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Ema, Milano fuori. Palmisano (Assobiotec): “Un’occasione persa, ma dimostrazione della competitività italiana”


“Da un lato si perdono un’iniezione di cultura, metodo, competenze e professionalità che nell’epoca dell’economia della conoscenza avrebbero avuto un valore inestimabile per l’intero Paese. Dall’altro si trae un insegnamento: il settore delle Scienze della Vita e della Salute in Italia è competitivo”. Per Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec, sono due facce di una stessa medaglia, il lato negativo e quello positivo della mancata assegnazione della sede dell’ Agenzia europea del farmaco all’Italia.

23 NOV - “A 3 giorni dalla cocente delusione per la mancata assegnazione a Milano di Ema che, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, troverà sede ad Amsterdam, proviamo ad analizzare significati e conseguenze di questa decisione in un’ottica un po’ diversa da quella emotiva dei primi commenti a caldo”. Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, dopo la mancata assegnazione dell’Agenzia europea del farmaco all’Italia fa un bilancio della situazione tra occasioni perse e insegnamenti di cui far tesoro.
 
“Cominciando da ciò che perdiamo a causa di questa decisione sfavorevole, crediamo che si debba dire che ancor più del miliardo e 700 milioni stimati come indotto del trasferimento di Ema, Milano e l’Italia – ha spiegato Palmisano - perdono un’iniezione di cultura, metodo, competenze e professionalità che nell’epoca dell’economia della conoscenza avrebbero avuto un valore inestimabile per l’intero Paese”.
 
“La vicenda contiene però anche un insegnamento estremamente positivo per l’Italia – ha aggiunto il presidente di Assobiotec - anche se il sorteggio ci ha sfavoriti, ed è inutile piangere oggi su un meccanismo noto a tutti fin dall’inizio, tecnicamente siamo arrivati primi, seppur a pari merito, in una serrata competizione tra 24 dei 27 Paesi dell’Unione Europea. A nostro avviso questo insegna innanzitutto che il settore delle Scienze della Vita e della Salute in Italia è competitivo: questo gli addetti ai lavori già lo sapevano, ma adesso è noto anche a molti altri decisori del Sistema Paese”.
 
“In secondo luogo – ha spiegato ancora Palmisano - la vera lezione di cui dovremmo far tesoro e da cui dovremmo ripartire è che uniti si vince. La cosa straordinaria di questo percorso è che a un certo punto l’Italia ha saputo mettere da parte la tradizionale frammentazione, gli interessi di parte, i pregiudizi tra Pubblico e Privato e tra Accademia e Impresa: in questa corsa tutti gli attori, indipendentemente dal colore politico e dal settore di appartenenza, hanno lavorato insieme per un unico obiettivo. Governo nazionale, Regione e Comune, Università e Associazioni di imprese, Cluster tecnologici e Ministeri, hanno messo in campo competenze ed energie, ognuno nel rispettivo ruolo, per raggiungere un obiettivo comune. E, seppur solo tecnicamente, ce l’hanno fatta”.
 
“Con questo insegnamento possiamo ripartire dalla delusione per costruire un grande progetto per il rilancio della biotecnologia del settore delle Scienza della Vita – ha detto il presidente di Assobiotec -facendo leva sulle nostre eccellenze e sui progetti che nessun sorteggio potrà toglierci, come Human Technopole nell’area ex Expo e Città della Salute e della Scienza, che prevede lo spostamento a Sesto San Giovanni di due eccellenze ospedaliere specialistiche in area oncologica e neurologica - l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Istituto Neurologico Besta - e la possibile nascita di partnership con centri privati di ricerca. Ripartiamo dal vero cuore del progetto che Assobiotec ha sviluppato insieme al Cluster Alisei all’interno del percorso Technology Forum Life Science Ambrosetti e finalizzato a creare un ecosistema capace di attrarre investimenti in ricerca, sviluppo e produzione innovativi: innanzitutto definire una governance efficace, certa e centralizzata”.
 
“Una volta definita tale governance, possibilmente tramite l’istituzione di un’Agenzia per la ricerca e l’innovazione, costruire una strategia nazionale dell’innovazione di medio e lungo periodo, investire nel trasferimento tecnologico e nelle partnership pubblico-private, semplificare la burocrazia e la frammentazione delle regole che affliggono il sistema, insistere nel miglioramento delle norme di attrattività fiscale che mettano il Paese almeno alla pari rispetto ai principali concorrenti. Partendo dalla lezione positiva che la vicenda ‘Milano is ready to welcome Ema’ ci ha insegnato – ha concluso il presidente di Assobiotec - abbiamo realmente la possibilità di rendere la biotecnologia, universalmente riconosciuta come una delle key enabling technology del futuro, un motore di crescita dell’economia e dell’occupazione del nostro Paese. Ma dobbiamo fare presto, perché il momento è adesso”.

23 novembre 2017
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