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L’Oms all’Onu: “Assicurare vaccinazioni ai bambini migranti sia una priorità globale”


Il vice direttore Generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms, Flavia Bustreo, è intervenuta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel corso del primo summit dedicato all’emergenza rifugiati e migranti nel mondo. “Più bambini riceveranno le loro dosi, minori saranno le possibilità che le malattie si diffondano poi in tutta la popolazione”.

20 SET - Con un record di 65,3 milioni di sfollati in tutto il mondo, garantire livelli adeguati di vaccinazione tra i bambini migranti è una sfida in molte parti del mondo. “I bambini coinvolti in emergenze umanitarie hanno molte più probabilità di interrompere il ciclo di vaccinazioni rispetto a quelli che vivono in un ambiente stabile – ha affermato Flavia Bustreo Vice Direttore Generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. – Perdere queste vaccinazioni espone i bambini al rischio di contrarre una malattia infettiva, come ad esempio la polmonite o la diarrea che possono diventare mortali”. E’ questo il tema al centro dell’intervento di ieri dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) durante la 71˚ Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York, che accende i riflettori sull’emergenza migranti e rifugiati, la guerra in Siria e la crisi in Libia.

I bambini, spiega l’Oms in una nota, rappresentano un terzo dei 50.000 rifugiati, richiedenti asilo e migranti che attualmente vivono in Grecia. “I più vulnerabili sono i bambini piccoli che non hanno ancora ricevuto alcuna vaccinazione perché l’assistenza sanitaria nel loro Paese è stata interrotta da disordini civili e guerre. Lo scorso anno in Iraq più di 340.000 bambini non hanno ricevuto la loro terza iniezione di vaccino per la poliomielite attraverso i servizi standard a causa delle crisi che affliggono il paese. Infatti, non solo i vaccini salvano un grande numero di vite, ma sono anche economicamente vantaggiosi, relativamente facile da consegnare e, in molti casi, forniscono una protezione per tutta la vita”.

“Le vaccinazioni, però – ha evidenziato Flavia Bustreo -, richiedono una copertura ad alto livello, più bambini riceveranno le loro dosi, minori saranno le possibilità che siano esposti a malattie come la difterite, il morbillo e la meningite, che per i più piccoli, se non vaccinati possono diventare mortali, si diffondano poi in tutta la popolazione. Questo ci porta al cuore del problema per rifugiati e migranti. Il rischio che queste malattie si trasmettano è solito aumentare quando grandi gruppi di persone si muovono, vivono in luoghi sovraffollati o sospendono il loro ciclo di vaccinazioni. Una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla necessità della vaccinazione delle persone in emergenze umanitarie critiche, ha individuato numerosi rischi dalle malattie prevenibili con il vaccino – spesso aggravate dalla mancanza di cibo, acqua potabile e servizi igienici adeguati”.

L'Oms riferisce quindi che “come rappresentanti dei paesi di tutto il mondo riuniti a New York in occasione del Summit delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Migranti – al termine del quale gli Stati membri adotteranno una Dichiarazione che contiene una serie di principi e impegni e che costituirà la base per arrivare alla firma di un Global Compact entro il 2018, – l’Organizzazione Mondiale della sanità si impegna ad assicurare che venga data la rilevanza che merita al tema centrale della salute e della vaccinazione”.

Per l’Oms “inoltre, è vitale importanza estendere il programma di vaccinazione previsto a rifugiati e migranti anche per le nazioni ospitanti, indipendentemente dalla loro situazione legale. Queste misure proteggeranno non solo migranti e rifugiati in fuga, ma anche le comunità del Paese ospitante, dove esistono ancora differenze rispetto alle vaccinazioni”.
 
Per sostenere gli sforzi a seguito della crisi europea dei rifugiati e dei migranti, l’OMS, l’UNHCR e l’UNICEF hanno fornito alle nazioni europee delle guide che delineano i principi generali sulla vaccinazione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti nelle regioni europee. “Alcuni Paesi, come Grecia e Italia, stanno facendo da apripista”, spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Che continua a lavorare “con l’UNICEF, Medici Senza Frontiere e altri partner per consegnare le vaccinazioni a chiunque ne abbia bisogno. In Grecia, a inizio maggio 2016, sono state condotte due campagne di vaccinazione per rifugiati e migranti con il supporto dell’OMS, in accordo con il programma nazionale di vaccinazione della Grecia. Le due campagne hanno coinvolto circa 6.000 persone a Idomeni, e circa 20.000 nel resto del Paese. In Iraq, l’OMS sta supportando il Ministero della Salute, in stretta collaborazione con l’UNICEF, per aumentare la copertura di vaccinazioni tra tutti i bambini, con un’attenzione speciale verso i rifugiati e le persone dislocate internamente”.

“Come comunità internazionale dobbiamo inoltre investire di più e trovare soluzioni intelligenti per finanziare scorte di vaccini da utilizzare durante le emergenze e le epidemie. Come vicepresidente del Gavi, l’Alleanza per i Vaccini, sono orgogliosa del lavoro iniziato verso una nuova politica di Fragilità e Vaccinazione, che si impegna a raggiungere l’irraggiungibile con i vaccini salvavita. Questa strategia finanzia scorte di vaccini da usare durante le epidemie e include l’acquisto del vaccino di prima generazione per l’Ebola” conclude Flavia Bustreo.

“Questi benefici per la salute – conclude l’Oms nella nota - ricadono negli sviluppi economici e sociali. Bambini in buona salute hanno maggiori probabilità di fare bene a scuola e di diventare adulti sani e produttivi, che contribuiscono lavorando, investendo e risparmiando nel corso della loro vita”.

20 settembre 2016
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