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Da medico eroe a indagato per omicidio colposo

di Vincenzo Fazio

23 FEB - Gentile Direttore,
una pandemia che ha mietuto migliaia di vite, che ha strappato, ed ancora quante ce ne saranno, congiunti, figli, affetti a centinaia di famiglie.
Dopo 40 anni di ospedale in prima linea in chirurgia d’urgenza in una città “difficile” come Palermo, dare un contributo personale alla lotta all’ennesimo flagello, è stata una decisione facile e determinata. Volevo, dovevo esserci anch’io, in prima linea, sul fronte, armandomi dell’unica possibile arma di difesa. Il vaccino, ovunque e per chiunque.
 
Lo dovevo alla mia famiglia, ai miei amici che ho perso, alle tante persone sconosciute, morte da sole su un letto di un ospedale.
E così, con una ormai conosciuta frenetica corsa agli Hub, ritrovarmi in postazioni vaccinali per l’analisi e valutazione dei modelli preposti alla somministrazione dei vaccini.
 
Centinaia di persone messe diligentemente in fila, al freddo, sotto la pioggia ed il vento, imbacuccati per proteggersi, con il personale della protezione civile che cercava sapientemente di dare un ordine, un numero, una indicazione. I corridoi dedicati a questo o quel vaccino, strapieni di utenti, medici, infermieri, personale della sicurezza, amministrativi. Le persone, distinte per categoria, che si avvicendavano davanti ai tavoli per incontrare il medico vaccinatore ed in mano i fogli della speranza.
 
I moduli, compilati e firmati, il documento di identità, la tessera sanitaria, la immancabile carpetta che conteneva i più svariati certificati di patologie più o meno gravi.
 
Ebbene si, ci sentivamo anche noi gli eroi, nella mia e nostra mente pensavamo: un vaccino, una vita salvata.
 
Nel frattempo si avvicendavano le circolari, le disposizioni, le raccomandazioni da parte del ministero, dell’AIFA, delle strutture commissariali. Astra Zeneca a queste categorie, Pfizer a quelle altre. Si apriva il mondo dei “fragili” dove Pfizer era da preferire rispetto ad Astra zeneca o J&J. Ciò apriva enormi maglie di interpretazioni, di riferimenti normativi, di valutazione del peso delle fragilità riscontrate rispetto agli sterili elenchi ministeriali.
 
Ma io ero un eroe, ed insieme a tutti gli altri, ed eravamo tanti, sapevamo che dovevamo continuare con maggiore attenzione e senza guardare orari, temperature, caos. A testa bassa per un grande obiettivo.
 
Ma anche e soprattutto per gli eroi, il pericolo è sempre dietro l’angolo. Iniziano le prime comunicazioni giornalistiche, dove alcuni vaccinati stanno male, vengono ricoverati per eventi avversi riconducibili, forse e senza spiegazione, alla somministrazione di quel vaccino o di quell’altro. La TV, i social, i reportage giornalistici, iniziano a raccontare storie drammatiche di malattie strane, morti inspiegabili, legate, forse per alcuni, certamente per altri, alla somministrazione del vaccino.
 
Un giorno di meta marzo, una giornata fredda ed uggiosa, ero li, come ogni giorno a combattere la mia battaglia, qual giorno vengo assegnato al corridoio Astra zeneca. Diligentemente inizio il mio lavoro, con la solita forza interiore e la determinazione.
 
Anche quel giorno, come tutti gli altri, torno casa soddisfatto. Tanti insegnanti vaccinati anche oggi, messi al sicuro, loro, come noi, sono una grande forza trainante del nostro paese e, come noi sanitari, vanno protetti a tutti i costi.
Inizia il ballo dei sequestri dei lotti, inizia l’incertezza fra di noi e le persone che arrivavano agli Hub.
 
A fine marzo, esplode una notizia terribile nelle prime pagine. Una giovane insegnante, in buona salute, muore in ospedale per una trombosi venosa massiva. Povera ragazza, nasce sgomento, preoccupazione che altri ne possano seguire (come infatti accadrà).
 
Giustamente e doverosamente iniziano le indagini per risalire alla causa di questa triste perdita. Ero stato io a valutare le schede anamnestiche sulla scorta di quanto lei avesse dichiarato e firmato, ma ero tranquillo, ho rispettato le regole, le indicazioni, la procedura, le linee guida.
 
Non avrei mai potuto pensare che a distanza di molti mesi, improvvisamente mi fosse notificato un “invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini e contestuale informazione di garanzia sul diritto di difesa”. Il reato che mi viene contestato è quello di Omicidio Colposo. E, se non bastasse, il mio nome sbattuto nelle prime pagine di ben 70 testate giornalistiche di tutta Italia. Una tegola fortissima, sgomento, incertezza, delusione.
 
Tanti i miei colleghi solidali, un mondo di sanitari che, insieme a me, decide di buttare la spugna, di ritirarsi, diventa un prezzo elevato da scontare, da sopportare. E poi scopriamo che, per il 2022 ed anche per il 2023, sono stati stanziati dal Governo ben 150 milioni di Euro per indennizzare chi ha avuto danni diretti dalla vaccinazione. Quale squallido scenario si aprirà a breve fa avvocati spregiudicati ed utenti furbacchioni?
 
L’incarico ad un avvocato esperto che pagherò io, una posizione che mi vede dovermi difendere di fronte ad un mostro enorme ed ancora sconosciuto, una domanda alla quale nessuno riesce a rispondere. Ma perché quella giovane vita è stata strappata ai suoi cari?
 
Io ne sono, ed in che misura, responsabile? Le indagini, il lungo ed affannoso percorso giudiziario che si profila davanti a me, uno scenario post vaccinale dove lo stesso “Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti Covid19 (dal 27/12/2020 al 26/12/2021)” redatto dall’AIFA, non da ne spiegazioni ne certezze.
 
Ma intanto su di me sento forte il peso di un’accusa pesante, di indagini, di pressing dei miei colleghi che vogliono lasciare, di continue incertezze e paure da parte della gente che non vuole più vaccinarsi.
 
Ma ne vale la pena? Il mio cuore ed il mio spirito mi dice: continua, hai la coscienza a posto. Povera ragazza, poveri familiari. Forse un giorno qualcuno darà una spiegazione plausibile e certa a tutti noi. Io sono un piccolo granello di un sistema enorme, spero di non restarne schiacciato.
 
Dott. Vincenzo Fazio

23 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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