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Il circo mediatico del test di ammissione a medicina

di Francesco Feroci

04 SET - Gentile Direttore,
tutti gli anni, più o meno di questo periodo, assisto sconfortato al rito dell'esame di ammissione alla Facoltà di Medicina. Tutti gli anni i soliti discorsi dei giornali, le solite interviste in TV, ma sopratutto i soliti dibattiti sulle regole e su possibili ricorsi al TAR per vere o presunte irregolarità procedurali. Quest'anno poi ancora peggio: il bonus del voto di Maturità, che assegna da 1 a 10 punti ai neodiplomati che abbiano riportato un voto di almeno 80/100 all'esame di maturità, ma solo se il voto risulta comunque superiore a quello dell'80% dei propri compagni di classe!
 
Ovviamente, una regola così iniqua, che ha avuto già una modifica in itinere, non poteva far altro che scatenare feroci e giuste polemiche, per la possibile disparità tra gli studenti delle aree dove il voto di maturità risulta generalmente più "generoso" e quelle dove le commissioni mostrano una maggiore severità. Questa ultima disparità insomma risulta ancora più ingiusta se si pensa che il concorso genererà una graduatoria nazionale.
Tutti gli anni questo circo mediatico mi provoca è una profonda sensazione di ingiustizia e sdegno, per il fatto che la vita futura di decine di ragazzi sarà legata ad un concorso che ancora non viene fatto con regole giuste e chiare. Quante speranze vengono disattese, quanti ragazzi si illudono e poi vengono riportati sulla terra. Ma siamo sicuri che questa sia la strada giusta per accedere alla professione medica? Siamo sicuri che i vincitori siano veramente i più meritevoli?
 
L'esperienza personale mi dice che non è così: escluso con il concorso del 1997 e poi "ripescato" grazie ad un ricorso al TAR, allora possibile. Laureato nei tempi, massimo dei voti, primo all'ammissione alla scuola di specializzazione e vincitore di concorso per posto a ruolo poco dopo la fine della suddetta scuola (tra l'altro in una Regione lontana da quella dove ho svolto il mio percorso di studi). Un caso raro? Ma assolutamente no, sono a conoscenza di almeno 10-15 esempi simili di Colleghi pari età che hanno avuto un percorso simile al mio, e di decine di esempi di vincitori del concorso di ammissione che non sono riusciti ad andare oltre il primo anno (per non parlare poi di coloro che hanno abbandonato il corso di studi gli anni successivi). I brividi, misti di sollievo e paura per un futuro che poteva non essere questo mio presente, mi percorrono proprio quando i nostri media si occupano di questo argomento: ma è necessario un esame di ammissione o la selezione naturale stessa degli studenti durante il loro percorso può sopperire ad un esame le cui regole attuali sono francamente molto discutibili?
 
Dott. Francesco Feroci
Chirurgo Generale

04 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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