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Sciopero sanità. I protagonisti/9. Gigli: "Inaccettabile ulteriore blocco dei contratti”

di Giovanni Rodriquez

“Per perseguire un’ottusa politica di risparmi si lascia delle intere equipe allo sbando. Sarebbe anche il caso di definire in maniera razionale le aree contrattuali, superando le rigidità introdotte dal dlgs 150/2009”. Così il presidente della Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed).

17 LUG - Alla vigilia dell’incontro programmato con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e a pochi giorni dallo sciopero nazionale che farà incrociare le braccia per 4 ore alla dirigenza del Ssn, il presidente della Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed), Carmine Gigli, ha spiegato di aspettarsi da questo Esecutivo “un impegno concreto” dopo le parole di solidarietà raccolte fin dall’ultimo sciopero dello scorso 12 febbraio che non hanno però portato “alcuna risposta alle nostre richieste”.
 
Ci spiega i motivi che vi hanno indotto ad aderire a questo sciopero?
Stiamo scioperando perché non abbiamo avuto risposta alle nostre richieste. Molti ricorderanno che la Fesmed aveva già scioperato lo scorso 12 febbraio, chiedendo un impegno al nuovo Esecutivo per la messa in sicurezza dei punti nascita e perché affrontasse la questione del contenzioso medico-legale in campo sanitario. Abbiamo raccolto parole di solidarietà ma nessun impegno concreto. Intanto, fra medicina difensiva, spese legali ed indennizzi vari, oltre 10 miliardi di euro all’anno vanno in fumo, a discapito dei cittadini e dei medici e a vantaggio dei sistemi assicurativi e di studi legali, molti dei quali ormai vedono nelle cause sanitarie la loro principale fonte di reddito. 
I ripetuti tagli alla sanità, invece di estirpare gli sprechi e la corruzione, stanno incidendo negativamente sui servizi e le prestazioni ai cittadini. La prevenzione ne soffre e l’accesso alle cure viene procrastinato sino alla fase critica, anche dagli appartenenti alla classe a medio reddito.
Il numero di medici precari è diventato inaccettabile per un Paese civile. I medici non vengono stabilizzati nell’incarico e questo incide negativamente sulla loro formazione, sulla disposizione all’assunzione di responsabilità e sulla progettualità di vita e di carriera. I reparti vengono chiusi o decapitati dei ruoli apicali. Per perseguire un’ottusa politica di risparmi si lascia delle intere equipe allo sbando. Gli organici sono sottodimensionati e si tira avanti sfruttando oltremisura i medici in servizio.
 
Come giudica l’operato di questo Esecutivo?
Certamente questo esecutivo ha ereditato una situazione sanitaria resa pesante da tagli lineari e da scelte infelici. Tuttavia, sino ad oggi non possiamo dire di aver visto dei segnali significativi che facciano pensare ad un cambiamento di rotta. Al contrario, alcuni ministri di questo Governo continuano a sostenere che dalla sanità si possono ‘ritagliare’ ancora 10 miliardi. Io dico che se volessero potrebbero tagliarne anche di più ma, dopo non si potrà più dire che abbiamo ancora un Servizio sanitario degno di questo nome, perché i cittadini dovranno andarsi a curare nel privato, come sta già succedendo.
 
Quali aspettative avete, a breve termine, per le richieste avanzate?
I medici non hanno mai chiesto di sottrarsi alle proprie responsabilità ma, abbiamo bisogno di lavorare con serenità, senza la quasi-certezza che in caso di contenzioso colui che ci accusa avrà comunque un indennizzo, che le aziende sanitarie invece di assicurarsi saranno pronte a rivalersi sui medici, che le assicurazioni possano continuare ad emettere legalmente delle polizze con la formula del “claims made”, che non dà al medico nessuna garanzia di tutela nel tempo.
 
Il ministro vi ha convocati il prossimo 18 luglio, cosa vi aspettate da questo incontro?
I sindacati hanno sempre risolto le vertenze attraverso la sottoscrizione di contratti di lavoro. Questo strumento ci è stato sottratto dopo il contratto del 2009. Un ulteriore blocco dei contratti fino al 2014 sarebbe inaccettabile per i medici e dannoso per una corretta ed efficace gestione del Ssn pubblico. Inoltre, sarebbe anche il caso di definire in maniera razionale le aree contrattuali, superando le rigidità introdotte dal dlgs 150/2009. 
 
Giovanni Rodriquez
 
Vedi le altre interviste: Troise (Anaao Assomed), Masucci (Uil Fpl Medici), Cassi (Cimo Asmd), Spanò (Sds Snabi), Cozza (Fp Cgil Medici), Grasselli (Fvm), Vergallo (Aaroi Emac), Console (Sinafo)

17 luglio 2013
© Riproduzione riservata

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