Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 02 MAGGIO 2024
Lettere al direttore
segui quotidianosanita.it

Sperimentazione animale. E' tempo di voltare pagina e innovare la ricerca

di Gabriella Errico

08 GEN - Gentile direttore,
vorrei rispondere al collega Dott. Delli Zotti. Intanto mi fa molto piacere che concordi con me sull’approccio preventivo e non su quello farmacologico come intervento più efficace, razionale ed economico per affrontare le più comuni e gravi patologie degenerative che ci affliggono, come pure mi fa molto piacere che concordi con me nell’invito a finanziare anche i metodi alternativi alla Sperimentazione sugli Animali. Infine ho anche molto apprezzato i suoi toni di discussione tecnica e non irrazionale, con cui è stato affrontato un tema così delicato, che necessita, soprattutto oggi, di un dibattito onesto ed aperto in seno alla nostra comunità scientifica, tuttavia ribadisco di essere in disaccordo con lui sul tema di fondo. Attualmente ci sono le possibilità e le competenze per superare il cosiddetto “Modello Animale”.

Cresce infatti ogni giorno il numero di scienziati, ricercatori, professori ed altre figure eminenti nell'ambito che si oppongono a livello scientifico ai test su animali, ricordiamo tra tutti Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca in biologia molecolare al Cnrs, e Thomas Hartung, a capo dell'ECVAM dal 2002 al 2008.
Innumerevoli studi hanno mostrato come i metodi alternativi alla S.A. siano maggiormente predittivi e come essa sia fallace, ad esempio:
a) Lo studio MEIC (Multi Evaluation of in vitro Cytotoxicity), condotto a cavallo tra gli anni 80 e 90, che venne eseguito per verificare la capacità predittiva delle colture cellulari umane rispetto agli animali nei test di citotossicità, sulla base di alcuni dati noti di tossicità di alcune sostanze sull’uomo, dimostrò che una batteria di tre saggi su colture di cellule umane era maggiormente predittiva, economica e pratica degli studi condotti su animali. Molte pubblicazioni parlano della maggiore predittività dei tessuti umani in vitro rispetto ai modelli animali sia in vitro che in vivo [Bunton 2011, Bunton 2010, Hillier & Bunton 2007, Hillier & Bunton 2009]
b) Secondo l'FDA il 92% delle sostanze che passano i test su animali non passano quelli su umani già nelle fasi cliniche I e II [Harding 2004];
c) Anche tra topi e ratti, molto più simili tra loro di quanto lo siano all'uomo, vi sono forti diversità: il 46% dei prodotti chimici cancerogeni per i ratti non lo sono per i topi [DiCarlo, FJ Drug Met Rev 1984;15:409-13];
d) Oltre il 90% dei farmaci testati con successo sugli animali si dimostrano tossici o inefficaci nelle successive fasi cliniche (sull'uomo) [Usha 2005].
e) Su 25.000 studi di "ricerca di base" (campo in cui viene impiegato il 33% degli animali da laboratorio in Italia e che fa massivo uso della s.a.), solo 1 (ossia lo 0,004 per cento) è risultato utile sull'uomo [Crowley 2003, Contopoulos-Ioannidis et al. 2003].

Non esistono degli studi (soddisfacenti) sulla predittività del modello animale. Il modello animale è semplicemente assunto come Gold Standard sulla base di un’ipotesi di predittività mai verificata e di una tradizione storica che risale ai tempi in cui ci si muoveva in carrozza e il mezzo di comunicazione più avanzato era il telegrafo!. Per contro esistono diverse evidenze e dati in letteratura che possono far supporre, semmai, la non validità di tale ipotesi e l’infondatezza dell’assunzione sopracitata[Kight et al. 2005 ,2006, 2007, Usha 2005, Stingl et al. 2009, Holmes et al. 2011, Bailey 2008, Pound et al. 2004, Matthews 2008, Balls 2004, Sena et al. 2010, van der Worp et al. 2010, Lindl et al. 2006, Grass e Sinko 2002, Arun et al. 2003, FDA, sono soltanto alcuni].

L’effetto del talidomide sullo sviluppo degli arti degli embrioni umani (mancato sviluppo – neonati focomelici) fu disastroso e successivamente non si riuscì a riprodurre tale effetto sugli animali. Ovvero, si riuscì ma dopo lunghi e ripetuti tentativi, a riprodurre la focomelia in alcuni animali utilizzando dosi di farmaco talmente elevate da alterare la fisiologia degli animali da esperimento.
Il modello murino di distrofia muscolare umana si è rivelato un fallimento: due differenze precedentemente non notate (un interruttore genico, o promotore, e un nuovo sito di legame per la sintrofina) sono codificate dal gene per la α-distrobrevina di quasi tutti i tetrapodi, eccetto che nel topo e nel ratto (Bohn et al 2009).

Gli scimpanzé , citati dal Dott. Delli Zotti, (specie più affine all’uomo filogeneticamente) sono stati impiegati fin dai primi anni ‘80 come modello di studio per l’infezione da HIV (virus responsabile dell’immunodeficienza umana – AIDS), epatite c ed altre patologie ma nessuno di questi studi ha avuto una significativa rilevanza per la specie umana (Knight 2008; Bailey 2005; Bailey 2008; Shanks & Greek, 2009a).
Soprattutto, nei vaccini contro l’AIDS, il risultato è stato devastante: infatti su 85 vaccini che si sono rivelati efficaci su scimpanzè ed altri primati, nessuno di essi ha dato buoni esiti nei 197 studi clinici sull’uomo.
[The ban on the use of chimpanzees in biomedical research and testing in the UK should be made permanent and binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3-8, 2012]

E questi sono solo alcuni esempi. Segnalo, infine, che è vero che il sistema attuale di produzione dei farmaci, basato anche sulla sperimentazione preclinica sugli Animali, mi fornisce molecole attive come cita il Dott. Delli Zotti ( fa l’esempio dell’Indometacina ), ma purtroppo lo stesso sistema ci fornisce anche il Rofecoxib ( Viox ) ed il LipoBay ritirati dal commercio dopo aver provocato migliaia di decessi prematuri, oppure , sempre lo stesso sistema solo per caso ci ha fornito la Penicillina, capostipite, della classe farmacologica degli antibiotici perché testata sui Porcellini d’India su cui era efficace e non sulle Cavie, su cui era tossica!Infatti i livelli di osservazione così profondi come i meccanismi biologici di risposta ai farmaci ed i meccanismi molecolari fisiopatologici sono assolutamente specie-specifici e le convergenze tra le specie puramente casuali, e questo viene attestato non dal mio intervento personale ma anche serissime Istituzioni :” l’uso dei modelli animali non ha contribuito allo studio dell’Ictus = Use of Animal Models has not contributed to development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323 (American Heart Association ), oppure nel 2012 quindici università statunitensi e due canadesi arrivano a concludere che, rispetto alle risposte genetche che avvengono nell’Uomo, gli studi sui Topi forniscono informazioni fuorviati e casuali (www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1222878110).
 
Alla luce di tutto ciò, pertanto, è importante per la salute animale, ma anche per quella umana, oltre che per il progresso medico/scientifico prendere atto che è tempo di voltare pagina e di innovare la Ricerca biomedica superando la Sperimentazione animale. Questo dato è confermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche degli USA (NRC, National Reasearch Council), organo dell’Accademia delle Scienze USA organo dell’Accademia delle Scienze USA (National Academy of Sciences), ovvero l’istituzione che può essere considerata la più prestigiosa del Mondo. Il NRC, nel documento “Toxicity testing in the XXI century” ha paragonato la rivoluzione avvenuta nel campo dei test di tossicologia (con il passaggio dal modello animale ai nuovi test in vitro, in silico etc.) alla rivoluzione che nella storia della scienza è stata determinata dalla scoperta della penicillina, della doppia elica del DNA, o alla nascita dei computer (Toxicity Testing In The 21st Century: A Vision and a Stategy. National Research Council, 2007). 
 
Dott.ssa Gabriella Errico

08 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lettere al direttore

lettere al direttore
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy