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Governo unitario per la sanità impossibile senza “governo clinico”

di Vittorio Palmieri

22 AGO - Gentile Direttore,
l'articolo recente sul tema della necessità di avere in sanità "un governo unitario" con riferimento alla proposta del sottosegretario De Filippo, è certamente interessante. Tuttavia, vorrei sottoporre alla vostra attenzione, e spero dei lettori di QS, alcune riflessioni sul tema:
 
1) tra i "soggetti" indicati quali "titolati a costituire"il governo unitario "forte" per la sanità spicca l'assenza di una rappresentanza dei cittadini-utenti; ciò a meno di una mia svista (nel qual caso chiedo venia);
 
2) mentre la proposta del Sottosegretario è certamentestimolante, farei tuttavia  notare che in molte parti del nostro paese ancora stenta a decollare e realizzare il "governo clinico" in sanità - di cui parliamo da decenni - ed un coerente e strutturato sistema di controllo di gestione centralizzato a livello regionale.
 
3) la proposta del Sottosegretario sembra essenzialmente riguardareil vertice della programmazione strategica; tuttavia, semplicemente analizzando la dissociazione esistente tra la produzione in raccomandazioni e linee guida ministeriali e la loro pratica applicazione nel concreto sui territori, suggerisce che l'epicentro dei problemi di gestione sanitaria è prevalentemente non nel vertice della piramide con responsabilità organizzativa, ma a valle. Anzi, oramai esiste una dicotomia tra i vertici di governo regionali ed i vertici aziendali da un lato, e la "massa" di dirigenti medici che, salvo fatto per la "forma", in sostanza non trovano né rappresentatività né possibilità d'incidere nelle scelte aziendali. Anche in questo contesto, si addossa al Sindacato un ruolo che non dovrebbe avere, mentre per esempio il Consiglio dei Sanitari è quasi mai costituito, mai tenuto in considerazione. Vero è che i Dipartimenti sono gli interlocutori preferenziali del vertice aziendale; questo richiede quindi una
grandissima cultura organizzativa, dell'ascolto, dell'analisi, e leadership vere e proprie nei Dipartimenti. Invito ad indagare sul tema, e verificare e riscontrare se ciò è percepito dai colleghi.
 
4) ad oggi, con il blocco del turn-over e l'invecchiamento del personaleospedaliero e non, il crescente numero di dirigenti facenti-funzione  al posto di Dirigenti di ruolo (con inevitabile limitata autonomia operativa, anche nel tempo a norma di legge, ovvero di 12 mesi, inderogabilmente - in teoria), ed il crescente squilibrio di potere a favore delle direzioni aziendali, sta indebolendo enormemente la cultura della partecipazione del personale sanitario (senza distinzione tra medici e comparto) al buon andamento delle aziende sanitarie ed ospedaliere.  Dunque mentre si teorizza un governo unitario forte della sanità, si va indebolendo la struttura che dovrebbe realizzare il governo clinico
delle nostre aziende sanitarie, ovvero il governo dell'aggiornamento continuo, dell'appropriatezza, dell'autonomia professionale, della gestione del rischio.
 
5) la sofferenza diffusa in termini di organico disponibile staerodendo diffusamente il diritto all'aggiornamento professionale, sempre più spesso sacrificato a fronte
delle prioritarie esigenze assistenziali.  Le pianificazioni lavorative e l'organizzazione dei servizi tiene sempre più conto della disponibilità del personale piuttosto che del reale fabbisogno dell'utenza - con le dovute ponderazioni.  La spinta generalizzata al risparmio sta sostituendo il ben più nobile concetto di economicità.

Dunque, ed in sintesi: è certamente importante un governo unitario della sanità. Tuttavia la domanda che si pone è: come si realizza tale governo, stanti gli strumenti attuali - ovvero ed in primis il sistema di nomina delle direzioni strategiche aziendali, e l'assetto istituzionale interno alle aziende sanitarie che non dà un ruolo definito ai sanitari nel governo delle aziende?

Vittorio Palmieri
Dirigente Medico I livello
UOC di Cardiologia - AORN "SG Moscati"
Vicesegretario CISL aziendale.


22 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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