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Il rispetto della dignità dei fisioterapisti liberi professionisti

di Alessandro Falcioni

23 NOV - Gentile Direttore,
come tante altre categorie di professionisti dell’area sanitaria, anche i fisioterapisti che esercitano in forma autonoma, con l’emergenza COVID, rischiano di finire strozzati dalla crisi economica e dai mancati provvedimenti di sostegno da parte del Governo. La coscienza civica e allo stesso tempo professionale impone ai fisioterapisti di continuare a mantenere aperti i propri studi privati, pur con i gravi rischi per la salute a cui sono esposti e con le ancor più gravi conseguenze economiche rappresentate dalle limitazioni alla circolazione imposte ai cittadini.
 
La sommazione dei problemi legati alla pandemia, alle scadenze fiscali che non risentono della pandemia stessa ( !!!), e alla grande incertezza sul futuro professionale derivante dalla incombente crisi economica a causa delle restrizioni nei confronti dei cittadini e del mondo delle attività commerciali attualmente vietate o limitate, determinano una condizione di precarietà economica gravemente pericolosa per tutti i liberi professionisti ed in egual modo per i fisioterapisti, totalmente ignorata dal Governo, che continua a varare decreti “ristori” limitatamente a quelle attività commerciali chiuse.
 
Il criterio, assolutamente antidemocratico e comunque poco rispettoso verso i cittadini, di risarcire solo le attività chiuse, infatti, non tiene conto degli effetti delle limitazioni sugli studi professionali, formalmente aperti, ma fortemente penalizzati dalle restrizioni imposte dal Governo.
 
Anche questo Governo, come tutti quelli di estrazione di sinistra, ritiene degli “invisibili” i liberi professionisti. Eppure i nostri politici attuali dovrebbero rammentare che i liberi professionisti non pesano sulle casse dello Stato, rischiano in proprio e producono posti di lavoro.
Come altre categorie di professionisti le previsioni, nel settore della fisioterapia privata non convenzionata dei piccoli studi professionali, sono allarmanti; si prevede una diminuzione del lavoro di oltre il 40%! Ed è assurdo che questo Governo si rifiuti di sostenere questi professionisti della salute.
 
Evidentemente è forte il desiderio di questo Governo di creare una spaccatura sempre più marcata tra impiego pubblico e attività privata a favore del pubblico impiego.
Come evidenziato, in una recente intervista, dal sociologo Arnaldo Bagnasco, che ha studiato l’evoluzione del ceto medio italiano – sarebbe più giusto dire l’involuzione – esiste una linea di frattura della società italiana, da una parte i lavoratori dipendenti e pensionati, dall’altra gli autonomi e le partite IVA.
 
La grande crisi economica tra il 2008 ed il 2015 è stata devastante per tutti con una netta perdita del reddito nazionale, un impoverimento complessivo e un aumento esponenziale della disuguaglianza sociale, che ha aumentato i “poveri”. Il ceto medio è stato spremuto ma scendendo nella scala sociale la situazione è peggiorata.
 
Tante cause hanno contribuito ad indebolire il ceto medio e le classi sociali meno agiate, come ad esempio: il passaggio all’economia post – industriale, la ridefinizione delle figure professionali indotta dal rapido evolversi della tecnologia, l’incertezza di percorsi lavorativi, la spending review messa in atto con la crisi economica, la tecnologia digitale, la concorrenza dei mercati internazionali, in particolare quello cinese.
 
La pandemia ha assestato un colpo mortale a queste classi sociali e il Governo attuale sta dimostrando una pericolosa incapacità gestionale della crisi, con il rischio di creare un ulteriore frattura sociale con conseguenze che possono risultare drammatiche nel prossimo futuro.
E’ evidente che le colpe non sono tutte di questo Governo; il numero chiuso e una programmazione dissennata oggi la paghiamo in termini di mancanza di medici e personale sanitario. Gli sprechi e i “favori” perpetrati per anni, come le cronache passate ci hanno mostrato, nella sanità, hanno determinato una crisi del sistema sanitario che ora è quasi al collasso.
 
Allo stesso tempo questo Governo ha tante responsabilità sulle “disfunzioni” presenti che ricadono solo ed esclusivamente sui cittadini: vessare con le tasse i contribuenti a cui prima hanno fatto spendere soldi per adeguare le strutture e poi li hanno fatto chiudere; promettere “ristori” che suonano tanto come elemosina per altro insufficienti a garantire la sopravvivenza delle attività; “buoni per biciclette e monopattini, piuttosto che investire in produttività; dare il via alle grandi opere per offrire posti di lavoro, forse sarebbe stato più lungimirante, piuttosto che dare il “reddito di cittadinanza” che, ancora ci corre in aiuto la cronaca, molto spesso è stato elargito a chi non ne aveva diritto; per non parlare degli ospedali dismessi e adesso riattivati, la mancanza di personale sanitario, una totale mancanza di programmazione per affrontare la “seconda ondata” che tutti, gli stessi “esperti del CTS” si aspettavano; la mancanza dei vaccini antinfluenzali, la mancanza delle bombole di ossigeno; ecc…
 
Questo Governo probabilmente lo ricorderemo come tra i più nefasti della storia d’Italia, ma lo Stato siamo noi cittadini, sta a noi essere responsabili, sta a noi metterci le “pezze” alle incapacità di chi è chiamato a gestire lo Stato.
 
Per questo è il momento di rimediare alle magagne del passato e a quelle attuali, dobbiamo rimboccarci le maniche e aiutarci vicendevolmente, dobbiamo fare in modo che le imprese private siano sostenute dagli stessi cittadini e che il Governo, se non vuole vedere sparire centinaia di migliaia di piccole imprese, deve adottare misure economiche di sostegno che non siano un atto di elemosina, perché la dignità di chi lavora non può essere calpestata, tanto più da chi ha il dovere morale di guidare il Paese!
 
Dott. Alessandro Falcioni
Presidente Federazione Italiana Fisioterapisti

 
 

23 novembre 2020
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