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Infermieri. Quando non è giusto rinunciare alla propria vita per il lavoro. La Toscana riveda il bando

di Bianca Carini

02 MAG - Gentile direttore,
recentemente mi sono trovata a dover mettere in discussione qualcosa che da sempre ho considerato un concetto scontato ed a domandarmi: perché è importante trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata? Esistono pagine e pagine, stampate e su web, dedicate al tema. Non è solo una questione di genere: con difficoltà più o meno affini, uomini e donne si trovano spesso a gestire un equilibrio precario tra spazi di vita privata, familiare e lavorativa.
 
E non è neppure una questione di esclusivo interesse per le famiglie con figli, perché tutti hanno una famiglia, amici, relazioni sociali e spazi di vita privata da coltivare. Il benessere del singolo in relazione al tessuto sociale cui appartiene, si costruisce negli spazi di vita privata, così come sul luogo di lavoro, e da questo non può prescindere il benessere di una società. Un lavoro che logora e sacrifica la vita privata delle persone è un male, e lo è per la persona, per la sua famiglia, per la società tutta.
 
Non solo: chi mette il lavoratore di fronte ad aut aut che impongono scelte estreme a favore della vita professionale o privata, fa una mossa cieca e irresponsabile anche per i propri interessi, perché una persona la cui vita privata è frustrata dal lavoro, difficilmente al lavoro darà il meglio di sé. Tutto quello che ho scritto fino a ora è talmente ovvio, che ci si potrebbe ricavare una regola: il lavoro deve rispettare la vita privata delle persone, ai fini del benessere della società e del buon funzionamento del lavoro stesso.
 
Per poter dettare una regola comune, è necessario avere un potere sugli altri, cosa che io di certo non ho, ma che, per fortuna, avevano i membri dellʼAssemblea Costituente della Repubblica Italiana. In effetti, la nostra Costituzione garantisce il rispetto del tempo libero della persona attraverso la durata massima della giornata lavorativa, lʼobbligo alle ferie e al riposo settimanale; e inoltre, garantisce il diritto della donna a condizioni di lavoro che le permettano di occuparsi serenamente della propria famiglia.
 
Si tratta di regole, che esprimono il pensiero e lʼidea di giustizia di settantʼanni fa; nel mezzo ci sono stati cambiamenti importanti e oggi la società potrebbe discutere e porsi senza dubbio a favore di unʼestensione di questo diritto dalle donne a tutti i cittadini. I membri dellʼAssemblea Costituente erano così sicuri della bontà e della giustizia di questi concetti, erano così certi del valore di queste idee, da trasformarle in regole e scriverle nella Costituzione della Repubblica Italiana. Anche Stefania Saccardi è così sicura di una propria idea, da averla definita «regola».
 
Lʼ11 aprile di questʼanno, sulla sezione fiorentina del sito de La Repubblica, ho letto un articolo dedicato al concorso per infermieri che avrebbe riguardato lʼEstar, cioè tutte le Aziende USL e le Aziende Ospedaliere della Toscana; il sottotitolo riportava le parole dellʼAssessore: «Sarà vietato rifiutare la sede di destinazione,» avverte, «pena l'espulsione dalla graduatoria».
 
Lʼarticolo entrava poi nel dettaglio, spiegando: «Chi lo facesse -rifiutare la sede di destinazione (ndr)-», avverte Saccardi, «sarebbe immediatamente espulso dalla graduatoria. E questa regola varrà d'ora in poi per tutti i concorsi nella sanità, compresi quelli dei medici». A differenza di me, Stefania Saccardi ha un potere, perché è lʼAssessore al Diritto alla salute, al welfare e all'integrazione sociosanitaria della Regione Toscana e per questo può realmente dettare regole nellʼambito delle sue competenze. Ecco spiegata meglio questa nuova regola. Il 19 aprile, il bando di concorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e lo si può è scaricare dal sito dellʼEstar.
 
Nella sezione dedicata allʼapprovazione e allʼutilizzo della graduatoria si legge: I candidati hanno pertanto la possibilità di esprimere, in sede di presentazione di domanda online di partecipazione, la preferenza per una, due o tre Aree Vaste. […] gli idonei saranno pertanto collocati nella graduatoria generale di merito e nei rispettivi elenchi di Area Vasta in relazione alla/e preferenza/e espressa/e. […] Gli idonei inseriti nei rispettivi elenchi saranno contattati per lʼassunzione una sola volta in relazione ai fabbisogni manifestati dalle Aziende ed Enti del S.S.T. e, in caso di rinuncia o di non risposta nei termini indicati, non saranno contattati per ulteriori chiamate in alcuna altra Area Vasta […].
 
Cosa significano queste parole in concreto? Significano che un infermiere, esprimendo la preferenza ad esempio, per lʼArea Vasta Sud-Est, dà disponibilità a lavorare in tutto il territorio dell'Area, che non a caso, si chiama Vasta, in quanto comprende tutti i servizi sanitari delle provincie di Siena, Grosseto e Arezzo. Altrettanto vasti sono i territori delle altre due Aree Vaste, ossia la Nord-Ovest (comprende le Aziende Sanitarie di Lucca, Pisa, Livorno, Viareggio e lʼAzienda Ospedaliera di Pisa) e la Centro (comprende le Aziende Sanitarie di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli, lʼAzienda Ospedaliero Universitaria di Careggi e lʼAzienda Ospedaliera del Meyer). Mi sono dilungata su questʼelenco perché è fondamentale per capire il problema.
 
Quellʼinfermiere potrei essere io, donna trentenne con un compagno, un figlio in arrivo e, a prescindere da tutto ciò, una vita serena, fatta di relazioni, nel territorio dove vivo da sempre. Abitando nel Valdarno, potrei compilare la domanda online mettendo la mia preferenza sullʼArea Vasta Sud-Est. Potrei passare la preselezione (ci sarà sicuramente una preselezione, perché arriveranno infermieri da tutta Italia per il concorso) e poi potrei entrare in graduatoria. Forse, tra un anno potrei essere chiamata da unʼAzienda Sanitaria e questʼAzienda Sanitaria potrebbe essere quella di Arezzo, magari per unʼofferta di lavoro su Arezzo città o meglio, sul Valdarno.
 
E io accetterei senza dubbio, sarei felice, mi sentirei orgogliosa di me e intraprenderei una nuova vita professionale con entusiasmo. Oppure potrebbero chiamarmi per la provincia di Grosseto. Forse per un posto di cui non conosco il nome: mi metterei su Google Maps per capire la distanza tra quel posto e dove abito; potrebbe essere troppo distante per poterlo raggiungere ogni giorno con il treno. Quandʼero in tirocinio, una volta ho parlato con unʼinfermiera appunto della Provincia di Grosseto: mi ha raccontato che prendeva una stanza in affitto per ogni volta che aveva il turno pomeriggio-mattina, di regola ogni cinque giorni, perché altrimenti sarebbe stato impossibile tornare a casa.
 
Tra spostamenti e affitto spendeva tantissimi soldi, e pur avendo un bambino, aveva deciso di organizzarsi in questo modo pur di accettare il lavoro, in previsione di una possibile mobilità futura. Nel frattempo, mi ha confessato di fare una vita molto logorante, di essere stanca e di avere ovviamente pochissimo tempo per sé e per la propria vita privata. Io ho già un lavoro e se mi dovessi trovare nella sua posizione, non mi troverei con le spalle al muro: potrei valutare se accettare o no il lavoro a Grosseto e sicuramente rinuncerei. Io rinuncerei in primis perché avrei un bambino molto piccolo. Qualcun altro potrebbe rinunciare perché ha un familiare anziano bisognoso di assistenza.
 
E qualcuno perché semplicemente preferisce - e può permettersi - di rinunciare a un lavoro, piuttosto che alla propria vita. Secondo la regola dellʼAssessore, scegliendo di rinunciare a unʼofferta, automaticamente si sa di venire cancellati dalla graduatoria e “ripescati” solo in casi eccezionali, ossia in caso di esaurimento della stessa. Mettere le persone con le spalle al muro non è mai giusto, ma metterci i lavoratori, obbligandoli a fare scelte difficili tra vita privata e professionale, è un atto irresponsabile nei confronti di tutta la società. Per Costituzione, la famiglia e il tessuto sociale non devono essere compromessi, ma protetti e favoriti dallʼattività lavorativa.
 
E infine, i professionisti sanitari svolgono un servizio in cui la concentrazione, la serenità e la salute personali sono fondamentali per garantire la qualità delle prestazioni e la sicurezza ai cittadini. Non può bastare il potere d'imporre una regola, per far sì che questa sia accettabile e di conseguenza, mi unisco a chi invita lʼAssessore Saccardi a rivedere la propria posizione e modificare il bando di concorso. In caso contrario, mi auguro che saremo in molti a decidere di organizzarci per protestare e far valere le nostre ragioni.
 
Bianca Carini
Infermiera neolaureata

02 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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