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Cosa è cambiato dopo il Covid?

di Grazia Labate

Come sostiene Ilaria Capua nel suo ultimo affascinante libro, la pandemia di COVID-19 ha dimostrato tutta la nostra fragilità. L’umanità è stata aggredita da un virus sconosciuto, diffusosi rapidamente grazie all’intensa mobilità delle persone, che ha sconvolto il sistema socio-economico globale, la nostra vita. La sfida oggi per uscire dalla crisi è identificare i percorsi obsoleti della conoscenza da abbandonare e trovare nuove, inesplorate, alternative

07 NOV - Più passa il tempo dall’inizio della pandemia, più scopriamo gli effetti inattesi a lungo termine del nuovo Coronavirus.

Le ricadute si prolungano in una coda lunga che non riguarda solo la salute fisica e psicologica delle singole persone, ma anche il benessere della collettività e la tenuta del Servizio sanitario nazionale.

Ho letto recentemente il libro di Sergio Harari, noto pneumologo dell’Osp.le S. Giuseppe di Milano che offre un primo bilancio di quello che oggi viene chiamato «Long Covid» o «Post Covid», una guida per le persone che continuano ad accusare disturbi dopo l’infezione, per aiutarle a capire e interpretare i sintomi e a valutare gli esami da fare per essere certi che la malattia non abbia lasciato strascichi nel nostro organismo: dalla stanchezza cronica alla nebbia cerebrale, dai danni cardiopolmonari a quelli gastroenterici, passando per i problemi che riguardano reni, fegato, pelle e capelli.

Ampia attenzione è dedicata anche al disagio psichico causato dalla pandemia, che ha fatto esplodere disturbi d’ansia, problemi del sonno e dell’alimentazione con una crescita significativa dei casi, specie fra le persone più fragili.
Un disagio che è ancora più marcato nei bambini e negli adolescenti, costretti dai lockdown e dalla didattica a distanza a una mancanza di relazioni sociali che è fonte di paure, con conseguenze anche gravi sul loro sviluppo.
Dunque la domanda che tutti ci poniamo è: qual è il futuro della nostra salute?

Il virus ha colpito l'intero globo in quasi ogni aspetto della vita e le conseguenze hanno superato ogni aspettativa.

La pandemia ha cambiato in un certo qual modo anche le nostre personalità. Secondo un recente studio “Plos One” su migliaia di americani, è stato proprio così: due anni di pandemia sono "pesati" sulla nostra psiche come dieci anni e ci sono stati cambiamenti nell'estroversione e coscienziosità, soprattutto fra chi ha meno di 30 anni.

Lo studio, condotto dalla dottoressa Angelina Sutin della Florida State University College of Medicine e colleghi è stato appena pubblicato su Plos One e ha preso in esame i cambiamenti di personalità di 7109 persone iscritte all'Understanding America Study.

L'analisi si è basata sul modello dei "Big Five", una valutazione della personalità secondo i livelli percepiti di estroversione ed introversione, gradevolezza e sgradevolezza, coscienziosità e negligenza, nevroticismo e stabilità emotiva, apertura e chiusura mentale, e ha messo a confronto le risposte registrate fra maggio 2014 e febbraio 2021 e poi successivamente la pandemia.

Stremati dalla pandemia, quella stanchezza cronica che ci ha lasciato il Covid perdura ancora.

Le conseguenze più pesanti si avvertono sugli under 30
Spiega la dott.ssa Sutin, sottolineando il peso che la pandemia ha avuto sui nostri caratteri. "Mentre fra gli over 65 non sono stati trovati cambiamenti statisticamente significativi, i giovani adulti hanno registrato una sorta di maturità interrotta, abbinata all'aumento del nevroticismo e alla parallela diminuzione della gradevolezza e della coscienziosità".

I cambiamenti nella routine quotidiana
Le misure introdotte in tutto il mondo per limitare il diffondersi del Covid hanno apportato enormi cambiamenti alle nostre routine quotidiane. Pensiamo allo smartworking, sconosciuto ai più, così come alla didattica a distanza e alla mancanza di contatto fisico con famiglia, amici e colleghi. Il tutto sommato alla paura di contrarre il virus e alla preoccupazione per le persone particolarmente vulnerabili.

C'è voluto un po' di tempo per abituarsi e per alcuni quella sfida è stata più impattante, con conseguenze a lungo termine.

Nel confronto fra i risultati pre e post pandemia, infatti, è evidente soprattutto un calo dell'estroversione e dell'apertura mentale.

Non sappiamo se questi cambiamenti saranno permanenti, ma la ricerca suggerisce che eventi stressanti di grande entità che interferiscono con la libertà personale e la salute possono cambiare la traiettoria delle personalità delle persone colpite".

Tuttavia, i peggioramenti si sono mostrati più evidenti a partire dal 2021, quando i giovani - probabilmente a causa del protrarsi delle restrizioni - sono diventati più lunatici e inclini allo stress, meno collaborativi e fiduciosi, meno equilibrati e responsabili".

Dopo l'infezione il rischio di disturbi psichici è cresciuto del 60%
Altre ricerche sulla salute mentale hanno riscontrato durante il primo anno della pandemia un aumento dei sintomi di depressione, ansia e disagio psicologico. La paura e l'incertezza causate dalla pandemia potrebbero fornire una ragione per tali sentimenti. Il calo del nevroticismo registrato potrebbe sembrare un controsenso, ma invece è giustificabile in azioni come il rispetto delle norme anticontagio: lavarsi le mani, mantenere il distanziamento e utilizzare le mascherine ha rassicurato un ampio range di persone, facendole sentire più protette.

L'isolamento, poi, ha portato a una maggiore attenzione sulla propria salute fisica e mentale. È anche possibile che la maggiore coesione sociale all'inizio della pandemia - il fatto di sentirsi tutti sulla stessa barca, anche se a distanza - abbia portato un maggior senso di appartenenza che ha diminuito una predisposizione verso l'angoscia, oltre a far rivalutare i propri livelli precedenti di paura e ansia". Ma con il passare del tempo e il prolungarsi della pandemia, "l'effetto benefico sulla stabilità emotiva si è dissipato, sfociando nel calo significativo degli altri quattro pilastri".

A conferma di questa tendenza c'è anche un altro studio condotto dall'University of Vermont Larner College of Medicine, pubblicato sempre su Plos One. In questo caso il campione era di soli 500 studenti, ma ha rilevato un comportamento simile nei primi sei mesi di pandemia. Per gli introversi l'umore è addirittura migliorato, portando a minore livello di stress e a una maggiore consapevolezza, qualità del sonno e cura verso il proprio corpo. Per gli estroversi, invece, è stato più difficile sottostare alle nuove regole, e ciò ha portato a un inesorabile calo dell'umore e delle prospettive verso il futuro.

Il Covid-19: dal 26 ottobre 2022, continua la discesa dei contagi 14,4%, tornano a scendere le terapie intensive -8,7%, stabili i ricoveri +1,6% e decessi in aumento +2,8%, rispetto alla precedenti settimane.

Si riassume in questi dati l'andamento della pandemia da Covid-19 in Italia, secondo il monitoraggio della Fondazione indipendente Gimbe. Il Ministero della Salute ha emanato una Circolare che autorizza e raccomanda un’ulteriore dose di richiamo (quinta dose) con vaccino a mRNA bivalente per: persone over 80 anni, ospiti delle strutture residenziali per anziani RSA, Over 60 con fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti che ne facciano richiesta.

Questi soggetti devono aver già ricevuto una seconda dose booster con vaccino a mRNA monovalente. Per la somministrazione ulteriore devono essere trascorsi almeno 120 giorni dall’ultima somministrazione o dall’ultima infezione da Covid19 (data del test diagnostico positivo). Il capo della strategia vaccinale dell'Ema, Marco Cavaleri ci fa sapere che è prevista una nuova ondata di Covid in arrivo a novembre, legata a variante e sottovariante Omicron. La variante BQ1 e la sua sottovariante BQ1.1 diventeranno i ceppi dominanti"

Quindi non possiamo e non dobbiamo sottovalutare. Occorre andare avanti con le vaccinazioni Covid e quelle per l’influenza.

La pandemia non è ancora finita
La lezione che dobbiamo trarre è quella di ripensare la salute come sistema circolare tra uomo e ambiente, come sostiene la Prof. Ilaria Capua, che dirige il Centro di Eccellenza One Health dell'Università della Florida, che ho avuto l’onore di ospitare presso la Fondazione IRCCS S. Lucia a Roma, nell’evento Arte e Salute del 26/27/28 ottobre u.s.

Come sostiene nel suo ultimo affascinante libro, la pandemia di COVID-19 ha dimostrato tutta la nostra fragilità. L’umanità è stata aggredita da un virus sconosciuto, diffusosi rapidamente grazie all’intensa mobilità delle persone, che ha sconvolto il sistema socio-economico globale, la nostra vita. La sfida oggi per uscire dalla crisi è identificare i percorsi obsoleti della conoscenza da abbandonare e trovare nuove, inesplorate, alternative.

Un modo per farlo è essere permeabili alle idee che provengono da altre discipline e abbracciare uno stile di pensiero fuori dagli schemi, un nuovo modo di procedere, ora che COVID-19 ha indicato la direzione che la natura si aspetta da noi. Ilaria Capua afferma: “oggi più che mai, siamo attori responsabili nel cerchio della vita, e soprattutto, guardiani del pianeta e difensori della sua salute”. Si è così vi è un legame inscindibile tra uomo e natura, la rottura di quel legame, la fragilità che rappresenta per il pianetà chiama in causa le strategie che occorre mettere in atto qui ed ora, per difenderlo, per noi, per i nostri figli, per le future generazioni.

Grazia Labate
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

07 novembre 2022
© Riproduzione riservata


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