Gentile direttore,
in questo SSN dai 21 Servizi Sanitari Regionali (e Provinciali) si può assistere alla nascita quasi negli stessi giorni di modelli organizzativi completamente diversi su aree pure ad alta criticità come i modelli di emergenza territoriale. Particolarmente clamorosa e significativa è ad esempio la differenza di approccio alla riforma di questo Settore nelle due Regioni, così geograficamente vicine quanto politicamente lontane, Emilia-Romagna (governata dal centro-sinistra) e Marche (governate dal centro-destra).
Periodicamente Qs ospita degli aggiornamenti sulla riforma dell’emergenza-urgenza in Emilia-Romagna e in particolare sulla istituzione dei cosiddetti Cau (Centri di assistenza e urgenza). Da uno degli ulti aggiornamenti riprendiamo una loro descrizione: “Rappresentano il nuovo modello di sanità territoriale potenziata pensato per rispondere alla gran parte dei bisogni e delle urgenze a bassa complessità clinica e assistenziale, sgravando così i Pronto soccorso, dove far confluire solo i casi più gravi per una presa in carico più veloce e appropriata. Sono strutture territoriali - a regime almeno una per ogni Distretto sanitario - dotate di équipe medico infermieristiche adeguatamente formate, che, quando il percorso sarà completato, saranno attive H24 7 giorni su 7, con un bacino d’utenza tra 35.000 e 75.000 abitanti.
E adesso veniamo alla Regione Marche. Partiamo dalla cronaca di ieri, giornata in cui viene presentato il Progetto del nuovo ospedale di comunità di Cagli. Facciamoci aiutare dal Comunicato stampa della Regione Marche, significativo già dal titolo: “Nuovo presidio ospedaliero: a Cagli presentazione del progetto e firma dell’accordo di programma”. Quel termine, presidio ospedaliero al posto di ospedale di comunità quale è Cagli, è significativo perché legato alla campagna elettorale del centro-destra che governa le Marche dall’ottobre 2020. In questa campagna il centro-destra si è largamente sbilanciato verso la riapertura dei piccoli ospedali riconvertiti a Ospedali di Comunità dalle precedenti Giunte di centro-sinistra, tra cui appunto quello di Cagli, al centro di un territorio in cui questa promessa ha pagato molto bene elettoralmente, promessa che adesso costituisce una cambiale che il centro-destra deve pagare.
Torniamo al Comunicato stampa in cui si legge che: “Oltre alla Casa e all’Ospedale di Comunità (con 36 posti letto in due moduli), la struttura subirà anche un potenziamento delle prestazioni, già previsto dal nuovo Piano sociosanitario delle Marche: riguarderanno la specialistica ambulatoriale, la diagnostica radiologica e laboratoristica per la copertura completa delle necessità sanitarie della popolazione residente. Saranno inoltre individuati percorsi di potenziamento della rete di Emergenza Urgenza, con presenza di personale medico dedicato H24, in aggiunta a quello già presente nelle ambulanze medicalizzate.” Quindi di fatto si va nella direzione completamente opposta a quella della Regione Emilia-Romagna prevedendo in un ospedale di comunità un simil-Pronto Soccorso con personale specializzato.
Questo per pudore il Comunicato non lo dice, ma lo dice il Piano Sociosanitario che costituisce il riferimento per questa decisione. Il Piano infatti per la struttura di Cagli prevede un “Punto Intervento Territoriale, in stretta integrazione funzionale con l’Assistenza Primaria e la Continuità Assistenziale, con personale medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica prevista dal DM 30.1.98 e funzionalmente integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento”, ovvero prevede il personale che il DM 70 riserva ai Pronto Soccorso degli ospedali di area disagiata. Inutile dire che tale previsione per l’ospedale di comunità di Cagli non solo è lontanissima dalle indicazioni del DM 70, ma lo è ancor di più da quelle del DM 77. Lo stesso Punto di Primo Intervento previsto a Cagli è previsto nel Piano anche in altri due ospedali di comunità dello stesso bacino elettorale. Per tutti gli altri ospedali di comunità delle Marche, che peraltro non si ancora tra vecchi e nuovi quanti saranno, non è previsto niente di simile.
Non solo la scelta della Regione Marche differisce sostanzialmente da quella della Regione Emilia-Romagna in termini di contenuto (prevede in un punto chiave del sistema specialisti, che non ci sono, dove l’Emilia-Romagna prevede medici della assistenza primaria), ma differiscono ancor prima e soprattutto in termini di metodo. Nella sanità populista delle Marche le promesse elettorali sostituiscono le analisi, il rendering degli interventi edilizi sostituiscono la progettazione, la formalizzazione delle scelte avviene con le determine dei dirigenti che si occupano delle opere pubbliche, il coinvolgimento dei tecnici e dei Sindacati non è previsto (tanto che determina nel caso dei sindacati anche delle reazioni critiche a scelte di questo tipo i cui echi arrivano anche qui su Qs), la comunicazione coi cittadini è quella delle campagne elettorali e la sperimentazione sul campo non si sa nemmeno cosa sia.
Il dibattito qui su Qs sul rapporto tra politica e Ssn dovrebbe nutrirsi, pare mio, dalla conoscenza di merito dello stile di governo che ispirano sinistra e destra. La sanità di Emilia-Romagna e Marche, così differenti seppur così vicine, offrono al riguardo utili spunti di riflessione. E certo non portano alla conclusione che “a sinistra a nessuno interessa per davvero salvare la sanità”. Io guarderei un po’ meglio dall’altra parte, cui questa affermazione mi sembra adattarsi molto di più.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche