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Mmg convenzionati o dipendenti? Un falso problema 

di Antonio Panti

Nell'ambito dell'attuale dibattito sulla necessità di rinforzare e/o riformare le cure primarie e l'assistenza territoriale, la questione della medicina generale merita una considerazione a parte e un approccio innovativo più volte invocato che, però, se malgestito, potrebbe portare a soluzioni affrettate e a rimedi peggiori del male

05 GIU - L’hashtag "andrà tutto bene" oppure quello "niente sarà più come prima". E perché? E per quale ragione? Gli italiani sono gli stessi, i professionisti della sanità non sono cambiati, i politici li conosciamo e, più che altro, abbiamo la stessa amministrazione, la stessa magistratura, gli stessi dirigenti. E' quantomeno difficile prefigurare una così vasta palingenesi e che i responsabili delle precedenti storture siano così mutati da diventare essi stessi capaci di correggerle.
 
Una cosa è fare il proprio dovere, riscoprire il piacere di essere medici, un'altra è la costanza magmatica, la vischiosità, la frammentazione di una società e di una cultura in cui siamo immersi; sono convinto che il sogno di modificare radicalmente il sistema sanitario dopo la pandemia sia alquanto utopico.
 
Suggerisco invece alcuni accorgimenti per limitare i danni da improvvisazione: aver sempre presenti i valori del servizio sanitario e prendere decisioni nei limiti da questi delineati (specialmente se si volesse por mano a cambiamenti istituzionali); non giustapporre provvedimenti presi in urgenza agli assetti precedentemente vigenti, creando così confusioni e sovrammissioni; cercare sempre l'omogeneità delle prestazioni per non accentuare le disuguaglianze.
 
In questo quadro i problemi del personale, in particolare dei medici, assumono un valore determinante per il futuro dell'assistenza sia in tempi normali che durante qualsivoglia situazione eccezionale.
 
E' una buona idea quella avanzata su QS da Costantino Troise di por mano a uno "statuto del lavoro nella sanità"; potrebbe rappresentare la base giuridica di qualsiasi rapporto di lavoro definendo una volta per tutte le condizioni di accesso, la responsabilità disciplinare e professionale (l'occasione per abrogare l'assurdo della colpa penale), la partecipazione dei professionisti al governo del servizio, la valutazione dei risultati, oltre che altri istituti quali il rapporto con l'Ordine onde evitare al medico giudizi plurimi per una stessa vicenda.
 
In tal modo, mediante un unico strumento giuridico, si superebbe il falso problema tra dipendenza e convenzione a proposito di medicina generale. I medici generali, che debbono rimanere convenzionati a causa del rapporto continuativo di fiducia, avrebbero un'esatta cognizione dei loro diritti e doveri.
 
La questione della medicina generale merita una considerazione a parte e un approccio innovativo più volte invocato e che, se malgestito, potrebbe portare a soluzioni affrettate e a rimedi peggiori del male. Non si sente dire altro che si deve innovare e rafforzare la medicina territoriale; certamente occorre una strutturazione più forte di tutto il sistema delle cure territoriali ma senza spezzettare ulteriormente il paziente mediante USCA, ambulatori post covid e così via.
 
Il medico generale è libero professionista solo nel rapporto che instaura con ogni singolo cittadino; altresì non può non essere condizionato dall'organizzazione del servizio che persegue l'interesse collettivo oltre che il diritto dell'individuo. Perciò, al di là del rapporto giuridico, è evidente che non può non esistere il rapporto ottimale tra popolazione e medici per garantire l'assistenza in ogni periferia, il massimale delle scelte (il rapporto di fiducia presuppone una libera - e reciproca - scelta del medico), le incompatibilità cioè la certezza di svolgere un solo lavoro col minimo conflitto di interesse.
 
Questi istituti sono coevi alla 833 e non vi è ragione di modificarli. Altresì il rapporto libero professionale non garantisce la continuità del servizio così come la somma di milioni di microallocazioni non ne garantiscono la sostenibilità. La pandemia ha portato a superficie alcuni precisi limiti della medicina generale che dimostrano come si può e si deve evitare la dipendenza ma non ci si può esimere dal garantire la omogeneità delle prestazioni.
 
I medici generali non possono più lavorare isolati. Se il rapporto giuridico con il SSN è sempre individuale, il medico si inserisce in un sistema (AFT, casa della salute o altro) insomma opera in un gruppo che assiste una comunità. La pandemia ha reso chiaro che il mirabile impegno dei singoli medici generali è stato frustrato dalla mancanza di una struttura di sostegno come è l'ospedale e come dovrebbe essere il distretto. Questo è il nodo della questione e, ove non lo si comprenda, la medicina generale corre il rischio di non riuscire a far valere tutta la propria reale efficacia assistenziale.
 
I medici debbono garantire le prestazioni che rientrano nella cultura della medicina generale. Se si decide, nei modi previsti dal governo clinico, di effettuare vaccinazioni queste non possono essere lasciate all'adesione volontaria dei singoli. La scelta tra le prestazioni a seconda della volontà dei singoli non è più coerente col servizio pubblico.
 
Infine all'interno del gruppo vi sono funzioni gestionali e altre professionali (cure palliative, uso di strumenti, medici sentinella ambientali, terapia con antibiotici, ora le cosiddette USCA e così via), che debbono essere articolate sul piano professionale.
 
In attesa di una palingenesi incerta e nebulosa, intanto si potrebbero risolvere alcune questioni migliorando l'assistenza. Ovvio che occorre ridurre la burocrazia che rappresenta un ostacolo generale in questo paese in cui le leggi non si interpretano né si applicano, semplicemente si complicano. E occorre ripensare il lavoro medico alla luce della telemedicina.
 
La pandemia ci ha dato alcune precise indicazioni. Cerchiamo di approfittare dell'occasione per fare qualcosa di sensato e di possibile prima di aumentare ancora il tasso di confusione e il disagio dei professionisti.

05 giugno 2020
© Riproduzione riservata


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