Sindrome metabolica e rischio Cv. Circonferenza polpaccio utile indicatore aggiuntivo
di Marilynn Larkin
La riduzione della circonferenza, presa da sola o in rapporto a quella della vita e considerata assieme ai fattori caratteristici della sindrome metabolica, indicherebbe i soggetti più a rischio. Lo studio sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism
02 FEB -
(Reuters Health) – L'aggiunta della misurazione della circonferenza del polpaccio agli altri elementi di valutazione per la sindrome metabolica già abitualmente in uso, aumenterebbe la possibilità di identificare i pazienti a maggior rischio di mortalità per cause cardiovascolari. A evidenziarlo i ricercatori del di Taipei, a Taiwan, coordinati da
Wei-Liang Chen.
Lo studio
Gli scienziati hanno utilizzato informazioni raccolte in un database, tra il 1999 e il 2002, su 7.448 persone, di cui il 52% donne, affette da sindrome metabolica, tenute poi sotto controllo fino al 2006. I partecipanti avevano tutti tre o più delle seguenti caratteristiche: circonferenza vita di almeno 102 centimetri per gli uomini, e 88 per le donne; pressione sistolica a 130mmHg o superiore; pressione diastolica a 85 mmHg o più alta; livelli di trigliceridi pari o superiori a 150 mg/dL; concentrazione di lipoproteine ad alta densità inferiori a 40 mg/dL negli uomini e a 50 mg/dL nelle donne; glucosio a digiuno di 100 mg/dL o superiore.
Da questa coorte, il team analizzato quattro diversi metodi di valutazione antropometrici della sindrome metabolica: aumento della circonferenza vita (WaistMetS); riduzione della circonferenza del polpaccio (CalfMetS); aumento del rapporto tra circonferenza vita/polpaccio (WCRMetS); riduzione della circonferenza del polpaccio in concomitanza della presenza di tre o cinque dei fattori caratteristici della sindrome metabolica. I primi tre gruppi, invece, oltre alle misurazioni antropometriche indicate, avevano due o più fattori della sindrome metabolica.
I risultati
I valori ottimali della circonferenza del polpaccio sarebbero stati di 33,65 centimetri per la donna, con una sensibilità e specificità rispettivamente dell'85% e del 53%, e di 36,65 centimetri nell'uomo, con una sensibilità e una specificità rispettivamente del 70% e del 59%. Tutti i rapporti di rischio 'aggiustati' dei quattro gruppi sarebbero stati statisticamente significativi a livello di rischio cardiovascolare e in particolare, quello più positivo, era il dato proveniente dalla circonferenza del polpaccio, mentre tra la tipologia di pazienti in cui veniva considerato il rapporto circonferenza vita/polpaccio, questo valore sarebbe stato più indicativo della valutazione dell'insulino-resistenza.
“Presi insieme, questi risultati dimostrano che la circonferenza del polpaccio, considerata con gli fattori della sindrome metabolica, avrebbe una migliore capacità predittiva della mortalità per cause cardiovascolari”, hanno evidenziato gli autori. E risultati paragonabili sarebbero stati ottenuti considerando la mortalità per qualsiasi altra causa.
Commenti e limitazioni dello studio
Secondo
Cherie Vaz della Temple University di Philadelphia, “questi risultati sono interessanti dal momento che evidenziano come i pazienti con sindrome metabolica hanno adiposità centrale che può essere associata a estremità più magre”. Tuttavia, ha sottolineato l'esperta, “non tutti i pazienti con sindrome metabolica hanno queste caratteristiche e ci sono altri fattori che possono influire, come difetti del metabolismo, età e genetica”.
Tra le atre limitazioni dello studio, secondo Vaz, ci sarebbe il fatto che è retrospettivo, nonostante il campione considerato sia ampio. Inoltre, “sebbene sia un valore facile da misurare, pochi studi hanno esaminato finora la circonferenza del polpaccio come un marker della malattia. In passato - evidenzia l'esperta – è stato usato in correlazione con l'indice di massa corporea per la perdita di peso tra gli anziani. Ma oltre all'età, la circonferenza del polpaccio potrebbe essere influenzata da molteplici fattori come la genetica o la quantità di attività fisica che uno svolge”, ha concluso Vaz, sottolineando che la specificità della circonferenza del polpaccio nel rischio cardiovascolare nei pazienti con sindrome metabolica “deve essere ulteriormente valutate in studi prospettici”.
Fonte: Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
02 febbraio 2018
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