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QS Edizioni - domenica 5 maggio 2024

Studi e Analisi

I Forum di QS. Quale ospedale per l’Italia? Gaudioso: “La gestione dell’ospedale deve uscire da parametri meramente economici”

di Antonio Gaudioso
immagine 7 luglio - Una delle cose che credo non reggano più è una governance basata su parametri meramente economici (sia lo Stato a gestirla o le regioni per molti anni il tema economico/contenimento dei costi è stato sostanzialmente l’unico mantra). Bisogna ragionare su obiettivi di salute per le persone e le comunità, in questo il coinvolgimento dei cittadini e degli operatori è fondamentale. Per disegnare gli obiettivi e per raggiungerli
Il dibattito promosso da Quotidiano Sanità sul futuro dell’ospedale è molto interessante e ringrazio Ivan Cavicchi e Cesare Fassari per averlo promosso.
E’ interessante perché permette di sollevare questioni, di far emergere paradossi ma soprattutto, e quello credo sia importante in particolare in questa fase di passaggio e ripensamento sul futuro del nostro paese, animare il dibattito su come vogliamo immaginarci un servizio sanitario nazionale che sia per il futuro “disegnato” per rispondere ai bisogni delle persone e delle comunità in cui le persone vivono valorizzando e dando dignità agli operatori che nei servizi ci lavorano.
 
Una delle cose che mi hanno colpito in questo anno di discussioni sul rapporto tra ospedale e territorio è il fatto che rischia di passare l’idea che il fatto che negli ultimi venti anni non si sia praticamente investito niente nei servizi territoriali (vero) è “colpa” del fatto che si sia investito troppo sugli ospedali (falso).
 
Su questo è utile ricordare che gli anni 2000 sono anni di “sottofinanziamento cronico” della sanità pubblica che ha contribuito ad allargare le disuguaglianze in modo drammatico, con una logica di contenimento dei costi che non aveva niente a che fare con l’idea di promozione della salute che è profondamente radicata nella legge che nel 1978 ha istituito il servizio sanitario nazionale.
 
Sembra che la vicenda Covid sia stata, da questo punto di vista, una “sveglia” per la politica e speriamo che non si torni mai più a dover spiegare gli enormi benefici che ha per il paese il fatto di avere un servizio sanitario pubblico ed universale in termini di tenuta economica, sociale, di promozione della ricerca, della innovazione e della sicurezza.
 
Ora però è il momento di lavorare per spendere al meglio le risorse che sono a disposizione al servizio di un disegno che valorizzi le competenze, le funzioni ed anche le strutture che abbiamo a disposizione.
 
Bisogna aggiornare il quadro normativo partendo dal presupposto che le leggi che abbiamo spesso sono vecchie, non aggiornate, fotografano fasi storiche diverse e non sono “scolpite nella pietra” quindi riformare non vuol dire distruggere ma adeguare. Mi riferisco al DM 70 che ha svolto una funzione importante ma sul quale sarebbe il caso di aprire una riflessione, mi riferisco al sistema dei DRG che non vengono adeguati, mi riferisco in generale alla codifica delle nuove prestazioni di telemedicina e digitali che non riescono ad entrare nella ordinaria fruibilità da parte dei cittadini, mi riferisco a un sistema meno farraginoso di adeguamento dei Livelli Essenziali di Assistenza.
 
Il ruolo in tutto ciò dell’ospedale è fondamentale, è evidente che debba essere ripensato con una logica nuova che non può essere quella di “fabbrica delle prestazioni” ma di centro di competenze, di gestione della complessità sia nella struttura che nella assistenza “a distanza” usando le tecnologie di telemedicina in collaborazione con gli operatori sanitari territoriali.
 
E’ evidente ad esempio che molte prestazioni erogate in day hospital, secondo una logica di “prossimità” che è un aspetto fondamentale di una moderna idea di umanizzazione delle cure, possano essere erogate fisicamente “fuori dalle mura” dell’ospedale con la tutorship degli operatori ospedalieri. Allo stesso tempo bisogna fare un investimento strutturale sugli operatori sanitari degli ospedali che sono il fattore chiave del successo dei percorsi di cura.
 
L’investimento deve essere fatto non solo in una logica di “assunzioni” (e già non sarebbe poco visto decenni di riduzione del personale) ma anche di coinvolgimento nella gestione e nel raggiungimento degli obiettivi di salute per la comunità.
 
Utilizzo non a caso il tema degli obiettivi di salute perché una delle cose che credo non reggano più è una governance basata su parametri meramente economici (sia lo Stato a gestirla o le regioni per molti anni il tema economico/contenimento dei costi è stato sostanzialmente l’unico mantra). Bisogna ragionare su obiettivi di salute per le persone e le comunità, in questo il coinvolgimento dei cittadini e degli operatori è fondamentale. Per disegnare gli obiettivi e per raggiungerli.
 
Questi sono, per quanto mi riguarda, i veri outcomes che andrebbero usati per verificare l’efficacia del PNRR, questa la vera sfida che riguarda tutti coloro che hanno a cuore la salute come bene comune.
 
Antonio Gaudioso
Presidente nazionale Cittadinanzattiva
 
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7 luglio 2021
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