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Reti oncologiche regionali. Ancora da abbattere il Gap tra Nord e Sud Italia. La nuova indagine Agenas

di E.M.

Funzionano a pieno ritmo le reti di Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte/Valle d’Aosta e Veneto. Migliorano i loro outcome, Campania, Puglia, Sicilia, Marche, PA di Trento e PA di Bolzano. In fuga i pazienti di Calabria, Molise, Sardegna, Umbria, Basilicata e Abruzzo. E il gap tra settentrione e meridione si fa sentire anche per le prestazioni di chemioterapia e radioterapia IL REPORT

13 DIC -

Marciano a pieno regime le reti regionali oncologiche di Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte/Valle d’Aosta, Veneto e Liguria con livelli di performance in armonia con la loro organizzazione/governance. Brillano per la produttività dei loro Centri - che attirano pazienti da tutta Italia - Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Lazio, ma devono fare ancora qualche sforzo in più per implementare un’efficace sistema di rete.

In ripresa Campania, Puglia, Sicilia, Marche, PA di Trento e PA di Bolzano che, dopo una profonda riorganizzazione della rete, migliorano i loro outcome. In affanno Calabria, Molise, Sardegna, Umbria, Basilicata e Abruzzo come dimostrano un alto indice di fuga verso altre Regioni, la scarsa risposta al soddisfacimento della domanda dei pazienti residenti, ma anche l’inefficacia dei processi di base della rete.

Per i tumori della mammella, polmone e prostata, le Regioni più attrattive sono quelle del Nord, per il colon-retto e quelli ginecologici, le Regioni del Centro. Ma in generale, il flusso migratorio è tendenzialmente diretto da Sud a Nord.

Ma il gap tra settentrione e meridione si fa sentire anche per le prestazioni di chemioterapia e radioterapia: i pazienti del Centro-Nord trovano entro i 60 minuti dalla propria abitazione, accesso alle cure di alta specialità anche in aree oro-geograficamente meno accessibili; viceversa, quelli delle regioni del Sud e delle Isole sono costretti a spostarsi di più per raggiungere il luogo di cura, con una mobilità intraregionale più marcata.

Questo in estrema sintesi il quadro delineato dalla Quinta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali (Ror), condotta da Agenas nel 2023, che ha analizzato i risultati del monitoraggio effettuato nel 2022.

Monitoraggio eseguito sulla base di un Questionario compilato dalle Regioni e nonché da una serie di Indicatori riguardanti le sette patologie oncologiche maggiori (mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio ed utero), riferiti al 2022 e relativi: alla presa in carico dei pazienti misurata in base alla percentuale dei ricoveri di pazienti residenti con diagnosi per cancro nelle strutture della Ror, distinte per patologia; l’indice di fuga extra Regione/P.A., rappresentato dalla percentuale di ricoveri di pazienti che scelgono di farsi curare in una struttura delle Rete fuori dalla rispettiva Regione /P.A. di residenza; ai tempi di attesa riferiti alla percentuale di ricoveri nelle strutture della Rete, entro 30 giorni dalla data di prenotazione, distinti per patologia.

Grazie alla somma di queste attività, questionario e indicatori messi in campo, sono stati definiti due indicatori - Indice Sintetico SDO (Issdo) e Indice Sintetico Complessivo di valutazione (Isco) - in grado di fotografare lo stato dell’arte delle RoR nelle Regioni. Non solo, sotto la lente degli analisti sono finite anche al capacità produttiva dell’attività chirurgica, mobilità e spesa, e le attività ambulatoriali di chemioterapia e radioterapia.



L’istantanea delle performance regionali è scattata dall‘Indice sintetico Isco (che riassume le due componenti dell‘indagine ossia le risposte al questionario e gli esiti). Sono quattro le Regioni che storicamente continuano ad avere una performance organizzativa elevata ed conseguenti esiti di eccellenza sono Toscana, Emilia Romagna, Valle d‘Aosta-Piemonte e Veneto, ma anche il Friuli Venezia Giulia mostra un importante impatto positivo sugli esiti anche se deve migliorare l‘organizzazione di rete. Lazio e la Lombardia, nonostante non abbiano ancora un‘organizzazione di rete strutturata, hanno Centri attrattivi con prestazioni ad alto impatto. Le Regioni in netto miglioramento sono Campania, Puglia, Sicilia, Marche e le provincie autonome di Trento e Bolzano che dopo una riorganizzazioni di rete mostrano crescente impatto favorevole sugli esiti. Le regioni da supportare sono Marche, Basilicata, Umbria, Molise e Calabria insieme alla Sardegna.

Indice di fuga. Le Regioni dalle quali di ”fugge” di più, di fatto quelle con la peggiore presa in carico, sono Calabria, Basilicata e Molise. La provincia di Trento presenta invece una fuga di prossimità. Lombardia, Veneto, Lazio e Toscana e Friuli Venezia Giulia sono sicuramente le più attrattive.




Il Rapporto fotografa poi lo stato dell’arte sull’accesso alle prestazioni di chemio e radioterapia.
Prestazioni con un importante impatto socio-economico nella gestione del paziente oncologico. Il risultato? I cittadini delle regioni del centro-nord trovano entro i 60 minuti dal luogo di residenza accesso alle cure di alta specialità anche in aree oro-geograficamente meno accessibili; viceversa, quelli delle regioni del sud e delle isole si spostano maggiormente per raggiungere il luogo di cura, con una mobilità intraregionale più marcata. Ma, avverte il Rapporto, non si può escludere che ci sia una mobilità intraregionale volontaria per raggiungere quei centri di attrattività dove trovare in particolare la presenza del Gruppo Oncologico Multidisciplinare (Gom), che garantisce completezza e multi-professionalità della presa in carico.



E.M.



13 dicembre 2023
© Riproduzione riservata

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