I Forum di QS. Quale ospedale per l’Italia? Monaco: “La Questione medica è trasversale, coinvolge ospedale, territorio, libera professione”
di Roberto Monaco
Le risorse previste dal PNRR per rilanciare la sanità riguardano prevalentemente interventi sul piano strutturale. La riforma, invece, non potrà non determinare una revisione dei modelli assistenziali, coinvolgendo quindi il ruolo e le funzioni dei professionisti sanitari. Per questo riteniamo oggi che porre la “questione medica” significhi partecipare al processo di riforma che secondo noi deve puntare a dare maggiore qualità al sistema, valorizzando maggiormente il ruolo e la figura del medico
26 GIU - Gli Ospedali devono tornare a essere luoghi di cura non solo del Covid ma anche delle altre patologie. Per far questo, bisogna agire sul personale e sulla formazione
Ora è il tempo della ricostruzione: la pandemia di Covid ha messo in luce carenze e criticità del nostro Servizio Sanitario Nazionale, che erano frutto di anni di tagli lineari e di mancata programmazione. È quindi tempo di ripartire, per riadeguare il nostro SSN e renderlo in grado di rispondere alle domande di salute dei cittadini. Qualsiasi processo di ricostruzione non può, però, prescindere dalla considerazione del capitale umano, del ruolo che i professionisti hanno nel sistema.
I professionisti sono pronti a fare il loro lavoro: lo sono stati in una situazione straordinaria, lo sono senz'altro in una situazione di tipo ordinario, fermo restando che le criticità che si sono rivelate con la pandemia non possono essere sottaciute. Adesso bisogna intervenire, e profondamente, sul Servizio sanitario nazionale, e programmarlo in base ai bisogni dei professionisti e dei cittadini.
Gli ospedali, in particolare, devono tornare ad essere i luoghi della cura: non solo del Covid, ma di tutte le altre patologie. Dobbiamo riprendere gli interventi chirurgici programmati, le attività di screening. Ma, per far questo, dobbiamo incrementare gli organici con personale adeguatamente formato.
E, prima ancora, dobbiamo programmare proprio la formazione di un congruo numero di specialisti, per colmare le carenze. Poi, rendere attrattivo il nostro Servizio Sanitario Nazionale per evitare la fuga dei medici verso l’estero o verso il privato. Di tutto questo non si occupa il PNRR, ma possiamo prevedere interventi in altri provvedimenti, ad esempio nella Legge di Bilancio. Il punto essenziale è che non si può fare nessuna riforma tenendo fuori chi governa e sostiene il sistema: i medici e i professionisti sanitari.
Le risorse previste dal PNRR per rilanciare la sanità riguardano prevalentemente interventi sul piano strutturale. La riforma, invece, non potrà non determinare una revisione dei modelli assistenziali, coinvolgendo quindi il ruolo e le funzioni dei professionisti sanitari. Per questo riteniamo oggi che porre la “questione medica” significhi partecipare al processo di riforma che secondo noi deve puntare a dare maggiore qualità al sistema, valorizzando maggiormente il ruolo e la figura del medico. Sarebbe inutile aumentare i posti letto, nelle rianimazioni, se non si assumesse personale opportunamente formato per gestirli. Sarebbe inutile costruire le Case di Comunità, se non si prevedesse di riempirle di professionisti: rischierebbero di rimanere Cattedrali nel deserto.
Progettare o comunque rivedere e ricostruire un sistema significa intervenire su tutti i fronti da cui il sistema stesso è composto.
In tal senso, come Fnomceo, chiediamo che i decisori politici non trascurino, all’interno del processo, le risorse professionali quali elementi costituenti di tutto il percorso di rinnovamento.
È questo che abbiamo chiesto prima al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e poi al Premier Draghi. E lo abbiamo fatto dopo aver condiviso il nostro sentire con quello di tutti i Sindacati medici che hanno voluto partecipare a un incontro dedicato. Perché il disagio della Professione medica è trasversale, va oltre le diverse declinazioni in cui la professione stessa viene esercitata.
I medici si sono fatti carico, con generosità e senso di responsabilità, dell’assistenza dei pazienti in questo momento drammatico per il nostro Paese. Nonostante le carenze di personale, la non adeguatezza degli strumenti e dei modelli di assistenza. Lo hanno fatto senza compensazioni di sorta. Continuando con gli straordinari non pagati, con i turni prolungati oltre la timbratura, con i giorni di ferie persi. Con modalità operative che trascurano le norme sulla sicurezza, sottoponendoli prima al rischio di contagio, ora alla recrudescenza delle aggressioni. Con una visione aziendalistica, da parte dei decisori, della sanità, che considera i medici non professionisti autonomi e indipendenti, ma prestatori d’opera, e tratta i pazienti come voci di spesa. I medici sono stremati.
Si sono spesi senza risparmiarsi per far fronte alla pandemia, non solo curando i pazienti, ma cercando di puntellare, con la loro disponibilità e abnegazione, tutta una serie di carenze strutturali e organizzative, che si erano ormai fatte sistema e che il Covid ha accentuato. Si sono riorganizzati negli ospedali, facendo il possibile per separare i percorsi sporchi e puliti in edifici troppo obsoleti per prevederlo. Hanno affrontato le carenze di organico, sottoponendosi a turni disumani, anche di ventiquattro ore di seguito; dividendosi tra i reparti Covid e le altre patologie, gli interventi chirurgici; senza sosta, rinunciando ai riposi e alle ferie. Gli specializzandi sono stati sbalzati in prima linea, maturando in un anno esperienze che non avrebbero fatto in un decennio.
La Professione, i professionisti, le risorse umane con le loro specifiche competenze non possono essere assenti in un progetto di rinnovamento della politica della salute nazionale quale è quello che dovrà essere attuato con le risorse che il Recovery plan europeo sta ponendo a disposizione.
Gli investimenti strutturali, per essere efficaci, devono essere sostenuti da risorse professionali.
È questa la convinzione di fondo che ha indotto la FNOMCeO a porre sul tappeto la cosiddetta Questione medica.
Una convinzione che, al di là delle affermazioni di principio, intende entrare concretamente nel processo riformatore con proposte, richieste, suggerimenti, assunzioni di responsabilità.
È intorno ai professionisti infatti che va costruita la nuova assistenza sanitaria, la nuova realtà assistenziale, innovata nelle tecnologie, resa sinergica nelle strategie, potenziata in termini di formazione e competenze del singolo e delle équipe, integrata nei servizi, sviluppata nelle competenze manageriali, mirata ai nuovi bisogni dei pazienti, rafforzata nelle reti ospedaliere e nelle strutture di prossimità, atta a superare anche diseguaglianze e disomogeneità purtroppo cronicizzate nelle diverse aree del Paese.
Contrasto alle diseguaglianze, alla violenza sugli operatori sanitari, sostegno ai cittadini attraverso la riduzione dei gap assistenziali, superamento dei divari socioeconomici tra aree del Paese sono questi gli obiettivi posti da tempo all’attenzione dalla Professione quale visione strategica di una revisione del SSN.
I nove punti in cui abbiamo riassunto la “Questione medica” sono trasversali alla Professione nel suo insieme, coinvolgendo anche la riorganizzazione degli Ospedali e riguardano:
• Le competenze, l’autonomia e le funzioni svolte dal medico, quale responsabile della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, individuando strumenti legislativi utili a garantire la specificità della Professione;
• Il tema della valorizzazione delle competenze dei professionisti ed il conseguente riconoscimento della meritocrazia;
• Il task shifting e la relativa erosione delle competenze mediche con conseguente confusione dei ruoli a discapito della qualità del SSN, della organizzazione dell’assistenza e della sicurezza delle cure;
• La carenza in organico dei professionisti con conseguente sovraccarico di lavoro, problemi con la sicurezza sul lavoro e sul rischio clinico e sulla formazione, la precarizzazione di tanti Medici;
• Il tema della governance sanitaria che non tiene più conto delle competenze e delle esigenze sanitarie nella definizione degli obiettivi aziendali e dell’azione amministrativa, sia nel pubblico che nel privato;
• Il non adeguato riconoscimento economico del valore professionale;
• Il ruolo sociale svolto dalla Professione a garanzia dei diritti previsti dalla nostra Carta Costituzionale;
• I modelli assistenziali e il ruolo del medico;
• La formazione e la programmazione dei professionisti ancora affidata a provvedimenti tampone e non a soluzioni strutturali.
Sono questi i temi sui quali vorremo avviare il confronto con il Governo quale Enti sussidiari dello Stato chiamati a contribuire a migliorare il Servizio Sanitario Nazionale anche al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi definiti dal PNRR. Sono temi trasversali, perché è giunto il momento di pensare al Servizio Sanitario nazionale come un sistema unico, declinato nelle diverse forme di assistenza, ospedaliera, territoriale, privata, libero-professionale. E, in questo assetto, i medici e i professionisti devono avere un ruolo centrale, anche in termini di Governance.
Roberto Monaco
Segretario Fnomceo
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26 giugno 2021
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