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Il ministro Kyenge e quel “…mi hanno dato dell'Infermiera”

di Carlo Pisaniello

02 SET - Gentile Direttore
il Ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge sembra considerare un’offesa sentirsi chiamare “Infermiera”. Ecco la mia risposta al ministro.
 
Gentile Ministro Kyenge,
seguo con molta attenzione tutte le vicissitudini che sta vivendo in questo momento delicato della vita politica italiana. Gli attacchi razzisti contro la Sua persona sia in veste di rappresentante Istituzionale di questo Governo e sia in veste di cittadina Italiana, mi indignano e mi irretiscono profondamente. Da cittadino di questo mondo trovo oltremodo scandaloso che si debbano ancora etichettare le persone per il colore della loro pelle o per la loro nazionalità, come trovo altrettanto scandaloso esprimere giudizi finalizzati al credo politico o a quello religioso. Quindi mi trova assolutamente d’accordo con alcune frasi che Lei giustamente ha rivolto verso coloro i quali la attaccavano non per le sue idee politiche (più o meno condivisibili) ma solo ed esclusivamente per le sue origini centro Africane. Ritengo che un paese civile, degno di questo nome, debba fare in modo che l’integrazione e la convivenza civile tra tutti i suoi appartenenti siano i pilastri portanti su cui fondare un moderno e nuovo concetto di  paese internazionalmente riconosciuto, un paese giusto al passo con i tempi, solidale, accogliente, dove non contano ne il colore della pelle, né il credo politico o religioso, né tantomeno le origini semplici o povere, ma dove invece regni la giustizia, la civiltà, la correttezza, la laboriosità.
Senza quindi, voler disquisire nel merito, alle polemiche scaturite dalle varie dichiarazioni rilasciate alla stampa dai vari appartenenti agli schieramenti politici di destra o di sinistra, che lasciano ovviamente il tempo che trovano, quello che invece Le contesto riguarda una sua ultima dichiarazione che mi ha lasciato basito e interdetto. Ha dichiarato alla stampa che gli attacchi da Lei subìti sono talmente intrisi di razzismo che addirittura Le è stata affibbiata una qualifica talmente degradante e razzista da scatenare Le sue ire: “Infermiera”. Ora, che Lei abbia subito degli attacchi ingiusti, delle offese impronunciabili e disgustose, sono assolutamente conscio di ciò e me ne dispiaccio, ma che Lei però da Ministro della Repubblica Italiana consideri un’offesa sentirsi chiamare “Infermiera” (anche se Lei è un medico) beh!! mi perdoni ma questo è a dir poco inaccettabile, inaccettabile perché non credo sia così avvilente e degradante essere un Infermiere, Lei dovrebbe sapere bene (essendo medico) quanti e quali compiti  svolge in autonomia o in collaborazione con il medico l’Infermiere. Inaccettabile perché, ogni lavoro anche il più umile ha diritto di essere considerato al pari di qualsiasi altro, senza distinzioni di classe, di origini, di merito o di risultati, ognuno di noi deve essere considerato al pari di altri e Lei come rappresentante Istituzionale che ha giurato sulla Costituzione della Repubblica Italiana dovrebbe avere ben presente tutti gli articoli che la compongono.

Quindi mi chiedo, La sua è stata una considerazione dettata dalla stanchezza? Dalle ripetute offese ricevute in questi mesi? Uno scivolone inopportuno ? Oppure lo pensa veramente? Se così fosse, beh allora, dovrei ricordarle che la carica Istituzionale che ha avuto dai cittadini Italiani (tra cui 400.000 Infermieri c.a) non la merita, “INTEGRAZIONE” è sinonimo di collaborazione, coordinamento, fusione, unione. Lei con la sua dichiarazione ha dimostrato l’esatto opposto, per integrare bisogna saper prima  rispettare  e considerare o forse lo ha dimenticato?


Dott. Carlo Pisaniello
Infermiere Forense

02 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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