diminuiva significativamente dall’ottavo giorno in poi dalla diagnosi di influenza.

Delle persone che avrebbero subito un infarto durante il periodo di recupero dall’influenza, il 69% non era vaccinato, mentre per il 76% quello del periodo influenzale è stato il primo attacco cardiaco. Inoltre, il rischio di infarto risultava leggermente aumentato per gli adulti oltre i 65 anni e per le persone infette dall’influenza di tipo B, anche se questi aumenti non risultavano statisticamente significativi.

Stress per l’organismo
“L’influenza è un fattore di stress per l’organismo. Può aumentare l’infiammazione, il cuore batte più velocemente e può attivare le piastrine, aumentando la possibilità che si formino coaguli. Tutti fattori che possono contribuire all’insorgenza di un infarto”, conclude Kwong, che sottolinea, comunque, come lo studio sia stato condotto su persone che avevano sintomi influenzali evidenti. “Non sappiamo – chiarisce – se questi risultati sono applicabili alle persone che hanno infezioni più lievi”.

Secondo Erica Jones, del HeartHealth Program della Weill Cornell Medicine di New York, il risultato, però, non sarebbe sorprendente. Inoltre, l’esperta, che non era coinvolta nello studio, sottolinea l’importanza della vaccinazione. “Anche se il vaccino antinfluenzale non è perfetto protegge e fa sì che l’influenza sia meno grave, anche se lo studio non ha valutato questo aspetto”. Se si contrae l’infezione, poi, “è importante non ignorare i sintomi che potrebbero suggerire un attacco di cuore, come dolori al petto e respiro corto”.

Fonte: New England Journal of Medicine

Gene Emery

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

25 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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