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Aids. Il virus sta diventando "meno aggressivo". Merito degli antiretrovirali

di Viola Rita

Secondo uno studio* su PNAS, il virus sta evolvendo verso forme meno violente in cui la capacità di replicarsi e di progredire verso lo sviluppo della malattia risulta rallentata. Il rallentamento dovuto anche alla sempre maggiore diffusione degli antiretrovirali

03 DIC - L’evoluzione del virus dell’HIV (virus dell’immunodeficienza umana), che ha portato il virus stesso a sviluppare una resistenza all’immunità naturale dell’individuo, allo stesso tempo potrebbe contribuire ad un rallentamento della sua capacità di causare l’Aids (sindrome di immunodeficienza acquisita), lo stadio conclamato della malattia. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), condotto dai ricercatori dell’Università di Oxford nel Regno Unito insieme ad un gruppo internazionale di ricercatori del Sudafrica, Canada, Tokyo e  Microsoft Research, e finanziata da the Wellcome Trust.
 
I risultati dello studio mostrano che la popolazione sieropositiva sembra andare più lentamente verso lo sviluppo della malattia e il virus sembra meno aggressivo rispetto al passato, grazie all’ampia diffusione dei farmaci antiretrovirali (ART).
Come sempre nell'ambito della ricerca scientifica, il risultato di questo studio deve essere approfondito da ulteriori analisi e “non bisogna abbassare la guardia nella lotta contro la malattia”, come ha sottolineato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids, celebrata lo scorso 1 dicembre. Un'infezione le cui nuove diagnosi in Europa risultano aumentate dell’80% dal 2004 ad oggi (aumento dovuto principalmente ai nuovi casi dell’Europa dell’Est).
 
La ricerca su PNAS è stata condotta in Sudafrica e Botswana, due paesi ad ampia diffusione del virus. Qui, i ricercatori hanno arruolato più di 2000 donne sieropositive.
La prima indagine ha preso in considerazione se l’interazione tra il virus e la risposta immunitaria dell’organismo abbia portato ad una diminuzione della virulenza dell’HIV.
I ‘riflettori’ in questa prima parte dello studio sono stati puntati sugli HLA (antigeni umani leucocitari), i quali permettono al sistema immunitario umano di distinguere tra le proteine proprie dell’organismo e le proteine appartenenti ad agenti patogeni. Le persone con un gene che esprime una particolare proteina HLA, chiamata HLA-B*57, beneficiano di un effetto protettivo, una sorta di ‘scudo’ contro l’HIV, che generalmente rallenta la progressione del virus verso l’Aids.
Dallo studio emerge che in Botswana, dove l'HIV ha subito un’evoluzione più lunga nel tempo rispetto al Sudafrica, le persone sieropositive godono maggiormente di tale effetto protettivo di questo gene e allo stesso tempo, l’adattamento evolutivo alla proteina HLA-B*57 ha comportato che la capacità del virus di replicarsi risulti notevolmente ridotta, con una riduzione della virulenza dell’HIV.
 
Nella seconda parte dello studio, inoltre, hanno esaminato l’impatto dei farmaci antiretrovirali sul virus, sviluppando un modello matematico che ha messo in evidenza come il trattamento selettivo su persone con bassi valori CD4 accelera l’evoluzione del virus verso forme con minore capacità di replicarsi. "Questa ricerca mette in evidenza il fatto che l’adattamento del virus a risposte immunitarie rese quanto più ci è possibile efficaci comporta un costo significativo per il virus in termini di capacità di replicarsi”, ha affermato il Professor Phillip Goulder dell'Università di Oxford “Qualsiasi cosa possiamo fare per aumentare tale pressione sull’HIV può consentire agli scienziati di ridurre nel tempo il potere distruttivo del virus”.
 
"L'utilizzo diffuso degli ART è un passo importante verso il controllo dell'HIV”, ha dichiarato Mike Turner, Capo del Dipartimento Infection and Immunobiology al Wellcome Trust. “Questa ricerca individua un esempio rappresentativo di come ulteriori indagini sull'HIV e sulla resistenza ai farmaci possano aiutare gli scienziati a eliminare il virus”.
 
Viola Rita
 
*Payne RP. Impact of HLA-driven HIV Adaptation On Virulence In Populations Of High HIV Seropervalence, PNAS, 2014

03 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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