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Covid. Durante il lockdown quasi triplicato il numero di bimbi nati morti. Studio italiano sui dati del Lazio


Sono 26 i bimbi nati morti nel Lazio nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020 contro i 10 dello stesso periodo del 2019. Un esito potrebbe essere legato alla riduzione delle visite di controllo in ospedale. Registrata anche una significativa diminuzione dei neonati pretermine tardivi (358 vs 537), che potrebbe essere attribuita al maggiore riposo durante il lockdown. Lo studio è stato coordinato da Mario De Curtis (La Sapienza di Roma), Leonardo Villani (La Cattolica) e Arianna Polo (Direzione Salute della Regione), che auspicano una indagine a livello nazionale per confermare i dati. LO STUDIO

11 NOV - Il lockdown totale imposto agli italiani nei mesi di marzo, aprile e maggio, durante la prima ondata dell’emergenza covid, potrebbe avere causato un aumento dei bambini nati morti, quasi il triplo rispetto all’anno precedente. Probabilmente a causa delle viste rimandate o saltate a causa dell’emergenza o per paura di infettarsi in ospedale. Sono, d’altro canto, diminuiti i parti prematuri tardivi, forse per effetto del “riposo forzato” delle donne durante al lockdown. Lo afferma uno studio coordinato da Mario De Curtis dell'università Sapienza di Roma, con Leonardo Villani della Cattolica di Roma e Arianna Polo della Direzione Salute e Integrazione Sociosanitaria della Regione, e pubblicato da Archives Disease in Childhood, condotto sui dati della della regione Lazio, dove vivono circa 5,8 milioni di persone e nascono circa il 10% di tutti i nati italiani.

L'indagine, ha preso in considerazione tutti i nati dei centri nascita del Lazio nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, mettendo i dati a confronto con lo stesso periodo del 2019. Si è quindi osservato un aumento di tre volte dei nati morti (26 contro i 10 del 2019). Questo dato sembrerebbe essere non l'effetto dell'infezione da Covid-19, anche perché durante la prima ondata l'incidenza dei contagi in Italia Centrale è stata molto contenuta. Sembrerebbe piuttosto, secondo gli autori, essere la conseguenza delle misure di contenimento imposte per fermare il contagio, quindi dello stare chiusi in casa e del minore ricorso alle prestazioni ospedaliere e alle visite di controllo in gravidanza o in prossimità del parto.

Lo studio ha anche verificato una forte diminuzione dei parti pretermine tardivi, cioè quelli che tra la 32 e la 37 settimana, che sono stati 358 contro i 537 dell’anno prima. Questo, ipotizzano gli autori dello studio, per effetto del riposo forzato, della sospensione del lavoro fuori casa, della riduzione della fatica fisica generale che le donne conducono anche in gravidanza.

Ora gli autori auspicano una indagine a livello nazionale per confermare i dati.

11 novembre 2020
© Riproduzione riservata


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